Ecco chi ha detto «stop alle slot»
«Via le macchinette, rovinano la vita»

Loro le macchinette «mangiasoldi» le hanno avute e proprio per questa ragione hanno deciso di dire no alle slot. Perché con i loro occhi hanno visto gli effetti che possono provocare sulle persone che si avvicinano per «provare», ma poi vengono risucchiate in un vortice da cui è difficile uscire.

Loro le macchinette «mangiasoldi» le hanno avute e proprio per questa ragione hanno deciso di dire no alle slot. Perché con i loro occhi hanno visto gli effetti che possono provocare sulle persone che si avvicinano per «provare», ma poi vengono risucchiate in un vortice da cui è difficile uscire.

Si sono anche resi conto che, oltre a contribuire al diffondersi dalla ludopatia, attiravano nel locale persone che non rispondevano all'immagine che volevano mantenere. Questi baristi hanno, quindi, rimandato al mittente le videolottery e hanno deciso di fare in modo che i propri bar restino «Slot free». Lo ha fatto il Rez Bistrot, di viale Papa Giovanni XXIII al civico 106 a Bergamo: «Gestiamo questo locale da dieci anni - racconta Luca Novelli, titolare insieme ad Antonio Canova -, qualche anno fa abbiamo deciso di istallare alcune macchinette. Ma quasi subito, circa quattro mesi dopo, abbiamo preferito farle portar via. Ogni giorno vedevamo persone che buttavano via lo stipendio». Oltre a questa ragione, i proprietari hanno pensato ai più giovani: «Siamo proprio davanti alle scuole e ci siamo sentiti responsabili anche per i ragazzi che vengono da noi a fare colazione. Si sarebbero trovati sempre questi dispositivi elettronici davanti».

Esperienza simile anche per Roberto Pezzini e Rosalia Belotti del Caffè 39 di via San Francesco, a Credaro: «Abbiamo questo locale - spiega la donna - da 23 anni. E per diverso tempo abbiamo avuto le slot machine. Ma a febbraio le abbiamo fatte sparire». Per loro è stata soprattutto una questione di sicurezza: «Eravamo bersagliati da spaccate - aggiunge - almeno una volta l'anno ci distruggevano il locale per impossessarsi dei soldi delle macchinette». Persino il Centro sportivo Urgnano, in via dello Sport, fino a pochi mesi fa esibiva i dispositivi elettronici, ora non più: «A ottobre - spiega Andrea Gotti - è cambiata la gestione. Ora siamo un gruppo di ragazzi a occuparci dell'attività. E una delle prime cose che abbiamo voluto fare è stata appunto eliminare le slot. Sono una tentazione per chi ha debiti». La nuova gestione vuole difendere i frequentatori: «Questo è un posto frequentato da famiglie e noi in questo modo vogliamo tutelarle». Anche La Rotonda Caffè di Sarnico, in via Libertà un giorno ha detto basta con il gioco d'azzardo: «Avendo i gratta e vinci - spiega il titolare Diego Cadei - ci avevano convinti che era obbligatorio avere anche le macchinette, così all'inizio ci abbiamo creduto. Poi ci siamo informati e quindi le abbiamo tolte».

Il proprietario lancia un appello: «La gente deve capire che più si gioca meno soldi avrà in tasca». La campagna de L'Eco di Bergamo «No slot» è ancora aperta: i locali che vogliono segnalare la propria posizione contro le macchinette possono mandare una mail all'indirizzo [email protected] e presentarsi alla sede del giornale (viaale Papa Giovanni XXIII 118, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 19) per ritirare la vetrofania. Il momento sarà immortalato con una foto: come è stato anche per Virgilio Comi della Gelateria dell'Isola di via Pedrinelli a Carvico.

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