Il vero straordinario
della Sacra Spina

In questi giorni siamo tutti particolarmente felici per il segno della Sacra Spina, conservata nella parrocchia di san Giovanni Bianco.

Il nostro vescovo ha giustamente ricordato a tutti che è un regalo, una grazia che ci è concessa. Rimane poi a ognuno il compito di decifrare il senso di questa esperienza non ordinaria. Lungi da me l’idea di sminuire questo evento storico. Però mi domando quale sia il rapporto che intercorre tra la ricerca dello straordinario e la ricerca di Dio. Ritengo che l’identificazione della ricerca dello straordinario con la ricerca di Dio sia un cammino possibile, ma disseminato di insidie e fraintendimenti.

Non si arriva forse a chiedere un segno a Dio per avere una sorta di prova oggettiva della sua presenza nella nostra vita? Lo facciamo spesso nella quotidianità, soprattutto nei momenti di dolore e di difficoltà. Tuttavia io trovo che in questo tipo di pratica di vita si nasconda un pericolo: noi chiediamo una certezza che va al di là di Dio, anzi, il nostro dio diventa la certezza che chiediamo. Un po’ come nelle relazioni interpersonali, la pretesa di chiedere una prova d’amore suprema spesso non ci lascia vedere l’unica «prova» possibile dell’amore, vale a dire l’altro che ci concede i entrare nella sua vita. Il criterio della certezza e dell’oggettività di Dio ha sempre distrutto ogni possibile rapporto con Lui e inaridito ogni possibilità di ricerca, di speranza. La ricerca dello straordinario per convincerci che Dio visita effettivamente la nostra vita è un percorso che, in realtà, spesso, invece di farcelo incontrare, ci allontana da Lui. So di essere una voce fuori dal coro, ma non credo che l’esperienza emotiva dello straordinario sia convincente per arrivare a Dio. Ma con questo non pretendo di mettere limiti all’azione divina. Può darsi che io non veda qualcosa che invece per Dio è rilevante.

C’è però qualcosa nell’evento che in questi giorni stiamo vivendo, capace di farmene scorgere, forse, il significato. La Spina, per un cristiano, non è un simbolo qualunque della presenza di Dio. Ricorda immediatamente che lo straordinario della vita cristiana sta precisamente nell’azione di un Dio che ha detto tutto se stesso e il senso della sua relazioni con noi, nella sua passione e morte. Lo straordinario sta proprio qui: mentre coloro che stavano sotto la croce chiedevano gesti eclatanti a Gesù per mostrare la sua identità divina, Lui ha lasciato che a parlare fosse il suo morire nel segno della dedizione agli uomini. L’evento della Sacra Spina in fondo rimanda al senso ultimo della vita di Gesù, che è stata una novità per Dio stesso e che i discepoli dovranno fare la fatica di comprendere per riuscire a riconoscere la presenza del Risorto.

Ecco, se il senso di questo evento è questo, allora accogliamolo come un invito a non cercare altra certezza straordinaria che non sia quello della credibilità di un Dio che, ancora una volta, ti chiede di attestare la Sua credibilità riconoscendo il significato della Sua morte. Se non fosse così, quel segno nasconderebbe il senso stesso del cristianesimo e dimenticherebbe che Gesù stesso respinse la tentazione della spettacolarità, per scegliere la logica del chicco che caduto in terra e morendo, porta molto frutto.

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