Spese folli, in carcere l’ideatore di Guru

La margherita che è sempre stata il suo simbolo di riconoscimento ora non è più così sgargiante. È stato arrestato Matteo Cambi, il papà del marchio Guru: sarebbero 54 i milioni che mancherebbero all’appello nelle casse della Jam Session srl, la società che era proprietaria del marchio noto proprio per quella margherita in evidenza. Un «buco» che Matteo Cambi, la madre Simona Vecchi ed il compagno della donna Gianluca Maruccio De Marco avrebbero provocato con una serie di fatturazioni false e che ora gli avrebbero provocato la galera.
Denaro dell’azienda utilizzato, secondo gli inquirenti, solo per motivi personali: dall’organizzazione di feste in discoteca all’acquisto di arredi per la casa, passando per aerei, elicotteri, barche, auto di lusso ma anche viaggi in luoghi esotici. 

Cambi e famiglia, tutti in carcere a Parma, secondo quanto riscontrato dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bologna, erano arrivati a spendere, ad esempio, due milioni per orologi di gran marca, 15 per serate di gala in discoteca o in locali alla moda, altri due per noleggiare Ferrari, Bentley o Porsche. In tutto 32 milioni, a cui vanno aggiunti altri 22 milioni come compensi per consulenze che Cambi si faceva pagare dalla sua stessa azienda. Una voragine finanziaria che ha contribuito, in modo deciso, al tracollo del gruppo, dichiarato fallito dal Tribunale di Parma meno di 24 ore prima dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare per i tre.

La storia del marchio Guru, della sua inconfondibile margherita e della Jam Session di Parma è tutta nei numeri: 35 milioni nel 2003, 70 nel 2004, 90 nel 2005, che dovevano diventare oltre 100 nel 2006. Matteo Cambi - che ha fondato il gruppo nel ’99 ad appena 23 anni, diventando subito un fenomeno (le 200.000 t-shirt vendute la prima estate diventarono oltre tre milioni nel 2003) - ha continuato a mostrare ottimismo fino all’ultimo, annunciando 120 milioni di fatturato 2007. Cambi puntava sulla rete di negozi monomarca e un anno fa aveva annunciato: «Entro fine 2007 saranno venti i punti vendita monomarca, oltre a 40 corner e tre outlet». Puntava anche sull’export dato che l’incidenza dei mercati esteri era arrivata al 50%.
Il 26 aprile Cambi ha venduto per 33 milioni il marchio all’indiana Bombay Rayon Fashions attraverso una sussidiaria olandese, la Brfl Europe Bv Netherlands. Quindi la richesta di concordato presentata da Jam Session, il fallimento e l’arresto. Negli ultimi tempi Jam Session ha portato a termine due aumenti di capitale, l’ultimo a ottobre 2007, che hanno consentito di raggiungere un patrimonio netto di 64 milioni. Nel contratto di vendita sarebbe stata inserita una clausola che impegna i manager indiani all’acquisto anche in caso di concordato o fallimento, il che lascerebbe aperto uno spiraglio sul futuro produttivo dell’azienda.

(12/07/2008)

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