Malati di gioco d'azzardo
«Campagna ok, ci si cura di più»

Primi in Europa e terzi al mondo per numero di giocate, una spesa pro capite che è passata da 330 euro nel 2001 a 1.703 euro del 2012, per un giro d'affari complessivo di quasi 90 miliardi. Sono i numeri da capogiro che ruotano attorno al gioco d'azzardo in Italia.

Primi in Europa e terzi al mondo per numero di giocate, una spesa pro capite che è passata da 330 euro nel 2001 a 1.703 euro del 2012, per un giro d'affari complessivo di quasi 90 miliardi. Sono i numeri da capogiro che ruotano attorno al gioco d'azzardo in Italia. In continua crescita esponenziale, del 250% dal 2004 ad oggi, come evidenziano i dati forniti dall'Asl di Bergamo nel corso dell'incontro pubblico che si è tenuto nei giorni scorsi a San Pellegrino.

«Un incontro che potrebbe sembrare stridente con la nostra proposta di riaprire il casinò - ha premesso il sindaco Vittorio Milesi, presente alla serata con l'assistente sociale del Comune brembano, Elena Sonzogni -, ma distinguerei le sale slot o il gioco online, dove non ci sono controlli, dall'ambiente dei casinò». Quindi l'intervento di Mara Azzi direttore generale dell'Asl di Bergamo: «Nella Bergamasca il gioco d'azzardo è una problematica seria, la Lombardia è una regione con una spesa pro capite destinata al gioco ancora più alta rispetto alla media nazionale - ha detto Mara Azzi -. Il numero di persone che si rivolgono ai servizi per curarsi da questa dipendenza sta aumentando, un risultato possibile grazie anche all'azione di sensibilizzazione svolta da L'Eco».

Gioco d'azzardo non solo da demonizzare: è fondamentale capire quando si sta trasformando in una dipendenza, da cui poi è difficile far ritorno: «Del gioco possiamo trovare alcuni effetti positivi come le socializzazione, l'integrazione, la maggiore concentrazione e un effetto antistress - ha sottolineato Elvira Beato, responsabile dell'Osservatorio dipendenze Asl -, ma unicamente quando si tratta di gioco moderato. È labile il confine che porta alla dipendenza vera e propria. Anche ragazzi giovanissimi si avvicinano alle macchinette, i giocatori incalliti non riconoscono di avere questo stretto legame col gioco». Toni decisi anche dal sindaco Milesi che ha evidenziato le carenze normative e l'urgente necessità di una regolamentazione: «In Italia regna il caso attorno al gioco d'azzardo - ha precisato Milesi -, il codice penale lo condanna, allo stato dei fatti c'è un tacito assenso che ha permesso la proliferazione di svariati giochi. I sindaci non hanno strumenti per evitare l'apertura vicino a luoghi sensibili di una sala slot, è necessario una normativa e controlli severi».

La campagna «Stop alle Slot» promossa dal nostro quotidiano sta ottenendo molteplici risultati positivi sul territorio, come ribadito da Asl e sindaci presenti all'incontro. «Un giornale che sta sul territorio da 130 anni non poteva far finta di nulla davanti a questa piaga sociale - ha commentato il direttore de L'Eco di Bergamo, Giorgio Gandola -. Non abbiamo solo il dovere di pubblicare notizie, ma di aiutare i bergamaschi. È il momento di alzare la voce su tutto questo. In redazione sono giunte tantissime mail e lettere, c'è parecchia attenzione da parte dei lettori. Da quando abbiamo iniziato la campagna Stop alle Slot, hanno aderito già 400 attività commerciali».

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