Bellini: «Sbagliato fare tabelle
Pensiamo solo al rush finale»

Dopo Thomas Manfredini, Gianpaolo Bellini. L'ottima classifica e la serie d'imbattibilità arrivata a 16 partite ha messo di buon umore le colonne della difesa atalantina e così anche per Bellini è arrivata l'ora di tornare davanti ai microfoni.

Dopo Thomas Manfredini, Gianpaolo Bellini. L'ottima classifica e la serie d'imbattibilità arrivata a 16 partite ha messo di buon umore le colonne della difesa atalantina e così anche per Bellini è arrivata l'ora di tornare davanti ai microfoni.

Il «decano» della squadra nerazzurra non vuole sentire parlare non solo di promozione, ma nemmeno vuole pensare a Pasqua come alla data decisiva per tirare le somme. «Siamo abituati a soffrire in ogni circostanza, ora i risultati ci danno ragione, ma la strada è ancora lunga e bisognerà penare tanto», ha esordito il giocatore bergamasco.

«Andiamoci piano, perché già con la Triestina sarà un match delicato. Giocheremo contro una squadra che si gioca le ultime carte: dovremo affrontarla con ancora più umiltà. L'Atalanta fino a questo momento è la squadra che si è dimostrata più compatta e merita di essere in testa. Siamo stati continui, solidi e concreti: caratteristiche fondamentali per vincere il campionato».

«Anche nel 2005/2006 eravamo primi, ma è impossibile paragonare le due annate, perché le situazioni sono completamente diverse. Non è nella mia mentalità mettere delle scadenze, nemmeno circa la famosa data pasquale».

Nessuna tabella per la bandiera nerazzurra, ma un'enorme voglia di vincere sempre. Bellini coglie l'occasione per fare un appello al pubblico bergamasco. «Ci fa piacere questa continuità, ma in serie B è anche vero che a volte è meglio perdere una partita e vincerne un'altra rispetto a due pareggi».

«Noi andiamo sempre in campo per vincere: abbiamo trovato quella forza e quella mentalità che ci permettono di condurre in porto l'incontro, anche se non riusciamo a conquistare i tre punti. Mi piacerebbe vincere sempre da qua alla fine: al di là di vincere o meno, è sbagliato fare tabelle, che poi non verrebbero mai rispettate. Spero che l'ambiente intorno a noi ci dia una mano, perché è una stagione difficile e logorante. Questo è il momento di stare tutti insieme per il rush finale».

Durante l'annata, non sempre i sostenitori bergamaschi si sono dimostrati così vicini alla squadra e al suo staff tecnico, forse perché convinti di vedere un'Atalanta vincente fin dall'inizio. «Siamo ormai abituati all'atmosfera che si respira allo stadio e ormai ci abbiamo fatto il callo. Ci fa piacere l'appoggio che abbiamo dai tifosi che ci hanno sempre sostenuto, sapendo delle difficoltà che ci sono in campionato, soprattutto in casa contro squadre che si chiudono».

«Per il resto ci tappiamo le orecchie e andiamo avanti, pensando solo a conquistare il nostro obiettivo. Della mia stagione preferisco parlarne alla fine, non è ancora il tempo di fare bilanci. Vittorie, coesione tra giocatori, ambiente e tifosi per ottenere la ciliegina sulla torta: la vittoria del campionato.

«Sarebbe bello vincere il campionato ed arrivare davanti al Siena, ma la strada è ancora lunga e ricca d'ostacoli. Dobbiamo fare un passo alla volta e iniziare a pensare proprio alla Triestina. Sappiamo che tipo di partita ci attende e siamo pronti. Le voci di calcio scommesse sulle nostre ultime due partite sinceramente non ci toccano, sono solo chiacchiere da bar. Ne ho passate sulla mia pelle di queste cose e mi dà fastidio solo sentirne parlare».

L'ultimo pensiero del terzino di Sarnico è per Cristiano Doni, prossimo ai 38 anni, altra bandiera della formazione allenata da Colantuono. «Sinceramente non riesco a spiegarmi come possa essere così a 38 anni - conclude sorridendo Bellini -. Credo che tutto sta nella passione per quello che fa per il calcio e per la maglia che indossa. Lo ha già detto lui, ma lo posso dire anche io che lo conosco da anni: quello che riesce a trasmettere all'ambiente è qualcosa di unico».

«È sempre stato un mio punto di riferimento in campo e fuori. Metterei la firma per arrivare all'età di Cristiano nelle condizioni in cui si ritrova lui. Può tranquillamente continuare, ma è giusto che possa fare le sue considerazioni. Non è un discorso di presenze: non contano i numeri, ma come le partite vengono interpretate e come ci si sente addosso la maglia. Cristiano potrà fermarsi alle partite fatte fino adesso, ma resterebbe comunque nella storia della società come uno dei gioielli di sempre».

Simone Masper

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