Principesse urbane in via Corti
Il tulle diventa rock. E si gioca col colore

Amiche prima di cugine. E con uno stile scanzonato fatto di colore, gonne a ruota e perché no, pois e scacchi. Abiti morbidi in felpa, abbinamenti fantasiosi per uno stile che contraddistingue la quotidianità.

Sono le Urban Princesses, tra gonne di tulle e giacche in panno: Serena Prometti, 48 anni, e Michela Vaglietti, insegnante di 40. Entrambe si sono trovate per caso in questo progetto che ora le fa sognare e divertire parecchio. Bergamasche, spesso e volentieri vanno in vacanza insieme e, nei caldi pomeriggi di un’estate in Sardegna, ecco che le due cugine s’inventano i quaderni dei desideri: «Pagine e pagine di disegni e appunti, incollando immagini o parole» dice Michela.

Interi quadernoni che raccontano un percorso e la storia di due donne che voglio distinguersi e raccontarsi: «Ci abbiamo provato e, cartamodelli alla mano, siamo partite, raccontando una donna spontanea ed esuberante, ma anche molto concreta».

Perché sì, siamo tutte principesse, ma che vivono la quotidianità. «Anche con un po’ di tulle che non guasta mai» sorride Serena. È lei che cuce, che ha scoperto una passione sopita dopo che l’azienda dove lavorava ha chiuso: «E a casa proprio non mi ci vedo: ho iniziato davanti a una macchina da cucire e ho scoperto un altro pezzo di me». Con anche il supporto di laboratori sartoriali bergamaschi: «Made in Bergamo e made in Italy, niente stagionalità e una collezione personalizzabile, partendo sempre dalle stoffe, dai tessuti che ricerchiamo in maniera scrupolosa» continua Michela.

La presentazione nei giorni scorsi, in un mood romantic-style: «L’ispirazione è sì romantica, ma alla fine siamo molto rock - continua Serena -. Da qui l’avvio ufficiale di questa attività: in via Corti 6 c’è il nostro laboratorio e qui presenteremo la griffe» . Che si rivolge a donne che vivono la città, calate nella realtà della vita.

Per donne che lavorano, che corrono, che hanno figli, che fanno volontariato, che lottano tutti i giorni per le piccole e grandi cose che le coinvolgono. Donne concrete, e vere, anche nelle taglie: «Normali, insomma, perché non esiste per forza un unico modello di femminilità e fisicità». Da qui anche il logo del brand: una corona, ma sopra semplicemente una gruccia, per mostrare la vitalità di abiti che prendono forma, su ogni donna. «Dopo il lancio in atelier, ci focalizzeremo sulla rete commerciale: nel frattempo è stato già lanciato un sito e-commerce,urbanprincesses.com».

Tra shantung e taftà di seta,, partendo proprio dal tessuto, che lancia ogni creazione: «Che deve essere ironica, originale, sopra le righe, direi quasi ingombrante» sorride Michela. Perchè una principessa deve essere notata nel grigiore della città. Con colore, appassionata esuberanza e voglia di originalità. Urban chic.

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