Oratorio Colognola a Verona
Giorno da serie A contro il Chievo

Si può far gol a Sorrentino? Come si marca Pellissier? E che effetto fa giocare contro una squadra di serie A? Alle undici di mattino di giovedì 29 aprile le tre domande rombano sul Piazzale della Scienza insieme al motore di un pullman: aprite le porte, si parte, destinazione Bardolino provincia di Verona.

A bordo c'è l'Oratorio Colognola, formazione di Seconda categoria (girone B), pronta a togliersi lo sfizio di essere ospitata per un'amichevole infrasettimanale del Chievo Verona. Un evento per la società del quartiere cittadino, che per l'occasione non ha lasciato nulla al caso: staff tecnico e rosa presenti al gran completo (con impeccabile divisa sociale), seguito di supporter di tutte le età, con tanto di targa ricordo fatta recapitare in tempo record per omaggiare gli avversari.

Nulla nella vita capita per caso, tantomeno di incrociare i tacchetti con i «mussi volanti», dall'inizio del nuovo millennio materia di studio (calcistico) e oggetto di tesi di laurea (accademiche) in mezza Europa. Per i nostri, il pressing vincente è di Luca Bonfanti, 35 anni, professione consulente di marketing, ruolo difensore, segni particolari passione per il calcio infinita: una mail tira l'altra e al team manager gialloblù Marco Pacione (con trascorsi atalantini), è riuscito a strappare una mezza promessa: «Ci risentiamo a salvezza acquisita, voi tenetevi pronti».

Mantenuta. Vittoria a Firenze, serie A aritmetica, e per l'Oratorio Colognola si sono aperti i cancelli di Veronello. Un sogno che si realizza per chi certi volti è abituato a vederli tramite tv e carta stampata. Un piccolo paradiso terrestre per gente abituata a rincorrere un pallone su campi più o meno praticabili a seconda delle stagioni.

Una sbirciata al parco auto, un in bocca al lupo generale, un breve discorso prepartita (dal 1' ha giocato l'undici che ha vinto la partitella dell'allenamento di martedì) un buon riscaldamento ed eccolo pronto l'Oratorio Colognola a guardare a tu per tu il Chievo. Così diversi, così uguali, entrambi quartieri di città. Di qua quello di Bergamo, 8.000 abitanti, che ha conosciuto anche la serie D, e quest'anno è vicino al ritorno in Prima categoria grazie alla gestione seria e oculata di una società nata quindici anni fa con finalità prevalentemente sociali.

Di là uno di Verona, 3.000 anime, il solo in serie A a poter dire di avere conosciuto tutte le categorie dalla A alla Z (pardon alla Terza categoria). Sul tappeto verde finirà 9-0, ma stavolta è un dettaglio, perché i bergamaschi se ne torneranno a casa con più gioie rispetto ai palloni finiti in fondo alla propria rete: il portiere Fabrizio Pezzoni, con l'applauso di Roberto Murgita (sì, l'ex bomber del Vicenza) dopo le belle parate che hanno consentito ai suoi di chiudere il primo tempo con un passivo minimo (2-0); capitan Stefano Fumagalli con lo sfizio di aver tenuto sul chi va là il portiere Sorrentino; mister Antonio Arzuffi con i complimenti di un giornalista veneto che non credeva (nemmeno mettendogli una classifica sotto il naso) che la sua squadra non giocasse almeno in Promozione.

Ultimo in ordine di menzione ma non di simpatia, Oscar Moretti (un passato nel settore giovanile dell'Atalanta) che ha strappato un sorriso a Mimmo Di Carlo, durante un siparietto da «Mai dire Gol»: all'ennesimo errore di un suo giocatore commentato dal mister con un poco elegante «visti i piedi non lo farei giocare nemmeno in Seconda categoria…» s'è sentito ribattere dall'altra panchina: «e allora perché non lo date a noi?».

Sorrisi generali. Come quelli delle mamme e dei baby azzurroblù (giovanissimi e esordienti) a caccia di magliette, pantaloncini, autografi o di chi una foto ricordo se l'è scattata direttamente dalla panchina. Difficile far gol a Sorrentino, altrettanto dura marcare Pellissier, ma a detta di tutti, giocare contro il Chievo Verona fa un effetto del tutto speciale.

Per i campi di Veronello corrono felici donne e bambini, il presidente Luca Campedelli domanda «tutto ok a Bergamo?» invitando a un buffet offerto dalla società, e il calcio professionistico sembra ancora a misura d'uomo. Asini che volano? No Mussi volanti. E dopo aver toccato il cielo con un dito, l'Oratorio Colognola ora vuole togliersi lo sfizio di giocare con l'Atalanta. La segretaria di Zingonia è avvisata: occhio alla posta elettronica, se non arriva una risposta, il «pressing» di Luca Bonfanti può portare dritto all'intasamento.
 Luca Persico

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