Percassi: «Non siamo promossi
ma vi racconto il nostro futuro»

di Pietro Serina
Antonio Percassi non cede. Accetta di raccontare cos'ha in testa per il domani, e mentre lo fa gli brillano gli occhi, ma insiste a non dire cosa pensa dell'oggi. A sentirlo è come se l'Atalanta fosse quinta in classifica, non prima con otto punti di vantaggio sul 3° posto.

Antonio Percassi non cede. Accetta di raccontare cos'ha in testa per il domani, e mentre lo fa gli brillano gli occhi, ma insiste a non dire cosa pensa dell'oggi. A sentirlo è come se l'Atalanta fosse quinta in classifica, non prima con otto punti di vantaggio sul 3° posto.

Presidente, a questo punto può dirlo anche lei: siamo in serie A. «Ma nemmeno per idea, siamo in serie B. L'ho detto anche ai ragazzi, guai a chi molla. L'ho già richiamata 10 giorni fa, ma lei insiste con la storia di Pasqua...».

Ma lei ci sarà a Crotone il venerdì di Pasqua? «Ma certo, io sono ovunque giochi l'Atalanta». Festeggeremo lì. Se a cinque partite dalla fine avremo ancora questi otto punti di vantaggio... «Guardi i miei mi dicono che servono 80-82 punti per la A...». Guardi che da quando la B è a 22 squadre a parte un anno ne sono sempre bastati 77. «Beh... mi fido di lei... però non siamo in A. Ci aspettano dieci battaglie, squadre che giocano per salvarsi, barricate dietro. Sarà difficilissimo. Magari ci andremo, ma non siamo ancora in A». Lei però adesso è rilassato. I tifosi, invece... Ma lei il sabato si diverte? «Io in diverse partite mi sono divertito, penso al Siena, o al Novara per 70 minuti. In altre meno, ma questa è la B... Abbiamo un obiettivo, la squadra è sulla buona strada per raggiungerlo...». Certo, bisogna andare in A. Ma poi perché quei 16 mila bergamaschi dovrebbero rinnovare l'abbonamento? Lei aveva promesso gol, spettacolo, giovani. Ma qui... «Nulla si fa in un giorno. Serve tempo. Quest'anno l'obiettivo è andare in serie A». E poi? «Beh, sarà possibile cambiare filosofia. È un discorso di cultura. Un lavoro che parte da lontano». Dal settore giovanile. «Bravo. Sa, partendo da Mino Favini stiamo progettando un'Accademia del calcio».

Un'Accademia del calcio? «Stiamo cercando una persona che garantisca continuità al lavoro di Favini, puntiamo sull'innovazione, sulla qualità». In Italia un uomo così non c'è... «Infatti ci stiamo muovendo altrove. Parlando bergamasco, ma guardando il mondo». Lo farete anche per la prima squadra? Ipotizzando che questa squadra vada in A, secondo lei servono 8-10 giocatori per essere competitivi o ne bastano meno? «Io credo che inserendo un uomo per reparto in questo gruppo, saremo competitivi. Certo, serviranno delle prime scelte». E non bisognerà vendere i migliori. «Il mercato non è prevedibile. Se ci saranno delle opportunità...». Quindi Barreto a 10 milioni lei lo cederebbe? «Se capita di trovare un sostituto bravo quanto lui pagandolo cinque, perché no...». A proposito: esageriamo ipotizzando 10 milioni di perdita in A? «La stima è realistica».


E allora ci permetta di farle due conti in tasca: ha pagato l'Atalanta 12,5 milioni, ha fatto un aumento di capitale di 10 milioni, altri 10 milioni servono per la A. Siamo a 32,5 milioni di investimenti. Ma non s'è ancora pentito d'aver preso l'Atalanta? «Se penso al breve periodo, mi viene il mal di testa. Ma questi sono investimenti per il futuro, come quelli per il settore giovanile. Abbiamo visto i bilanci, l'Atalanta dal 2000 a oggi ha fatto plusvalenze per 120 milioni...». Dieci milioni l'anno, la perdita di un anno di A... «È qui il punto. L'Atalanta nel medio periodo si dovrà autogestire. Nessun azionista può mettere soldi ogni anno. L'Atalanta deve tornare al suo equilibrio: stare stabilmente in A, allevare giovani, sanare i conti con le plusvalenze». Chi sogna l'Europa al terzo anno dei Percassi, non sarà contento. «Chi ha fatto passi più lunghi della gamba si è bruciato. Non ci succederà. Sarà decisivo l'equilibrio. Il mio modello...». ...è il Barcellona. Ma a metà strada? «Eh, eh, quello è il sogno. Il traguardo è l'Udinese: 140 giocatori in giro nel mondo, e continua a crescere. Sa, quell'allenatore mi pare di conoscerlo...».

Ma dall'Atalanta di quest'anno all'Udinese... Sarà Colantuono l'allenatore della serie A? «Con Colantuono c'è un accordo che prevede il rinnovo automatico in caso di promozione». Quindi sarà Colantuono l'allenatore della serie A? «Adesso sì». Ah. E sarà Rino Foschi il nuovo direttore tecnico? È un ruolo che nell'organigramma avete scoperto. Radiomercato dà l'operazione per fatta. «Non è vero. Di sicuro noi vogliamo crescere, ma non ci sono accordi firmati».

Per allenarci alla serie A: ma lei tifa Inter o Milan? «Vinca il migliore...». Però Moratti... «Ci siamo visti due settimane fa. Ci ha voluti conoscere, siamo andati io e mio figlio, so che le sensazioni sono state buone...» Scusi presidente ma lei che va da Moratti... e lo dice così! Stiamo comprando qualcuno insieme? Ci dica... ci faccia un regalo... «Lei pensa solo al calcio... Ma no, le persone si conoscono... poi chissà cosa succede...».

Ha sentito di Bombardini? Ma l'AlbinoLeffe rischia di retrocedere? «Mi auguro proprio di no...». ...questa è una notizia: Percassi si augura la salvezza dell'Albinoleffe. Anche se dovrà continuare a condividere lo stadio? «Lo stadio è un'altra faccenda...». Dietro l'AlbinoLeffe sta crescendo la Tritium. Si dice che se sale in C1 si creerà una strettissima collaborazione con l'Atalanta. «Sì, posso dire che abbiamo cominciato a parlarne con il presidente Ghezzi, abbiamo trovato persone serie e questa è un'opportunità. Una C1 a pochi chilometri da Zingonia sarebbe una grande opportunità. I nostri giovani lì potrebbero crescere».

Andiamo allo stadio: si parte? «Ci stiamo lavorando. Il referente è mio figlio Matteo, abbiamo idee nuove, faremo un Mondo Atalanta». Ma ci sta alla Grumellina, il Mondo Atalanta? «Ci sta, ci sta». Ci dice una novità del mondo Atalanta? Ci sarà il centro Nike? «Ah, questi sono formidabili, siamo andati a vedere la loro sede, a Portland, negli Usa. Sono incredibili...». Ci fa almeno una scaletta dei tempi? «Entro settembre portiamo agli amministratori il progetto definitivo, poi aspetteremo le decisioni politiche. Se andrà tutto bene in 30 mesi lo stadio sarà finito».

Lo stadio sarà dell'Atalanta? «Sa, stiamo parlando di un intervento che richiede investimenti significativi, e la bancabilità di certe operazioni è decisiva. Altrimenti non si fa niente. Quindi se lo stadio non sarà subito dell'Atalanta, lo diventerà gradualmente. Questo è certo». Chiaro: ci sta dicendo che inizialmente l'operazione sarà del gruppo Percassi, la cui bancabilità è ben superiore a quella dell'Atalanta. «Sarà decisivo che tutti abbiano soddisfazione: l'Amministrazione comunale, l'Atalanta, il gruppo Percassi, il gruppo Cividini...». Chiaro: voi farete l'intervento, ma chiederete qualcosa in cambio. Magari volumetrie in giro per la città. Giusto? «Guardi una cosa posso assicurare: tutto sarà fatto con totale trasparenza. Quando saremo pronti presenteremo pubblicamente progetto e richieste. Se non sei trasparente in queste cose sei già finito prima di cominciare».

Un'ultima cosa: i tifosi? «Lo devo dire: proprio non accetto chi passa le partite ad insultare Colantuono. Sabato sentivo gente bergamasca urlare "Tira!" quando il Piacenza attaccava. Ma come, contro l'Atalanta? Ma siamo impazziti?». La domanda era per gli ultrà. Sa, l'inchiesta... «Ribadisco un concetto già noto: da quando ci siamo noi, allo stadio non è mai successo niente. Questa è la strada giusta».

Pietro Serina

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