L’ecoscelta
di Metalbottoni

Tutto partì da una pressa di seconda mano comprata da un vecchio rottamaio. Giovanni Valli, nel 1959, lasciò il lavoro di commerciante di bottoni e a Chiuduno avviò in via Trieste la sua produzione di bottoni in metallo, una novità in quegli anni in cui si realizzavano solo accessori in materiali naturali.

Nella terra dei bottonifici per antonomasia, nasce così la Metalbottoni: dall’intuizione di un materiale nuovo e dalla forza di credere in un comparto che chiedeva innovazione. E ora sostenibilità, tanto che l’azienda bergamasca alla fiera di Milano Unica delle scorse settimane si è presentata con molte novità sia in ambito stilistico che nella produzione virtuosa che spinge fortemente nel risparmio energetico: da una riduzione drastica del consumo dell’acqua all’importante diminuzione di trattamenti chimici nelle lavorazioni.

«L’azienda si chiamava Gianni Valli, dal nome di mio padre, poi negli anni Settanta, mentre cresceva, diventò Metalbottoni» spiega Gregorio Valli, seconda generazione, al timone di una realtà produttiva che ora ha cento dipendenti e due filiali all’estero, in Turchia a in Cina: «All’estero lavorano 15 dipendenti e le due filiali sono state aperte soprattutto con l’obiettivo di dare un supporto ai clienti con delle produzioni locali - spiega Valli -. La maggior parte della nostra produzione resta a Chiuduno con 75 dipendenti che lavorano sulla realizzazione di bottoni, ma anche etichette e retrocinte: un’attività sempre più specialistica, ma anche diversificata e soprattutto personalizzata, a stretto contatto con i clienti».

A dare lo slancio all’azienda, negli anni Ottanta, è stata la produzione per il mondo del denim: «Un mercato che si è sviluppato, ma abbiamo anche sempre capito l’importanza di rispondere alle richieste sempre più mirate dei clienti: ora il 95% del nostro lavoro è personalizzato». Con un mercato italiano che copre il 50%: «Lavoriamo per l’eccellenza del made in Italy, l’altra metà è internazionale: Europa e Stati Uniti in particolare. Obiettivo del prossimo biennio è crescere all’estero affinchè copra il 70% del nostro fatturato» continua Valli. E proprio nell’ottica di uno sviluppo sempre più internazionale, Metalbottoni da alcune stagioni ha puntato non solo alla produzione ma al modo di produrre: «Un processo cresciuto negli anni, stimolato anche dalle richieste delle azienda, in particolare del Nord Europa», spiega Maria Teresa Ricciardo, direttore creativo di Metalbottoni.

Con un lavoro di alta contenuto stilistico: «Dal 2000 le collezioni hanno avuto uno sviluppo importante, soprattutto per la moda donna. I processi naturali messi in atto, tra l’altro, ci hanno dato nuovi spunti stilistici che sono stati molto apprezzati in collezione» continua Ricciardo. Si pensi alle cromie nate abolendo i prodotti chimici: «La sostenibilità e l’estetica stanno andando a braccetto e i risultati sono ottimi con effetti naturali nelle collezioni denim vintage ma anche nelle varianti più preziose». In collezione anche una linea in ecopelle, con anche etichette in cuoio riciclato ricavato dai trucioli di lavorazione, senza dimenticare Gummix, sistema brevettato dall’azienda che nasce dalla fusione di silicone con altri materiali: “Una proposta che risponde a una moda più casual e legata allo sportswear» spiega Ricciardo. L’obiettivo è ora proseguire con processi sempre più sostenibili: «Il 2017 ha confermato il fatturato dell’anno precedente: il 2018 è in crescita del 10%, continueremo a investire nelle collezioni, nella ricerca di nuovi prodotti e lavorazioni – conclude Valli: la sostenibilità è diventata una base del nostro lavoro. Per il mondo della moda, sia del lusso sia del fast fashion, sta diventando sempre di più una costante».

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