Ecco Foschi e Schelotto
L'Atalanta riparte da loro

Mentre noi facciamo festa, da sabato pomeriggio per i dirigenti dell'Atalanta è cominciato il periodo più difficile della stagione. Chi lavora per alimentare i sogni del popolo nerazzurro lo sa: adesso bisogna programmare la serie A.

Mentre noi facciamo festa, da sabato pomeriggio per i dirigenti dell'Atalanta è cominciato il periodo più difficile della stagione. Chi lavora per alimentare i sogni del popolo nerazzurro lo sa: adesso bisogna programmare la serie A.

Quindi si tratta di fare, in fretta, le prime mosse fondamentali per costruire il futuro. Il vantaggio di potersi muovere con debito anticipo sull'estate non è indifferente: mentre gli altri stanno ancora giocando per definire il loro destino, tu sai già che giocherai in serie A. Certo, c'è l'altra faccia della medaglia: non tutti i tuoi interlocutori già conoscono il loro destino. Ma alcuni di loro possono comunque già fare delle scelte precise.

Rino Foschi direttore tecnico
Rino Foschi, per esempio. L'attuale direttore sportivo del Padova dal 1° luglio sarà un dirigente dell'Atalanta. E dato che lo staff attuale non è minimamente in discussione è molto probabile che gli venga assegnato il ruolo - adesso vacante - di direttore tecnico. O comunque di referente dell'area tecnica. Foschi, 64 anni, romagnolo di Cesena, fa il dirigente da 32 anni e ha lavorato - nel calcio che conta - con Verona (anche con Prandelli allenatore), Palermo, Genoa, Torino e Padova.

Conosciutissimo tra gli addetti ai lavori e capace di aprire qualsiasi porta (ha lavorato sei anni con Zamparini…), è considerato un personaggio vulcanico che spesso si muove sopra le righe: alcune sue dichiarazioni pro-Moggi sono comparse in Calciopoli, ma senza alcuna rilevanza ai fini dei processi sportivo e penale. Il suo stile, per rendere l'idea, non è esattamente da gruppo Percassi. Ma dal punto di vista calcistico l'uomo ha competenze e conoscenze di primissimo livello. Per questo il suo contributo sarà decisivo per guidare l'Atalanta, sul mercato, verso nuove dimensioni: da Portogruaro, Cittadella e Crotone (società adorabili, sia chiaro…) a Milan, Inter, Juventus.

Tra l'altro l'arrivo ormai assolutamente certo di Rino Foschi - anche se fino al 1° luglio nessuno lo confermerà per problemi regolamentari: fino al 30 giugno è sotto contratto con il Padova - crea nuovi scenari anche per quel che riguarda il futuro allenatore. Foschi ha infatti, con Stefano Colantuono, una tormentatissima storia professionale. L'ha voluto a Palermo, l'ha cacciato da Palermo, l'ha voluto al Torino, l'ha cacciato da Torino. E, infine, Foschi ha lasciato il Torino pochi giorni prima che Cairo, nel gennaio 2009, richiamasse Colantuono. È noto al mondo che i rapporti tra i due sono tutto fuorché amichevoli. Una riconciliazione ovviamente è sempre possibile (e magari in privato è già anche avvenuta), ma far lavorare insieme Foschi e Colantuono sarà un po' come mettere un accendino dentro una polveriera: se scatta una scintilla, ci sarà un'esplosione.

Primo: chi sarà l'allenatore?
Proprio il rapporto difficile tra Foschi e Colantuono riporta d'attualità il tormentone dell'ultimo periodo: ma chi sarà l'allenatore dell'Atalanta in serie A? Sabato il presidente Percassi ha ribadito che Colantuono ha un contratto, e questo è un dato oggettivo. Ma ancora le parti non hanno stilato programmi di mercato. E questo è un segnale. Adesso che la serie A è certa la famiglia Percassi dovrà decidere gli obiettivi da raggiungere nella prossima stagione e la via da percorrere per perseguirli. Diciamo che ha un paio di settimane per fare il punto della situazione.

Il presidente ha sempre detto che l'Atalanta nel medio periodo si dovrà autogestire raggiungendo un suo equilibrio di bilancio. L'unica via possibile per farlo è la valorizzazione del vivaio, cioè l'inserimento di giovani in prima squadra. Servirà una squadra capace di mantenere la categoria (non si può prescindere dalla serie A) proponendo un calcio spettacolare in uno stadio pieno di spettatori. Sulla base di queste indicazioni la famiglia Percassi ora - con il supporto di Spagnolo, Zamagna e Corti, oltre che di Rino Foschi - dovrà decidere tra la prosecuzione del rapporto con Colantuono e l'apertura di nuovi scenari.

Rosa folta, un big parte
Poi la squadra. Il numero dei giocatori in organico da fine stagione salirà per una serie di rientri dai prestiti: Caserta dal Cesena, Schelotto dal Catania e Ardemagni dal Padova, per restare ai big. E ci saranno delle comproprietà da definire: Gabbiadini con il Cittadella, per esempio. O, guardando in casa, Carmona e Ceravolo con la Reggina. Quindi ci sarà parecchio da lavorare in uscita, oltre che rafforzare la squadra in entrata.

Cominciamo allora dai punti fermi. Di sicuro a Bergamo arriverà finalmente Ezequiel Schelotto, l'argentino ora al Catania, 22 anni, esterno destro di grande gamba. Con che ruolo lo deciderà l'allenatore. Il secondo punto fermo è che l'Atalanta in questo momento può tesserare un solo extracomunitario. Quindi quando leggete di un fenomeno di 16 anni scoperto chissà dove, attenzione: o è comunitario, oppure è una bufala. Perché con un solo posto disponibile l'extracomunitario che prenderà l'Atalanta dovrà essere un giocatore prontissimo per la serie A.

L'ultimo punto fermo è che della squadra attuale resteranno i giovani: Consigli non è sul mercato, Bonaventura non si tocca. Ma da qui in avanti siamo su un campo minato. È chiaro che per la serie A la famiglia Percassi dovrà fare ulteriori investimenti, ma questo non esclude la necessità di fare cassa. Quindi un big molto probabilmente partirà. Uno tra Peluso, Padoin e Barreto, per esempio. E Carmona, come detto in comproprietà con la Reggina, piace a molte squadre in Spagna e Portogallo. Queste scelte dipenderanno dall'allenatore. Facile spiegare perché.

Squadra fisica o tecnica?
Se resta Colantuono è noto che le sue squadre contano molto sulla fisicità. Quindi il mercato dovrà portare soprattutto forza e tanti, tanti centimetri. La sua memorabile stagione in serie A (50 punti) contava su Zampagna e Doni davanti, Migliaccio in mezzo al campo, Carrozzieri e Loria in difesa. Gente che aveva un grande impatto sulla partita. Gli avversari prima li strapazzavi, poi li battevi.

Se invece prendi un allenatore diverso, che punta sull'organizzazione maniacale, servono altri giocatori. Del Neri - è un esempio comodo, non un'indicazione di mercato - dopo Colantuono ci ha regalato grandi soddisfazioni con un calcio molto diverso. Non Migliaccio e Donati in mezzo al campo, ma Cigarini e Guarente. Meno forza e meno centimetri, più qualità e più geometrie. Tra i due è chiaro che c'è di mezzo il mare. Ci si può salvare sia in un modo che nell'altro. Ma sono scelte molto diverse.

Ora il giochino che piace a tutti. Ma quanti giocatori servono per potenziare questa squadra? Partiamo dai ruoli da coprire, a prescindere dall'allenatore. Perché comunque si giochi, questi giocatori mancano. Primo: un difensore centrale, a maggior ragione se dovesse cambiare l'allenatore. Secondo: un regista in mezzo al campo. Terzo: due attaccanti che valgano 20 gol in serie A. Ne potrebbe bastare anche uno, se arrivasse Di Natale. Ma ovviamente non succederà. Con loro Marilungo (è stato un investimento), Doni (se deciderà di proseguire, ma con che ruolo in campo e nel gruppo?), uno tra Tiribocchi, Ruopolo e Bjelanovic.

Poi i particolari. Non trascuriamo, per esempio, la necessità di prendere un esterno alto capace di saltare l'uomo (ricordate Valdes?), a meno che non si voglia puntare tutto su Bonaventura. E dei ragionamenti si dovranno fare sulla difesa. Perché un conto è la zona pura, un altro la marcatura a uomo. La scelta cambierà in modo significativo le posizioni di Bellini e Manfredini. Potremmo ritrovarci solo con Consigli e Peluso tra le certezze. A centrocampo, infine, ipotizziamo Schelotto e Pinto a destra; Bonaventura e un simil Valdes a sinistra. In mezzo Padoin, i due sudamericani e un regista da prendere assolutamente. Se qualcuno parte, andrà sostituito.

Qui non s'è parlato di Basha, Ceravolo, Pettinari e Ardemagni. Sono gli investimenti di un anno fa, e sarebbe sorprendente se i Percassi decidessero di buttare tutti quei soldi dalla finestra. Quindi è scontato che - chiunque sarà l'allenatore - avrà un mezzo obbligo di tenerli in organico dal ritiro di metà luglio all'inizio della prossima serie A (sabato 27 agosto), per valutarli e, eventualmente, cederli poi negli ultimi 3-4 giorni di mercato. Se fate un breve riepilogo scoprirete che potrebbero servire 7-8 titolari. Ma è pensabile che in quest'Atalanta vengano inseriti 7-8 nuovi titolari? No, non è realistico. Quindi abbiamo perso tempo? No, ma un concetto va ribadito: prima di qualsiasi ragionamento di mercato, bisognerà decidere chi sarà l'allenatore.

Pietro Serina

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