Normiamo, non demonizziamo: intorno al mondo del gioco d'azzardo gravitano 120 mila persone, «10 volte la Fiat». Lo ricorda Italo Marcotti, vicepresidente di Sistema gioco Italia in Confindustria, la Federazione di filiera dell'Industria del gioco e dell'intrattenimento costituitasi a Roma e nella quale si riconoscono l'80 per cento delle 6.600 imprese di questo settore.
Quali sono i numeri del sistema gioco in Italia?
«I dati del 2012 registrano 90 miliardi di euro di giocate in Italia, ma si tratta del totale lavorato: la spesa reale degli italiani è di 18 miliardi di euro che, sommati ai valori rigiocati delle vincite, porta a 90 miliardi. Per spiegarsi meglio, è come quando spendo cinque euro al gratta e vinci, ne vinco altri cinque che rigioco in un altro tagliando e così via. Ogni euro speso nel gioco ha un indice moltiplicatore da 5 a 6. C'è però una diminuzione del gettito erariale, questo perché gli italiani si orientano sempre più verso giochi dove c'è un più alto ritorno in vincita e un minor prelievo in tasse».
Quali sono?
«Le videolotterie, gli apparecchi presenti solo nelle sale dedicate, che pagano l'85% di ciò che su di esse viene speso».
Ma la crisi non ha inciso sulle giocate? Si tenta di più la fortuna per vincere o si hanno meno soldi e si gioca meno?
«La seconda risposta: c'è stata una contrazione della spesa. Se nel 2012 si sono spesi 18 miliardi di euro, nei primi mesi del 2013 si è registrata una contrazione dell'8%, su tutto il comparto».
Usciamo dai numeri. Il gioco è un azzardo anche per la salute.
«La linea retta che unisce azzardo a intrattenimento deve andare sempre più verso quest'ultima voce. E in effetti l'italiano si sposta più sulle possibilità di vincere: non si cerca più il grande jackpot, ma più premi, di media entità. Detto questo, il popolo che gioca si divide in tre famiglie: il giocatore d'azzardo, il giocatore d'azzardo problematico e il giocatore d'azzardo patologico. Il primo lo fa saltuariamente, il secondo con una certa frequenza, diciamo un paio di volte la settimana, il terzo in modo compulsivo. Diciamo subito una cosa: sarebbe un problema se ci fosse anche un solo malato, ho avuto modo di toccare con mano questo mondo, e sa anche grazie a chi?».
Dica...
«Don Davide Rota (il superiore del Patronato San Vincenzo di Bergamo, dove ogni lunedì sera, in quattro gruppi di autoaiuto, si ritrovano una sessantina di giocatori che vogliono curarsi, ndr): sono venuto a trovarlo a Bergamo per toccare con mano il problema».
E cosa ha scoperto?
«Ho capito che è soprattutto un problema culturale, di fragilità. E che esistono diverse dipendenze: da shopping compulsivo, facebook, sesso, gioco. Inoltre con don Davide condivido il fatto che è errato ghettizzare».
Parla di ghetti. Ma le sale Vlt (videolotterie ndr) dedicate?
«Questo è un modello che riteniamo si possa percorrere perché qui, se si segue la norma dalla A alla Z, si pratica il gioco lecito. Esiste la tracciabilità dei flussi finanziari: sappiamo chi gioca con una certa frequenza, le giocate sopra i mille euro vengono registrate, così come le vincite superiori. Una regola che vale per tutti i giochi dei Monopoli».
Torniamo al problema ludopatia. Quali sono le iniziative di Sistema gioco Italia per arginarlo?
«Fin dall'inizio ci siamo battuti per il gioco responsabile. A Sistema gioco Italia interessa occuparsene con numeri certi, che non ci sono, lo affermano anche dall'Istituto dipendenze del ministero della Salute. Abbiamo aperto un centro studi che collabora con il ministero e i Sert».
C'è poi il codice per la comunicazione sui giochi con vincite in denaro.
«Ci eravamo resi conto che alcuni concessionari, in particolare del gioco online, associavano al gioco, nei loro spot, il messaggio che potesse cambiarti la vita, mentre noi lo vediamo come intrattenimento. Così dalla collaborazione tra Confindustria Sistema gioco Italia e l'Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria sono nate nuove regole. Occorre però non dimenticarsi che esiste il gioco illegale. Ho notizie di un torneo di poker con in palio 55 mila euro di premio. Ci sono sale, circoli, anche nella provincia di Bergamo, dove si sono vinti centinaia di migliaia di euro. Li abbiamo segnalati, ma non mi pare siano stati presi provvedimenti. In questi circoli c'è lavoro nero, gioco minorile. È qui che bisogna riformare. Il gioco legale miglioriamolo, ma non demonizziamolo».
Migliorarlo come?
«Creiamo una tassa di scopo: di questi soldi, un terzo investiamolo per modernizzare le scuole, ad esempio. E studiamo un modello per il riordino del settore».
Marta Todeschini
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