Tiri liberi sul basket bergamasco
Comark, vietato gettare la spugna
Spiegateci, del resto, affidandoci alla pura razionalità come una squadra (la Comark) entrata in extremis nei playoff essendosi piazzata soltanto ottava avrebbe potuto mettere in difficoltà la capolista Forlì per di più cerottata. I miseri 58 punti totalizzati e, viceversa, i non pochi 83 subiti indicano, impietosamente, il divario tra le contendenti da qualsiasi parte lo si voglia analizzare.
Non dice, pressoché, niente di nuovo coach Simone Morandi nell'attribuire la “stangata” forlivese soprattutto alla prova sottotono dei lunghi dal momento che, rispetto alla passata stagione dove la squadra si classificò meritatamente in vetta, era orfana del non sostituito talentuoso Emanuele Rossi. Un aspetto, questo, né da accantonare in fretta né da sottovalutare, ma che costituisce un sostenibile alibi per Morandi qualora lo si dovesse usare da capro espiatorio a campionato ultimato.
Ma l'obbligo, a questo punto, è di guardare rigorosamente avanti riaffidandoci, ancora, all'imprevisto in gara due in programma giovedì sera al PalaFacchetti. In altri termini aggrappiamoci testardamente alla legge dei grandi numeri e a quant'altro, anche se di raro, lo sport riserva rendendolo così affascinante e non scontato.
Per alimentare, però, qualsiasi tipo di speranze regola numero uno è, da sempre, quella di preparare al meglio la sfida. Da non sottovalutare nemmeno il discorso psicologico: guai, infatti, se nel prossimo match, che se non vinto equivarrà l'immediata eliminazione dalle sfide-promozione, i giocatori si presenteranno sul parquet del palasport orobico demotivati o peggio convinti di recitare il ruolo di vittime predestinate. A meritare, ben altro, sarebbero i tifosi che non hanno mai tralasciato di sostenere la squadra in maniera esemplare.
Arturo Zambaldo
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