Atalanta, con Lino Mutti
torna anche l'ottimismo

La soluzione Mutti va avallata: meglio ancora se il «Lino di Trescore» si fosse avvalso del contributo, come vice, di Bonacina, altro bergamasco doc. La decisione del «Cina» di non accelerare i tempi è, in ogni caso, condivisibile visto tra l’altro come sta guidando la  «Primavera». Ma, almeno per il momento, accontentiamoci, perché come ha scandito in modo inequivocabile Francesca Ruggeri alla conferenza stampa di presentazione: «La meditata scelta su Mutti è figlia della sua competenza calcistica e di una ineccepibile dirittura morale e umana».

Un binomio, quello sottolineato dalla vice presidente atalantina, che se supportato dai fatti, a fine campionato la mai tanto desiderata operazione-salvezza verrà puntualmente festeggiata.

Eccesso di ottimismo? A maggio, l’ardua sentenza ma alzi la mano a chi ama l’Atalanta o anche a chi solo simpatizza (e si sa che dalle nostre parti sono davvero in pochi coloro che in un modo o nell’ altro non ne rimangono affettuosamente coinvolti) non ha avvertito una scossa di rinnovata fiducia all’ annuncio della svolta tecnica. Vero è che alla fin dei conti sono i giocatori che scendono in campo con quel che segue.

Altrettanto sostenibile, però, è pensare alla palpabile differenza nel rendimento degli stessi giocatori a seconda di come sono schierati sul manto erboso e delle motivazioni psicologiche messaggiate dal preposto alla specifica funzione. E qui torniamo, inevitabilmente, all’identikit di Lino Mutti, impegnato da martedì scorso a coniugarne entrambi gli elementi. 

Arturo Zambaldo

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