Troest: «Talamonti e Tiribocchi
sono le mie guide in campo»

Magnus Troest un mese dopo. Lo avevamo lasciato carico ed emozionato per il debutto da titolare nella trasferta di Modena con il Sassuolo e lo ritroviamo sereno e soddisfatto del suo ambientamento in maglia atalantina.

Magnus Troest un mese dopo. Lo avevamo lasciato carico ed emozionato per il debutto da titolare nella trasferta di Modena con il Sassuolo e lo ritroviamo sereno e soddisfatto del suo ambientamento in maglia atalantina. Tifosi e compagni di squadra lo ammirano per lo spirito battagliero e per la voglia di allenarsi, caratteristiche che permettono di capire facilmente perché la piazza atalantina in così poco tempo si sia affezionata a lui.

«Sono arrivato a Bergamo con la speranza di giocare, nonostante in rosa ci fossero tanti difensori - esordisce il colosso danese - Dopo le prime partite passate in panchina non mi aspettavo di giocare così tanto. Sono sempre concentrato e focalizzato sull'obiettivo per cui lavoro: punto a essere un professionista impeccabile, preciso e puntuale nel mio lavoro, che svolge tutto quello che lo staff richiede».

Sarà forse per questo motivo che Magnus Troest è diventato uno dei giocatori più ammirati dell' Atalanta del Colantuono bis. «Non mi aspettavo di entrare nelle grazie dei tifosi in così poco tempo. Sicuramente lavorando con applicazione e con serietà puoi conquistare subito il calore del pubblico. Il mister mi chiede di essere più cattivo agonisticamente e concentrato: in campo le mie guide sono Talamonti e Tiribocchi. Il primo mi dà consigli preziosi in quanto è un difensore come me, mentre con il Padova il Tir mi ha spiegato cosa dovevo fare in certe situazioni».

Con la sua prestanza fisica il difensore danese potrebbe essere decisivo anche nei duelli aerei in area avversaria, a patto che contribuisca, come sta facendo, ad evitare di subire reti. «Come difensore dà fastidio subire reti: sappiamo che possiamo migliorare ancora, perché senza prendere gol abbiamo buone possibilità di vincere le partite. C'è un problema sulle palle inattive, dobbiamo lavorare ancora su quello. Spero di essere più incisivo in zona gol, perché il fisico è dalla mia parte: prima o poi riuscirò a segnare».

Contro la Triestina il biondo difensore sarà scuramente in campo al centro della difesa al fianco di Capelli. La squadra atalantina non dovrà sottovalutare l'avversario ed evitare cali mentali, come avvenuto a Piacenza.

«Con Capelli mi trovo bene, è un buon giocatore con il quale è facile giocare. La serie cadetta è un campionato difficile ed è rimasta uguale rispetto alla mia vecchia esperienza con la maglia del Parma (anno 2008-2009). Non esistono partite facili, già a partire da quella con la Triestina, una squadra messa peggio di noi in classifica. Loro hanno bisogno di punti e scenderanno in campo per vincere. Noi dobbiamo essere pronti. A Trieste ho già vinto con il Parma, spero che la storia si ripeta».

Fin qui tutto rose e fiori, ma Magnus Troest non ha di certo dimenticato quel piccolo e velocissimo attaccante che risponde al nome di Pablo Andres Gonzalez, giocatore del Novara, che ha fatto vedere i sorci vedi al difensore danese nel match perso dai nerazzurri contro la capolista.

«Per emergere in Italia bisogna lottare perché le squadre hanno attaccanti forti. Gonzalez è quello che mi ha messo più in difficoltà fino adesso, perché ha una buona tecnica ed è molto veloce. L'ho perso di vista in occasione del gol piemontese e purtroppo per un difensore basta un errore per rovinare una partita. In questi casi penso a quanto accaduto e ne sono dispiaciuto, ma devo guardare avanti e imparare dagli errori».

Il difensore ex Parma, arrivato a Bergamo in prestito con diritto di riscatto dal Genoa, vuole soltanto vivere il presente e pensare a fare bene in maglia atalantina. «È ancora presto per pensare al mio futuro. Voglio giocare ancora tante partite a questo livello: è importante sia per me che per la squadra, che punta al massimo obiettivo. Ora bisogna dare continuità ai nostri risultati. Sarà importante non sbagliare a Trieste, altrimenti cancelleremmo quanto di buono fatto con il Padova».

Simone Masper

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