I bergamaschi in mototaxi
Ritiro forzato a Puno, in Perù

Beffati al confine tra Perù e Bolivia per la maldestra organizzazione inglese di «The Adventurists». I due bergamaschi che hanno partecipato in Sudamerica al «Mototaxi Junket», il raid goliardico-benefico a bordo di un «triciclo» a motore, sono rientrati in Italia con una bellissima esperienza nel cuore ma senza aver completato l’avventura che dalla partenza di Huancayo, in Perù, li avrebbe dovuti condurre ad Asuncion, in Paraguay.

Ma non per colpa loro. Michele Berra, 31 anni, imprenditore, e Nicola Munaretto, 25 anni, studente, hanno guidato il trabiccolo su strade infami, attraverso foreste, montagne, aree desertiche e strapiombi, e sono approdati a Puno, dove hanno scoperto che il mototaxi, ceduto in dotazione dall’organizzazione, era privo dei documenti per essere esportato. Hanno atteso vanamente quattro giorni che «The Adventurists» risolvesse i problemi burocratici e infine, non avendo ferie infinite, hanno deciso di abbandonare lì il mototaxi, dopo due settimane su tre ruote e circa un migliaio di km percorsi, e continuare a visitare il Sudamerica in pullman fino a Salta, in Argentina. Aereo per Buenos Aires e per l'Italia.

Sono stati molti i team che non hanno potuto continuare per le lacune organizzative. Berra, capitano del team «Esperanza» e principale artefice della partecipazione bergamasca al raid, racconta il viaggio con emozione mista a un briciolo di delusione: «Abbiamo dovuto arrenderci all’organizzazione, ma è stata comunque un’esperienza gratificante, anche perché abbiamo devoluto più di mille euro a Operation Smile, un’associazione che cura i bambini poveri con gravi malformazioni al volto. Purtroppo i problemi sono nati subito, quando - invece dei mototaxi Honda 150 cc. con i cerchioni resistenti che ci erano stati promessi - “The Adventurists” ci ha rifilato “tricicli” Lifan cinesi 125 con cerchioni come quelli delle biciclette. Per fortuna, essendo un appassionato motociclista, ho competenze meccaniche e dunque io e Nicola ce la siamo sempre cavata. Abbiamo riparato 5 gomme, 4 cerchioni, per non parlare di ammortizzatori, catena, forcella, filo dei freni e dell’acceleratore e marmitta. Non c’è un pezzo che non abbiamo dovuto sistemare. Guidavamo anche 14-15 ore al giorno, dall’alba alla sera, e ci addormentavamo distrutti. Il tratto più duro è stato da Ayacucho a Cuzco. Le strade sterrate erano terribili, abbiamo ammirato paesaggi incredibili tra l’entusiasmo della popolazione locale. Fino a Puno…».

Mario e Nicola, che hanno raccontato le loro peripezie su Radio Number One con collegamenti satellitari, hanno continuato a «soffrire» anche sui pullman locali boliviani. Ricorda Berra: «Una volta ero seduto a stretto contatto con due capre, una bambina si è coricata sopra di me e accanto avevo una donna che mangiava un formaggio dalla puzza pazzesca.... Ho preferito stare in piedi con la schiena piegata, a sopportare gli infiniti scossoni del pullman». I due giovani sono passati da La Paz e sono rimasti estasiati davanti al Salar de Uyuni, lo sterminato lago di sale dove sembra di essere proiettati in un'altra dimensione.

Per sdebitarsi, l'organizzazione inglese intende regalare ai due bergamaschi la partecipazione gratis a un nuovo raid di «The Adventurists», Michele è tentato dall'Africa Rally 2010, ma un'idea sta balenando nella sua mente: «Visto che lavoro nel turismo, sto pensando di progettare io con il mio staff un'avventura motorizzata in giro per il mondo, in cui però il brivido dell'imprevisto sia abbinato a un'organizzazione efficente e costruttiva. E naturalmente a uno spirito di solidarietà».     

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Eco di Bergamo L'avventura in Sudamerica