La catena Mango arriva a Orio al Serio
E nel centro anche il made in Bergamo

Grandi marchi, noti a livello internazionale e che spingano sull’eccellenza ma non per forza su prezzi stratosferici.La filosofia di Oriocenter va sempre di più verso questa direzione e la dimostrazione è stata, nei giorni scorsi, l’apertura di Mango, insegna spagnola di moda tra le più note a livello mondiale insieme a Zara, H&M o Gap.

Al centro commerciale di Orio al Serio ci sono tutte queste etichette tranne l’ultima, ma l’elenco delle aperture è lunga e sempre variegata, perché in questi 16 anni il mix di moda, servizi e ristorazione è sempre stato in evoluzione. Duecento insegne, duecento vetrine mai abbassate, con una clientela che si evoluta – nei gusti e nelle domande –, spingendo lo stesso centro a nuovi obiettivi. Anzi, ora l’obiettivo ha anche una data: 1° maggio, con Expo alle porte e un flusso turistico da soddisfare.

«Evidentemente il turismo è cresciuto e la tendenza, anche in previsione di Expo, è quella di uno spazio sempre più mirato alla qualità: siamo uno dei pochi centri che raggruppa tutti insieme marchi di portata internazionale – spiega il direttore di Oriocenter Ruggero Pizzagalli –. Dal gruppo Inditex, per esempio (da Zara a Pull and Bear, Bershka e Oysho, manca Zara Home ma voci di corridoio fanno ben sperare), ma anche brand come Nike e Apple, Tommy Hilfiger, brand legati al benessere con Mac e Madina. Siamo uno dei pochi centri ad avere Diesel».

Un record di marchi raccolti sotto lo stesso tetto, insieme ad altri record. Un esempio? Quello appena inaugurato è il Mango più grande d’Italia in un centro commerciale: «Duemila metri quadrati di superficie non sono uno scherzo, con nuove assunzioni e un flusso commerciale da subito positivo», commenta il direttore, lui stesso autore di altri record: è tra i più giovani direttori di un centro d’Italia e, ma questa è invece una curiosità, l’esempio di uno che la carriera la sa fare (prima responsabile della vigilanza del centro, proprio 16 anni fa, da otto ne è il direttore). Lui si schermisce e prosegue nella passeggiata tra le vetrine: «La clientela è cambiata anche nelle tendenze: la crisi del commercio si evidenzia dalle modalità di scelta: più mirate, meno affrettate, con un cliente che spinge anche sui servizi». Un’offerta che deve essere quindi a 360°: «Shopping, ma anche relax, sono aumentate le offerte della ristorazione, la palestra è molto frequentata, c’è anche lo studio dentistico e l’hotel lavora parecchio».

E il target del visitatore? «Tocca più fasce di età ed esigenze variegate: chi fa la spesa, chi spinge sulla moda, chi sulla tecnologia. L’attenzione è estendere l’offerta in maniera globale ma sempre con attenzione alla qualità», continua Pizzagalli.

Con un occhio a Expo, determinante: strategica l’apertura di 30 Polenta, per esempio, ristorazione orobica all’insegna di una specificità locale. «Perché insieme ai grandi marchi, la peculiarità di Oriocenter è quella di aver mixato anche realtà locali». Da Foppapedretti all’Atalanta Store, ma ci sono anche Tosca Blu e Kiko, e curiosa è la storia di Jean Dessel Mayfair, o «negozio degli indiani» come lo chiamano molti: a gestirlo Filippo Italia, bergamasco 24enne. Il giovane ha imparato il lavoro dal padre pellettiere e si è rimesso a fare accessori moda, proprio come quando suo padre produceva, negli anni Ottanta, per marchi come El Charro, Diesel e Uniform.

«Storie di aziende, di marchi roboanti, ma anche di nuove imprenditorialità: questo crea anche eterogeneità della proposta, che si fa così più vivace», continua il direttore. Colpendo i giovani, le famiglie,e forte è l’appeal anche sui bambini: «All’inizio tutto è nato anche grazie alle grandi catene di moda per l’infanzia, poi il richiamo di Disney che 16 anni fa raramente accettava di entrare in un centro commerciale». E ora vetrine per bambini e la ristorazione mirata – con pure la Loacker con una nuova caffetteria interna – sono una specificità di un certo tipo di commercio. «C’è Expo, c’è l’aeroporto», dice il direttore. E viene da pensare anche al famoso ampliamento, quello che sarà una vetrina del lusso e che riporterà Oriocenter a essere tra i più grandi centri commerciali italiani. «Ma sempre con qualità: che non significa per forza prezzi eccessivi». Con un fatturato stabile e senza il problema delle saracinesche abbassate: «Qui c’è la lista d’attesa, soprattutto con richieste legate alla moda». Il turnover? Tante ristrutturazioni, ma anche cambi legati alle tendenze commerciali, alle domande dell’utenza. «Mango è stato uno di questi, tra sport, tecnologia, cibo, ma soprattutto moda». E festeggiato il compleanno, ora i aspetta Expo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA