Albini debutta all’opera con Puccini
I suoi tessuti per la Manon Lescaut

Giovedì sera 27 febbraio a Roma si è svolta la prima della Manon Lescaut in un turbine di colori tenui, tra il rosa antico e il crema, tra pizzi, merletti e tessuti sovrapposti. Sete, cotoni e lini leggeri della bergamasca Albini hanno fatto la differenza sul palcoscenico del Teatro Costanzi.

Giovedì sera 27 febbraio a Roma si è svolta la prima della Manon Lescaut in un turbine di colori tenui, tra il rosa antico e il crema, tra pizzi, merletti e tessuti sovrapposti. Sete, cotoni e lini leggeri della bergamasca Albini hanno fatto la differenza sul palcoscenico del Teatro Costanzi. L’azienda della Valle Seriana ha infatti debuttato a teatro, e in particolare all’opera, tra l’altro grande passione del suo presidente Silvio Albini. Il noto cotonificio, che produce tessuti per tutto il mondo, ha vestito gli abiti da scena della famosa opera di Giacomo Puccini.

La collaborazione è nata dall’incontro tra Albini e il costumista Alessandro Lai, che si è occupato di vestire tutto il cast di questo che è lo spettacolo tra l’altro più atteso della stagione capitolina, per il triplice debutto che lo interessa: prima volta del soprano russo Anna Netrebko, prima volta che canta l’eroina di Puccini e prima volta che collabora con Riccardo Muti. Ma anche prima volta per Albini che ha fornito più di mille metri di preziosi tessuti per camiceria in cotone, lino e seta, per dare vita ad abiti di scena di grande impatto e suggestione, realizzati direttamente dai laboratori del Teatro dell’Opera di Roma.

A tirare le fila dell’operazione lo stesso Lai, che lavora sia per il teatro che per il cinema, e grande appassionato di tessuti.

Una collaborazione che è partita lo scorso ottobre: Lai ha visitato l’area produttiva di Albino mostrando alcuni bozzetti di costumi che aveva giù in mente per l’opera, puntando su un’ampia palette di colori: dai toni del crema e del beige fino a colori più intensi, come i grigi ghiaccio e il carta di zucchero, con attenzione anche ai rigati e alcune versioni di quadrettati. Albini ha fornito gratuitamente, in questo connubio tra moda e cultura, metri e metri di stoffe, che sono stati cuciti ma anche trattati, sovratiniti e abbinati a damascati e merletti per un totale di 200 capi. Gonne ampie, bustini, giacche e gilet: l’opera diretta da Riccardo Muti, con la regia della figlia Chiara e in scena fino all’8 marzo, ha del resto puntato sul made in Italy e sulla moda. Con Albini, infatti, ha dato il suo contributo per la parte più «scenica» la stessa maison Fendi che ha concesso l’uso di una cappa in pelliccia realizzata per lo spettacolo.

Sponsorizzazioni, queste, che hanno privilegiato l’alta qualità: «Sono un grande appassionato di teatro e quindi molto orgoglioso di aver preso parte ad un progetto così prestigioso, un emblema della grande cultura italiana – ha commentato Silvio Albini -: i costumi dell’opera Manon Lescaut rappresentano il perfetto connubio di ricerca, arte, artigianalità e creatività, elementi che contraddistinguono anche tutti i nostri tessuti». Tessuti che sono stati prima selezionati dallo staff di Albini: in base alle direttive di massima di Lai, l’ufficio stile dell’azienda ha selezionato una trentina di varianti da cui poi il costumista ha attinto. I tessuti sono poi partiti per Roma dove sono stati realizzati i capi che ieri hanno fatto il loro debutto.

Un debutto quindi anche per l’azienda bergamasca che si apre a nuove collaborazioni, ancora nel mondo del teatro e, perchè no, del cinema. E chi lo sa: al termine della programmazione, questi abiti che raccontano un pezzo di storia della musica italiana e della nostra moda, potranno anche finire in un allestimento, magari in un museo. O in altri spettacoli che possano raccontare l’artigianalità bergamasca, la qualità di un prodotto pensato e realizzato sul nostro territorio, in giro per il mondo.

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