Bellini: «È colpa nostra
ma restiamo uniti e compatti»

La bandiera, ma anche il parafulmine. Gianpaolo Bellini si presenta così in sala stampa, pronto a difendere mister Colantuono, ma evidenziando le colpe dei giocatori atalantini e le cause della sconfitta subita contro il Livorno.

La bandiera, il giocatore dell'odierna rosa atalantina con più presenze in maglia nerazzurra, ma anche il parafulmine. Gianpaolo Bellini si presenta così in sala stampa, pronto a difendere mister Colantuono, ma evidenziando le colpe dei giocatori atalantini e le cause della sconfitta subita contro il Livorno. «Sono troppe 5 sconfitte in 17 incontri per una squadra con le nostre ambizioni, però sapevamo dall'inizio che non sarebbe stata una passeggiata - attacca Bellini -. È importante vedere il motivo di questi insuccessi: se abbiamo dato il massimo e gli avversari sono stati più forti tanto di cappello, ma poche volte è stato così. Fino a questo momento le sconfitte sono nate solo per demerito nostro. Siamo qui per la lavorare e migliorare giorno dopo giorno, uniti e compatti».

La squadra bergamasca non è stata in grado di recuperare il fortuito gol dell'ex Pagano: questa incapacità di reagire appare il dato più allarmante. «Non riusciamo a rimontare e a ribaltare le sorti di un match una volta passati in svantaggio. Lo ripeto, solo la continuità del lavoro settimanale ti fa migliorare. Non bisogna mollare mai e avere la voglia di farlo, anche se a volte la fortuna è fondamentale - continua Bellini -. Siamo stati mentalmente meno pronti rispetto agli avversari: è questo il filo logico delle sconfitte».

La posizione in classifica non è da buttare, terzo posto con 30 punti, ma il pubblico bergamasco si aspettava di più, dopo i proclami d'inizio anno, e nel finale del match perso contro i toscani si è fatto decisamente sentire. «Si fa fatica con tutte, anche se abbiamo perso soprattutto con le squadre più forti, ma non è vero che non siamo all'altezza delle altre. Siamo una grande squadra per questa categoria, ma dobbiamo ancora dimostrarlo. Dobbiamo avere le spalle larghe: ci sono tanti mugugni e malumori anche quando vinciamo, figuriamoci adesso. Dobbiamo tenere la testa bassa e lavorare per cercare di accontentare la gente: è giusto che chi ci guarda esprima il proprio parere. Lo stadio è pieno e quando le cose non vanno bene i tifosi si fanno sentire e in campo ce ne accorgiamo. Dobbiamo compattarci per superare queste critiche. L'affetto della gente c'è e lo sentiamo, perché c'è fiducia in noi e nel progetto: è logico che analizzando la singola partita ci possono essere delle critiche».

Nel lungo e veloce vortice del calendario cadetto, l'Atalanta è costretta a mettere una pietra sopra l'ultimo insuccesso e pensare alla prossima, inedita, sfida in quel di Portogruaro. «Non dobbiamo fermarci a questa sconfitta. Dato che abbiamo accettato questa sfida, coscienti dei rischi e della possibilità di andare incontro a momenti negativi, dobbiamo rimboccarci le maniche e pensare positivo, da bergamaschi operai e lavoratori e combattere fino alla fine. Siamo un gruppo di grandi professionisti: nessuno si è mai lamentato delle scelte del mister. Se c'è qualche problema lo affrontiamo con lui o con la società. Sono state importanti le parole di stima del presidente verso l'allenatore, perché mettono a tacere tutti: noi però non avevamo bisogno di questa conferma».

Le ultime considerazioni del terzino nerazzurro sono sul prossimo rivale e su Cristiano Doni, che sembra ancora insostituibile, dato che una volta uscito è calato il buio. «Ci attende il Portogruaro - conclude Bellini - È una finale come tutte le altre, perché abbiamo la missione di cercare di vincere sempre. Non sottovalutiamo nessuno, perché siamo consapevoli delle difficoltà che andremo a trovare. Non possiamo sempre chiederci se l'Atalanta è Doni dipendente, perché la squadra è riuscita a vincere senza il suo leader: non possiamo cercare un alibi su questa cosa, altrimenti non cresceremo mai».

Simone Masper

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