Capitan Bellini, lacrime di gioia:
l'emozione di tutta una stagione

Sulla promozione le lacrime del capitano. D'accordo, c'è ancora l'aritmetica da conquistare, ma lunedì sembrava un dettaglio. E per una volta deve esserlo stato anche per Gianpaolo Bellini che al fischio finale non ha trattenuto le emozioni.

Sulla promozione le lacrime del capitano. D'accordo, c'è ancora l'aritmetica da conquistare, ma lunedì sera sembrava un dettaglio per tutti. E per una volta deve esserlo stato anche per Gianpaolo Bellini che al fischio finale non ha trattenuto le emozioni sotto la curva atalantina.

Lui come un capitano che dopo aver attraversato la tempesta con la sua nave, si commuove quando vede le luci del porto di casa. Bellini - nella foto - al centro, abbracciato a Daniele Capelli e all'amico massaggiatore Marcello Ginami.

Non è un caso siano proprio loro tre, bergamasci cresciuti a pane e Atalanta. E non è un caso che il più commosso sia proprio Bellini, il capitano che nel corso della serata ha ereditato la fascia da Doni. Guardatelo: occhi rossi e lucidi, segnati da una stagione difficile, ancora più difficile per lui che sente questi colori addosso da quando era bambino.

Non ha trattenuto le lacrime. Ha pianto e molto, dicono. Se ne sono accorti in pochi. Chi era nei paraggi in campo, i compagni e i tifosi. Lui, schivo e riservato com'è, conoscendolo non avrebbe nemmeno voluto che queste immagini si vedessero, ma nella loro spontaneità e naturalezza sono belle.

Riavvicinano il calcio-business allo sport e ai valori umani che poi si ritrovano nella vita di ogni giorno. Bellini come Zanetti quando alza la Champions e scoppia a piangere. E dietro a quelle lacrime si possono leggere e immaginare tante cose.

La gioia, innanzitutto, per aver fatto il passo per tutti decisivo che riporta l'Atalanta in serie A: per lui questa sarà la quarta promozione in undici anni. La sofferenza per quella retrocessione che pesava come un macigno e magari anche per quel finale di partita giocato sul filo dello stiramento, ma portato a termine stringendo i denti.

La tensione per una stagione lunga, difficile e logorante. Probabilmente anche la rabbia per certe critiche o mugugni arrivati proprio dalla sua gente, la gente di Bergamo (per fortuna solo una minoranza), e che per questo fanno ancora più male e rumore, perché non tutti hanno compreso che se Bellini non ha sempre giocato «da Bellini» è anche perché un cambio di fascia dopo 20 anni espone a questi rischi.

Non c'era la pioggia a lavare e confondere quelle lacrime, ma forse è stato meglio così: sono loro, quelle lacrime, l'immagine più sincera della stagione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA