Comark, un play e un pivot
per obiettivi di spessore

È forse il caso che si mettano il cuore in pace quei tifosi della Comark che auspicherebbero l'acquisto di un pivot di ruolo. L'assenza del lungo-pachiderma l'avevamo, come si ricorderà, a più riprese insistentemente evidenziata anche un anno fa (e non solo di questi tempi) ma la dirigenza non prese nemmeno in esame l'evidente problema. D'accordo che la deludente stagione scorsa non è soltanto figlia della mancanza di un pivottone ma se l'allora coach Simone Morandi avesse avuto a disposizione specie sotto i tabelloni una pedina di ruolo la Comark si sarebbe piazzata in una posizione di classifica più accettabile. Niente centimetri e peso da watusso neppure nel prossimo campionato visto che gli operatori di mercato hanno annunciato che l' organico è, praticamente, confezionato salvo l'ingaggio di un play in sostituzione di Demartini sempre che questi trovi un' adeguata collocazione altrove.

È dunque il caso di riproporre l'attuale rosa composta, cioè, da De Min, Reati, Demartini, Vitale, Da Ros, Zanella, Milani, Marulli, Gotti, Planezio. Se questa rimarrà la squadra, diventata nel frattempo orfana dei partenti Degli Agosti, Minessi e Moruzzi, fermo restando l' importante arrivo di Vitale, riteniamo che nessuno possa fare salti di gioia. Ben altra cosa sarebbe se il general manager Euclide Insogna e il direttore sportivo Massimo Gritti portassero a casa in cabina di regia Davide Lamma seguito dal descritto pivot. E parlando di roster inevitabile coniugarlo con gli obiettivi del momento. La società, in fase di presentazione della conferma triennale dello sponsor, ha indicato nel sesto posto il traguardo minimo da raggiungere in quanto posizionandosi così sarebbe garantita l'ammissione alla costituenda terza categoria del basket nazionale. Insomma in tal caso né si salirebbe né si retrocederebbe. Altro, invece, se ci fossero i presupposti per puntare finalmente al salto di qualità che a Treviglio manca da sedici anni. Ma, gira e rigira, anche questo ci riporta alla potenzialità o meno della squadra.

Arturo Zambaldo

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