Scommesse: martedì la sentenza
La difesa atalantina: assoluzione

Si è conclusa anche la terza giornata del processo per il calcio scommesse. Venerdì mattina hanno parlato i legali di Doni, Manfredini e dell'Atalanta chiedendo l'assoluzione totale. Poi la replica di Palazzi e la controreplica dei difensori. Sentenza martedì mattina 9 agosto.

Si è conclusa anche la terza giornata del processo per il calcio scommesse. Venerdì mattina hanno parlato i legali di Doni, Manfredini e dell'Atalanta chiedendo l'assoluzione totale. Poi la replica di Palazzi e la controreplica dei difensori. Sentenza martedì mattina 9 agosto. L'inviata Katuscia Manenti ci ha raccontato ancora una volta la giornata minuto per minuto alla Commissione Disciplinare nell'hotel Parco dei Principi di Roma.

Alle 8.40 Doni e Manfredini sono stati avvistati nella hall dell'albergo, ma non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Non lo faranno, hanno anticipato, nemmeno alla fine della giornata.

Ore 9
: Doni in camicia bianca, pantaloni grigi e mocassini neri, Manfredini in jeans blu, camicia bianca e scarpe da ginnastica, l'avvocato Salvatore Pino in completo grigio: tutti seduti intorno a un tavolo rotondo nella hall dell'albergo. Si studiano le carte, si mettono a punto le ultime strategie. I volti sono tesi.

Ore 9.10: La giornata si apre con l'avvocato Filippo Dinacci, legale di Santoni, che ha presentato una memoria difensiva. Comincia con alcune questioni di metodo, prima di entrare nel merito delle incolpazioni. «Santoni non è colpito da misura cautelare e non ha avuto diritto alla copia degli atti. Si imputano a Santoni condotte avvenute quando le partite erano già state combinate. C'è una dichiarazione di Parlato che dice "Santoni mi disse che l'Atalanta era disposta a dare dei soldi per vincere le partite". A noi questa dichiarazione non è mai stata contestata. Ci sono situazioni probatorie su cui non abbiamo avuto diritto di intervento. Santoni è un portiere di belle speranze costretto a interrompere la carriera per una grave cardiopatia e cerca di riciclarsi diventando allenatore dei portieri. A Ravenna è in contatto con Buffone e non a caso certe condotte vengono realizzate in quanto in scadenza di contratto. Anche ai fini della pena non possiamo non considerare queste situazioni. Cerca di dire sì ma in realtà non lo fa, è un modo per sopravvivere».

Ore 9.30: Continua il legale di Santoni Dinacci. «Per Ascoli-Atalanta Santoni è accusato di aver fatto da intermediario con Doni. Santoni dice che non ha intrapreso iniziative ma l'ha solo fatto credere. Non ha mai parlato di segni convenzionali. La situazione nasce dalla deposizione di Buffone. Buffone dice che Pirani lo chiama per facilitare la situazione dell'Atalanta, Buffone dice che chiederà a Santoni. Dice che Santoni si è attivato ma non sa dire in che modo si è attivato. In particolare nell'intercettazione dell'11 marzo Buffone parlando con Pirani e dice che Santoni e Doni hanno giocato assieme. Non è vero, Santoni e Doni non hanno mai giocato insieme. “Quando faccio il nome di Doni”, dice Buffone, “esprimo la mia personale convinzione”. Sulle convinzioni non si fanno i processi. Doni nega ed è anche abbastanza infastidito, non ha più rapporti di amicizia con Santoni dopo questo episodio. Ma Doni si può obiettare che abbia un interesse specifico. C'è però Erodiani, che dice di non poter fornire particolari e di non sapere nulla di questa partita».
Più complessa è Atalanta-Piacenza, «anche per il comportamento degli attori. Parlato ha millantato, lo dice nell'interrogatorio, perché ha detto a Santoni che poteva fare l'incontro e invece non l'ha fatto. Anche Santoni ha millantato, spendendo il nome di Doni perché aveva saputo da Buffone che c'era interesse alla partita e ha fatto credere a Parlato che poteva parlare con l'Atalanta, ma in realtà non l'ha mai fatto. Questo perché voleva scommettere sulla partita, voleva stare al gioco. In realtà emerge anche dalle telefonate e dall'atto di deferimento che questa partita, quando interviene Santoni, era già stata organizzata nello studio dei commercialisti di Signori. Era stata organizzata nel dettaglio. Parlato ed Erodiani si comunicano i giocatori interessati alla partita prima dell'ingresso di Santoni. Chi ci dà la certezza che Santoni con Doni non ha parlato? Questo è un processo invaso dalle intercettazioni. Non ne esiste una tra Doni e Santoni. Non esiste una dichiarazione tra Doni e Santoni, non ci sono contraddizioni tra quello che dicono Doni e Santoni».

Ore 10: Interviene Salvatore Pino, avvocato di Doni e Manfredini. Parte dalla situazione di Manfredini, perché sottolinea che le due situazioni sono distaccate. «Faccio una premessa generale che riguarda la direzione che le indagini della Procura federale hanno inteso prendere su questo episodio. Non è una direzione in nessun modo modificabile da parte nostra. Avete rigettato una parte delle indagini difensive non prodotte dal sottoscritto, con ciò lasciando la possibilità di iniziativa del procuratore federale che ha già dato una direzione precisa e immodificabile. Un bilanciamento a questa frustrazione difensiva ci deve pur essere. In cosa si deve tradurre se non nel rigore che voi non lesinerete di applicare. Questo processo è già una pena per Thomas e Cristiano. È dal 1° giugno che un tam tam mediatico insegue questi due ragazzi, con titoli non sempre corretti. Scendono in campo e la gente tifa, urla. Questi ragazzi hanno diritto alla vostra tutela. C'è l'afflittività del prima, di coloro che non hanno avuto voce. Questa non è vostra responsabilità, ma voi vivete queste cose al netto dell'emotività che vivono questi ragazzi».
Il legale continua: «L'esordio del deferimento di Manfredini è già sbagliato, frutto di un brandello di intercettazione che è travisato. Parlato dice a Erodiani: “dal versante bergamasco qualcuno si era offerto di offrirla tutta”. C'è un errore fondamentale perché dal versante bergamasco vuol dire che qualcuno dell'Atalanta si è offerto di offrirla tutta. La suggestione di questo passaggio è che ci siamo già dentro, è Ascoli-Atalanta ma l'Atalanta è già dentro. “Io di mio col mio uomo ho fatto chiedere una cosa tranquilla..." dice Erodiani. “Che cosa hanno detto su da Bergamo?” Parlato dice “guarda che qualcuno si è proposto per tutto quanto, perché non vorrei che i soliti due o tre si sono proposti di regalargliela, tramite quelli su di Albi…”. Io non so cosa vuol dire Albi, ma non è Ata. Qui il procuratore si è già fatto la sua idea. Abbiamo una telefonata del 10 marzo tra Pirani e Buffone che dice “io questi li devo liberare, perché questi sono pericolosi”. Ma di chi stiamo parlando, dell'Atalanta? È Manfredini che è pericoloso? Non stanno parlando di Atalanta, stanno parlando di altro. Queste intercettazioni sono una palude, perché togliere una parola, aggiungerne un'altra, non è senza conseguenze. Sulla stretta di mano tra Doni e Micolucci: la stretta di mano non c'è ma era prevista. Qui lo sappiamo perché Pirani è intercettato».

Ore 10.30: Continua il difensore di Doni e Manfredini: «Abbiamo una squadra prima in classifica che va in trasferta con una ultima o penultima. L'interlocutore di Manfredini è Micolucci. Non voglio sparare sulla Croce Rossa, ma ho il dovere di segnalare che già a gennaio Micolucci non era riuscito a garantire il risultato di AlbinoLeffe-Ascoli. Almeno da gennaio Micolucci era sotto pressione. A Livorno-Ascoli c'è un messaggio di Celletti sul cellulare di Erodiani che dice “Mo' voglio vedere se a Micolucci non gli tagliano la testa”. Ancora Erodiani con Pirani ribadiscono che l'intenzione di fare la partita da solo deriva da quello che aveva fatto con Albinoleffe-Ascoli. La situazione psicologica di Micolucci va tenuta conto. C'è il Micolucci davanti al gip Salvini, non abbiamo il verbale reso davanti al pm e poi abbiamo quella drammatica cavalcata notturna con la procura federale interrotta alle 7, ripresa alle 2 su cui non spendo ulteriori commenti. C'è un passaggio dell'intercettazione della sua telefonata con Pirani in cui Micolucci dice “io poi ti dico la verità”. Io questo lo interpreto in modo diverso, come la necessità di supportare un momento claudicante dell'animo. “Manfredini mi ha detto di fare pari… Ho chiesto e ho detto”. Pedersoli e Guarna, due giocatori dell'Ascoli, sono stati sentiti dalla procura federale ma a loro non è stato chiesto se era vero che Micolucci aveva fatto questa domanda. Nessun altro giocatore dell'Ascoli è stato sentito su questo. Qui il pari non viene accettato perché non se ne parla per niente. Pirani non viene avvisato, neanche con un messaggio, perché non è vero. Se lui sa che la partita non viene perduta deve avvisare Pirani. Vediamo cos'è vero: purtroppo per Thomas è vero che i due hanno scambiato due chiacchiere. Manfredini era per caso quel giorno reduce da un infortunio che l'ha tenuto fuori dal primo semestree del campionato per le rifinitura perché il suo compagno Raimondi si era fatto male all'ultimo momento. Manfredini si presenta, parla con Micolucci dell'infortunio. Questo è lo spunto. Micolucci dice a Pirani di essere andato dai compagni che non accettavano il pari. Al gip invece Micolucci dice (e quanta paura aveva davanti al gip?): “Parlando così, in mezzo al campo, lui mi dice dai Vitto', che mi dici, facciamo il pari che va bene a tutti e due? Io gli ho detto guarda Manfre', io qui non conto niente”. Allora o Micolucci mente a Pirani o mente al gip. Questo lo deciderete voi, dove mente. Siamo di fronte a un soggetto a credibilità estremamente ridotta perché non riesce a garantire i risultati promessi. Inguaia Manfredini con Pirani perché ne ha bisogno per giustificarsi. L'Ascoli voleva vincere, così ha deciso di non avvisare Pirani. Micolucci davanti alla procura federale è un'audizione drammatica, interrotta alle 19 e ripresa alle 2 e finita il mattino dopo. Questa audizione singolare è la premessa che consente a Micolucci di ottenere uno sconto di pena. Quindi quanto vale per Micolucci? Vale tutto, vale la vita e la professione, e a tutto è disposto. Chi inguaia Micolucci?».

Ore 11: Continuano a parlare l'avvocato di Doni e Manfredini, concentrandosi sempre su questo secondo giocatore. «
Micolucci dice che non ha mai scommesso nemmeno per interposta persona sulle partite di calcio, non ha mai messo in atto comportamenti diretti a intervenire sullo svolgimento delle partite. Sulla vicenda Manfredini, conferma che lo avvicinò in mezzo al campo per chiedergli il pareggio in virtù della sua pregressa amicizia. Precisa che ha riferito a Pirani la circostanza in modo da segnalargli implicitamente l'indisponibilità dei compagni a perdere. Ma lui ha parlato con i suoi compagni? Lo vogliamo uno straccio di riscontro alle dichiarazioni di Micolucci? No, non c'è. Dice che ha opposto un immediato rifiuto alla proposta di Manfredini. Ma Micolucci non è credibile. Fornisce tre versioni diverse. Perché Manfredini dovrebbe proporre il pari? Non c'entra nulla con le scommesse, Manfredini non c'entra con le scommesse ma è qui a rispondere di questa cosa. La classifica dopo il pareggio è Atalanta 60, Siena 57, Novara 55. Siena-Empoli 0-0 giocata il giorno dopo, Novara-Sassuolo 0-0. Questo pareggio per l'Atalanta a quale eclatante risultato portava? Io qui non ci sto. Non fa comodo all'Atalanta. È una richiesta contrastante con tutto il quadro delle intercettazioni. Se l'Ascoli deve perdere, cos'è Manfredini, una scheggia impazzita che va da Micolucci a proporre il pari? Micolucci è riuscito a non coinvolgere neanche un compagno di squadra. Massima premialità per Micolucci, signor presidente. Dazio zero. Perché dobbiamo credere a Micolucci e non a Thomas?».
Su Atalanta-Piacenza, il legale inizia a parlare di Doni: «Doni alla Procura federale dice ha dopo le notizie apparse sul giornale è andato a vedersi il filmato della partita. Il procuratore federale dice che è anomalo che una squadra in 45 minuti prenda due rigori contro e un'autorete. L'autorete non c'è. Al netto di questa osservazione, è un'anomalia che si siano due calci di rigore? Il 14 luglio 2011 a Milano un procuratore federale ha convocato Carlo Osti, precedente ds dell'Atalanta. A domanda Osti risponde: su Doni non ho mai saputo che scommettesse, anzi ha sempre avuto un grande attaccamento alla maglia. Poi gli si domanda: sulla lettera anonima ricevuta dalla procura federale Figc mi risulta che sia solo fantacalcio. Ma qual è la lettera anonima di cui si parla? Cosa diceva questa lettera? “Escludo che quanto scritto possa essere accaduto. Quanto alla prestazione di Doni in queste ultime due stagioni, posso dire che ha giocato questa stagione in serie B dove le prestazioni sono diverse”. Quindi questa lettera anonima parla di Doni. Perché qui si vanno a chiedere i riscontri? Sulla partita. Primo rigore lo segna Zenoni, che non è stato sentito. Zenoni non c'è nella combine. Questo è un rigore che sappiamo da Erodiani, in un'intercettazione, che non fa parte della combine. Il rigore di Gervasoni non lo voglio neanche commentare. A pag. 170 si dice che vengono fatti nomi di giocatori coinvolti, su cui però non ci sono elementi. Nel caso di Doni invece ci sono riferimenti a fatti inconfutabili, secondo la Procura. È amico di Santoni. Punto. Dopo questo non c'è più niente. C'è solo il rapporto di amicizia con Santoni. La procura dice: “Più di una persona ha fatto riferimento al suo coinvolgimento nelle scommesse. Erodiani dice che è il principale referente per combinare le partita”. E' vero che Santoni è amico di Doni, ma questo è frutto di contaminazione a forma di piramide rovesciata al vertice del quale c'è Santoni. Nessuno conosce Doni, tutti sono costretti a dire che non lo conoscono perché non lo conoscono».
E prosegue: «È un circuito in cui la casella iniziale è Santoni, poi ci sono Pirani, Parlato, Erodiani, Buffone, Giannone. È consentito processare una persona per le voci ricorrenti del pubblico e le lettere anonime? E le prove? Anche qui di scommesse non si parla, Doni non risponde di scommesse. Ho fatto una ricerca da sportivo, uno studio telemetrico che serve a comparare l'impegno atletico del calciatore nel corso dell'incontro. I risultati sono sorprendenti. Abbiamo una partita, Atalanta-Piacenza, che sarebbe stata venduta, in cui i giocatori hanno dato l'anima, hanno corso. Doni ha giocato 69 minuti, corso 8,6 km, alta intensità 1,8 km, sprint 136 metri. Nella partita col Siena distanza totale 18,5 km, corso 8,5 km, alta intensità 1,5 km, sprint 110 metri. Sono quindi dati superiori».
Il legale passa a parlare della famosa stretta di mano: «Passiamo alla stretta di mano, il riscontro esterno alla combine. C'è stata la stretta di mano? Non ne abbiamo prova. Per l'Ascoli abbiamo la prova negativa perché Pirani è intercettato. Qui no. Doni e Gervasoni dicono che non c'è stata. Che cosa rimane di tutto questo? Il rigore di Gervasoni? Rimane un dialogo tra Santoni e Parlato. Dovete decidere se Doni deve interrompere così ignominiosamente la sua carriera sulla base di questa chiacchiera tra Santoni e Parlato con tutte le contraddizioni che sono emerse. Santoni dice a Parlato che ha parlato con il suo amico, Doni. Questo è il processo dei tradimenti agli amici. Sullo stato di disperazione di Santoni ha parlato l'avvocato Dinacci. Perché vale Santoni? È un ex portiere, è il preparatore di una squadra e non ha nessuna certezza di contratto. Il suo valore aggiunto è solo Cristiano Doni. Non c'è nemmeno prova che abbia detto a Parlato espressamente questa cosa. Parlato dice “mi lasciò intendere che”. Qui le suggestioni sono forti. Dobbiamo rovinare la carriera a Doni con questa ignominia? Non c'è un sms, una telefonata nel mare di intercettazioni che riguardi Doni. Abbiamo la certezza che la partita fu oggetto di una riunione a Bologna. Il gruppo degli scommettitori si occupava della partita, e in quel gruppo non c'è Doni e non c'è Santoni. La verità è che l'intelaiatura dell'accusa è debole, non ci sono neanche indizi. La procura ha scritto 11 punti su Atalanta-Piacenza, 11 punti che non riguardano Doni. L'unico punto, il 10, dice che “voci correnti nel pubblico dicono che Doni scommetteva”. C'è un processo penale in corso, se Doni vi ha mentito pagherà, ma non abbiate scrupolo nell'assolverlo. Non potete squalificare un calciatore per voci ricorrenti nel pubblico e lettere anonime».

Ore 11.25: Interviene Luigi Chiappero, avvocato dell'Atalanta.
«Manfredini non può essere condannato per una dichiarazione di Micolucci. Il gip di Cremona nel corso dell'interrogatorio fa sentire la telefonata a Micolucci e gliela ricostruisce. Ma Micolucci nega ancora. All'interno di quella telefonata ci sono due elementi fondamentali. Uno che si scusa (Micolucci) con Pirani: “Mi dispiace Marco scusami, piano piano ci rifacciamo dai”. Micolucci ha bisogno di far sì che il suo interlocutore creda a quello che dice, e qui ci mette Manfredini. Ma è una calunnia. Da una circostanza vera (Manfredini e Micolucci si parlano) dice una cosa falsa. Lo fa perché così può dire a Pirani che sono i suoi compagni che non vogliono fare la combine, lui non c'entra. Al massimo la battuta che è stata fatta è quella che ha riferito al gip “dai Vittò che facciamo pari, che va bene a tutti e due”. Anche il gip dice che quella è una battuta che si può fare. Io sono certo che la commissione disciplinare assolverà Manfredini e con lui l'Atalanta».
E continua: «Su Atalanta-Piacenza il punto centrale che ci riguarda è che Santoni nega di aver contattato Doni, ma nella telefonata – lo dice la procura - risulta in contrario. La telefonata è a pagina 154 e nell'atto di deferimento torna a pagina 162. Santoni ha parlato con il suo uomo il quale aveva rappresentato la volontà di incontrarsi con il referente del Piacenza. Quindi Doni avrebbe manifestato la volontà di incontrarsi con il suo referente del Piacenza. È l'unica pagina che ci interessa. Nella ricostruzione della telefonata tra Parlato e Santoni “il mio uomo” che dice Santoni sarebbe Doni, mentre “il mio uomo” di Parlato sarebbe Gervasoni. Se Gervasoni deve andare da Doni, e non è “quello che non ho visto stasera”, secondo l'intercettazione, il “mio uomo” non può essere Doni. Questo è fondamentale perché fa cadere il collegamento tra Doni e Santoni. Se questa cosa esce dal processo, esce la responsabilità di Doni e quindi quella dell'Atalanta».

Ore 11.45: Il legale dell'Atalanta prosegue: «Santoni ammette di aver giocato una somma ingente su Atalanta-Piacenza. Dice di averne dati 15 mila a Parlato. Parlato dice di averne ricevuti 40 ma non li dà a quelli del Piacenza. Allora passano dei soldi, ma la causale è diversa. Quei 40 mila diventano 25 che Parlato dividerebbe 12,5 con Erodiani (ma Erodiani non dice di aver ricevuto quei soldi). Parlato dice che Santoni gli ha detto che quei soldi provenivano dall'Atalanta, ma Parlato non sa da chi. Su questo si fonderebbe la nostra responsabilità presunta. Ma quei soldi si fermano a Parlato, sicuramente non vanno al Piacenza. Quindi la nostra responsabilità presunta non c'è. Parlato dice al giudice: “Santoni non mi dice che i soldi arrivano da Doni. Io conosco Gervasoni che in realtà non conosco ma lo conosce Erodiani, che dice di conoscerlo tramite Paoloni. Io bluffo con Santoni, gli dico che il Piacenza è disposto a perdere”. Non c'è la responsabilità oggettiva per Manfredini, non c'è per Doni perchè manca la prova del collegamento Santoni-Doni, non c'è la responsabilità presunta perché manca la sussistenza dell'illecito. Richiamo la sentenza della Caf sul caso Lazio del 1986, che voi conoscete. Per la prima volta si scrisse che era necessario adeguare alla realtà sociale l'ordinamento sportivo, che non era più una partita di calcio ma con l'arrivo degli sponsor bisognava cambiare. Perché per mantenere in piedi la responsabilità oggettiva bisogna adeguarla. Lo strumento è pericolosissimo e va maneggiato con tutte le cautele di questo mondo».
Poi le richieste del legale che chiude così il suo intervento: «Sette punti possono sembrare pochi o tanti, per chi parte per salvarsi sono un'enormità, la compromissione per l'anno che verrà. A mio giudizio le accuse sono palesemente infondate e mancano le prove di due illeciti sportivi dei giocatori e manca la responsabilità presunta. Vi chiedo di assolvere l'Atalanta e in subordine di ridurre la sanzione al minimo assoluto».

Ore 12.05: Interviene l'avvocato Chiacchio del Benevento.

Ore 12.50
: Interviene l'avvocato Rodella che difende Paoloni. «La vicenda di Paoloni è molto semplice. Noi nella nostra memoria difensiva abbiamo dedicato un capitolo alla vicenda personale e umana di Paoloni. C'era la pressione costante di Erodiani per appianare i suoi debiti di gioco. Paoloni conosce Erodiani tramite il dentista Pirani. Erodiani davanti al gip dice che nel settembre 2010 Pirani gli presentò Paoloni e che garantisce per lui. Adesso sta seguendo un programma all'Asl per guarire dalla sua patologia del gioco. C'è Erodiani che lo adesca».

Il legale prosegue: «Paoloni arriva a condizioni disperate (Paoloni è in aula con la moglie Michela Spinelli, visibilmente emozionati). La situazione è attestata dai colloqui con la moglie e con gli istituti di credito. Paoloni non sa come uscire da questa situazione, anche i suoi rapporti personali sono compromessi. In questo momento si materializza il disegno criminale. Pirani infatti dice a Erodiani "questo lo tengo per le palle". "Bisogna che ci ingegnamo per rientrare, con le maniere chiare". Di fronte a questa richiesta perentoria Paoloni finge di acconsentire, millanta di conoscere giocatori, si vende per partite fatte quelle che in realtà erano solo dei pronostici. In quel momento Paoloni ha pensato che la via della millanteria era quella più utile e più rapida, perché poteva placare gli animi di chi lo pressava e magari vincere qualche pronostico e alleggerire la sua posizione. Ma Paoloni non era bravo neanche a fare i pronostici, così molte delle sue partite vendute come già fatte non si realizzano. Allora aumentano le minacce da parte di Pirani, Erodiani e degli altri scommettitori, sconosciuti a Paoloni ma ai quali Erodiani e Pirani avevano girato le sue "dritte"».

L'avvocato legge alcune intercettazioni di telefonate minacciose fatte a Paoloni. Paoloni scrive a Erodiani: «Se per martedì non arrivano i soldi ammazzatemi pure perché tanto non ho più niente da perdere». «Per ogni partita contestata a Paoloni il canovaccio è sempre questo. Paoloni parla solo con Erodiani, anzi millanta con Erodiani. È certo che Paoloni millantava, ma è certo che i protagonisti della vicenda lo sapevano. Parlato riteneva poco attendibile Paoloni. L'unica che non si accorge di questa evidenza è la procura federale, che dice che i contenuti delle conversazioni di Paoloni non possono essere letti in chiave di millanteria. Sulla partita Inter-Lecce Paoloni si è spacciato per Corvia. Sempre spacciandosi per Corvia si è reso disposto a un collegamento video con gli zingari, che però lo hanno scoperto subito perché gli hanno chiesto di mostrare il tatuaggio che Corvia ha sul braccio. Paoloni si è spacciato anche per Quadrini. Con lo stesso Quadrini ha millantato di conoscere tennisti cinesi su cui si poteva scommettere in un torneo di Shanghai. Paoloni è un giovane calciatore in preda al panico che per risolvere i suoi gravi problemi attinge alla sua deviata e fervida immaginazione».

«Riguardo l'associazione che gli viene contestata, sarebbe composta da 10 soggetti più Paoloni. Parlato, Bellavista, Bressan, Buffone, Tuccella, Signori non conoscono Paoloni. Micolucci e Sommese lo conoscono perché hanno giocato insieme nella stagione 2007-2008 e poi non hanno più avuto contatti. Gervasoni lo conosce perché giocavano insieme alla Cremonese, vivono nello stesso stabile. Nel mercato di gennaio 2011 i due si dividono perché Paoloni va a Benevento e Gervasoni a Piacenza. Tra loro ci sono 800 km di distanza. Non è agli atti alcun contatto tra i due, ma anzi c'è la prova contraria. Erodiani conosce Paoloni e ne abbiamo già parlato».

«A mio modo di vedere non è stato raggiunto il numero minimo di tesserati previsto dal regolamento per l'associazione. Non voglio dire che la condotta di Paoloni sia immune da censure. Vediamo partita per partita. Monza-Cremonese 21 novembre 2010: la prova per la procura è in una telefonata di tre mesi dopo tra Erodiani e Parlato. In Spal-Cremonese del 16 gennaio è evidente la millanteria di Paoloni, che dice di aver raccolto la disponibilità di due compagni di squadra, Cattaneo e Cremonesi, per far perdere la Cremonese. La partita però finisce 1-1. Paoloni alla procura federale nega di aver sentito i suoi compagni, e anche i suoi compagni negano. Atalanta-Piacenza del 19 marzo. C'è poco da dire dopo gli interventi degli avvocati precedenti. L'accusa deriva da una telefonata tra Parlato ed Erodiani che fanno riferimento a Paoloni come il soggetto che aveva preso contatti per organizzare l'incontro. In una telefonata di un'ora dopo tra Erodiani e Paoloni, Erodiani però non gli chiede nulla sulla presunta combine. Il 17 marzo, da una telefonata tra Erodiani e Parlato si capisce che fu Erodiani a intrattenere direttamente i rapporti con Gervasoni. Sulla stretta di mano tra Gervasoni e Doni, Erodiani dice di aver parlato direttamente con Gervasoni. Atalanta-Piacenza è forse la partita a cui partecipano più tesserati. Alla partita vengono dedicate 23 pagine. Di queste ci sono due righe e mezza su Paoloni».

13.50: Interviene l'avvocato Emanuela De Paolo, difensore di Paoloni. «Sulle partite del Benevento in cui era coinvolto Paoloni, ha dichiarato che proponeva l'over perché era il risultato più probabile. In quei casi era sicuro che si sarebbe raggiunto l'over perché la sua squadra è molto offensiva. Come mai questi giocatori che dovevano essere contattati da Paoloni non gli chiedono conto dei soldi che lui gli avrebbe dovuto dare? Se Paoloni se li intascava, non si capisce dove siano finiti perché la situazione finanziaria catastrofica di Paoloni è assodata. Anche le ricariche che Erodiani faceva su Postepay a Paoloni sono per somme esigue».

«Erodiani aveva mezzi di ricatto su Paoloni, aveva in mano assegni in bianco di Paoloni e della moglie. Questo si evince dalle telefonate tra Paoloni ed Erodiani. Lui aveva dato assegni per più di 102 mila euro e anche assegni in bianco. Un sistema di aggancio che era già rodato, perché Pirani dice di Sommese "gli ho dato i soldi, mi ha dato in garanzia la casa". Il 24 marzo Paoloni scrive su Skype "o faccio le torte o sono in mezzo alla strada". Allora significa che prima di allora non ne aveva fatte. In Siena-Sassuolo del 27 marzo c'è una rete di contatti chiara in cui Paoloni non c'entra. Paoloni chiama sempre e solo Erodiani. Paoloni e Quadrini sono amici, hanno casa vicina in Sardegna. Paoloni si finge Quadrini, invia un messaggio a Erodiani dandogli il numero di cellulare di Quadrini che invece risulta un'utenza intestata a lui. Infatti Erodiani chiama, risponde Paoloni in modo confuso e mette giù. Poi quel cellulare risulta sempre spento ed Erodiani infatti se ne lamenta, perché dice che vuole parlare direttamente con Quadrini e non ci riesce».

«Sulla richiesta della procura, la trovo sproporzionata e illegittima. Nell'art. 19 comma 3 troviamo il massimo della pena prevista, i cinque anni più la preclusione. Quindi non può essere applicato in questi termini».

14.12: Interviene l'avvocato Curatti, difensore di Paoloni. «L'avvelenamento col Minias è l'elemento che la dice lunga sulla pericolosità di questi soggetti. Il ds Turotti il 10 dicembre denuncia l'accaduto nella partita Cremonese-Paganese. Il Minias è una sorta di sonnifero. È noto che nelle partite di calcio la squadra che ospita procura bottigliette di acqua per i giocatori, preparatori, arbitri. La polizia giudiziaria di Cremona riesce a evidenziare 4 aspetti inconfutabili. La presenza del farmaco nelle urine, la riconducibilità all'acqua, il fondato motivo di ritenere che ci sia stata un'aggiunta di Minias nell'acqua e la possibilità che qualcuno avesse potuto avere accesso agli spogliatoi. La questura di Cremona conclude dicendo che emerge in questa vicenda la posizione di Paoloni. Questo perché Paoloni ha riportato nell'ultima stagione dei giudizi negativi».

«Iniziano una serie di intercettazioni e riscontri. Di quella conversazione del 25 gennaio dove Paoloni spiega che sono venuti a casa sua e lo hanno minacciato mostrandogli la ricetta del Minias, non ne parlo perché ne ha parlato per ore Paoloni alla procura di Cremona, al gip e alla procura federale. Sappiamo bene che in quella situazione Paoloni è stato ulteriormente minacciato di morte e deve forzatamente rilasciare degli assegni a persone che poi li vanno a incassare. Erodiani a un certo punto dice a Pirani: "la partita l'hai portata dove volevi tu". È il momento in cui i rapporti di complicano tra loro due. Il 13 maggio Erodiani chiama la segreteria della Cremonese per parlare con il direttore. Il giorno dopo parla con il dg della Cremonese e gli dice: "io so chi ha messo il Minias nell'acqua". Dice che deve avere dei soldi da Paoloni e non vuole creare problemi. Turotti fa denuncia in questura. Il 14 richiama Erodiani e gli propone un incontro a Cremona in una pasticceria del centro. L'assenso c'è da parte della questura. Turotti dice che da questo incontro era palese l'astio di Erodiani nei confronti di Paoloni, indicato come persona che aveva rovinato più famiglie. Erodiani gli chiede se una sua denuncia alla procura federale avrebbe danneggiato la Cremonese. Erodiani non farà nessuna denuncia. Turotti gli dice di andare con lui in questura a denunciare, ma Erodiani non ci va perché dice che ha già parlato con un avvocato e un procuratore federale che gli hanno detto di denunciare a Pescara. Ma Erodiani non farà denuncia neanche a Pescara».

«Erodiani lancia messaggi criptici a Turotti, gli chiede di contattare Paoloni perché gli deve circa 500 mila euro. Il senso dell'incontro è questo. Erodiani dice di avere le prove e la ricetta che Paoloni ha usato per comprare il Minias. Tutti hanno la ricetta tranne Paoloni. Turotti va in questura a Cremona e racconta l'accaduto. Lo chiama Erodiani e gli chiede di confermargli di aver chiamato Paoloni. Arriva a Turotti una telefonata della moglie di Paoloni che gli chiede cosa è successo con Erodiani e gli racconta disperata la vicenda delle minacce. Poi gli dice che andranno a fare denuncia. Il giorno dopo in effetti Paoloni e la moglie vanno dai carabinieri di Civitavecchia e fanno denuncia. Perché Pirani avrebbe dovuto fare una ricetta alla moglie di Paoloni da Ancona a Cremona? Forse per rapporti amicali. Ma non è così. Pirani dice che Paoloni gliel'aveva chiesto perché la moglie non dormiva e che lui aveva inviato un fax a un tabaccaio di Cremona il giorno prima della partita. Poi dice che l'originale l'aveva consegnato in busta alla ricevitoria di Pescara per farla avere a Erodiani che poi doveva farla avere a Paoloni il sabato prima della gara. Erodiani sbaglia perché dice che Pirani al casello di Valvibrata, nel nordest dell'Abruzzo, il 14 novembre alle 14 gli consegna la ricetta del Minias originale e una copia del fax che aveva inviato Pirani a Paoloni. Questo non è vero».

«Erodiani viene indagato per scommesse abusive nel 2005 e 2007, nel 2009 per falsità materiale e per truffa aggravata. Dal 2010 è indagato dai carabinieri di Vasto per una simulazione di reato, una rapina che non è mai avvenuta. La procura dice che emerge la responsabilità di Paoloni, però non dice chi sono gli altri 5 giocatori della Cremonese coinvolti. Parlando del Minias, il 13 alle 15.12 arriva il fax intestato a Spinelli Michela. Ogni farmacista avrebbe dovuto informarsi su una ricetta in fotocopia, sul latore della ricetta a cui avrebbe dovuto almeno chiedere le generalià. Paoloni al mattino si allena e alle 17 si deve trovare con i compagni e salire sul pullman. Nessuno il sabato pomeriggio avrebbe mai dato il Minias a Paoloni con una fotocopia di una ricetta. E poi come fa a pensare a mettere il Minias in tutte le bottigliette d'acqua? Queste cose non si fanno con la ricetta con il nome della moglie, e organizzi tutto prima. Un magazziniere della Cremonese un mese dopo la partita se ne va, dà le dimissioni e non ci capisce perché. Il magazziniere viene intercettato e parla con i parenti che sono tutti funzionari di polizia. Parla di una convocazione che ha ricevuto dalla questura di Cremona per chiedergli delle cose. La sorella che lavora in questura gli dice di stare tranquillo, se non ha fatto niente non si deve preoccupare. Quando arriva in questura dice che si è licenziato per avere più tempo libero. Dice che quella mattina due giocatori si sono allenati prima di tutta la squadra. Ha visto che la confezione d'acqua era stata aperta e due giocatori avevano preso due bottigliette. Il giocatore Coda dice che mancavano le bottigliette d'acqua e con Vitofrancesco è andato al frigorifero a prenderla. Il magazziniere dice che venerdì aveva messo due confezioni di acqua sul tavolo della Cremonese e della Paganese. Quelle confezioni di acqua non c'erano quella mattina quando i due giocatori si sono allenati prima. Il magazziniere Mainatti dice di aver avuto diverse problematiche perchè lavorava troppo. Però gli agenti della questura Bellomi e Mori sono attenti e nella ricerca di approfondimento scoprono che il magazziniere aveva chiesto la possibilità di avere un lavoro migliore ma gli era stato negato. Aveva chiesto al presidente della società di avere un lavoro da lui, richiesta negata. Con alcuni giocatori (Paoloni, Gervasoni, Musetti, Pradolin) ha cattivi rapporti. Sono spunti investigativi che avrebbero dovuto essere approfonditi»

«Non siamo venuti qui a fare i penalisti, però bisogna ricostruire la vicenda Paoloni-Minias. Non ho gli strumenti per convincervi, ma neanche la procura ha gli elementi per stabilire la colpevolezza. Il dubbio ci deve accompagnare per stabilire le responsabilità di questo processo che rischia di fare danni enormi a tutti».

15.15: La commissione sospende per un'ora.

16.20: Palazzi inizia la controreplica. «Non ci sono insuperabili contraddizioni nelle dichiarazioni di Micolucci. Doni: non abbiamo allegato agli atti la lettera anonima perché abbiamo prestato assoluto rispetto alla giurisprudenza. Quest'ufficio però voleva fare piena luce anche su questo fatto. Sotto questo aspetto non è censurabile la scelta di questo ufficio.
C'è una somma di denaro notevole che Parlato quantifica in 40 mila euro consegnata a lui da Santoni due ore dopo la conclusione della gara. Lo stesso Santoni non ha ancora ottenuto la corresponsione della vincita. Il taglio è tutto da 500 euro. Le dichiarazioni di Santoni su Doni per Atalanta-Piacenza: nel momento in cui Santoni dà una giustificazione alternativa all'intercettazione non è credibile, sia per la consegna di soldi sia nella motivazione, perché riconoscere un premio così elevato per un'informazione è improbabile.
È noto alla commissione che c'è giurisprudenza della suprema corte che quando una parte fornisce una giustificazione inattendibile, anche questo diventa elemento di riscontro pienamente utilizzabile. Sulle voci correnti: ci sono decisioni della Cassazione che dicono che le voci correnti sono utilizzabili quando ricorrono in un ambiente ristretto. Riguardano l'ambiente militare. C'è anche il filmato della gara che è singolare. Quando una condotta tecnica trova un suo presupposto in elementi probatori a monte, qui tutto corrisponde a quanto programmato preventivamente. Sono singolari anche i commenti successivi alla gara da parte dei soggetti interessati. Per la responsabilità presunta dell'Atalanta: c'è un concorso tra titoli di responsabilità diversa secondo questo ufficio che dimostrano una maggiore gravità del fatto. C'è un illustre precedente che riguarda i noti fatti del 2006. Su Ascoli-Atalanta è chiaro che c'è un fatto obiettivo per la responsabilità oggettiva».

16.47: Interviene l'avvocato Alleva, legale di Gervasoni: «Quando Palazzi ha fatto accenno all'ingentissimo numero di telefonate del mio assistito, dico che sono sempre le stesse, delle quali ieri abbiamo parlato. Sono tre tra Gervasoni e Paoloni. Quelle tre sono avvenute tra gennaio e febbraio e l'oggetto non ha nulla a che vedere con le scommesse. Poi ce n'è una tra Erodiani e Paoloni del 23 febbraio 2011 che non ho menzionato ieri e riguarda una partita, Padova-Piacenza, che non è stata contestata a Gervasoni che non l'ha giocata in quanto infortunato. Sull'incontro avvenuto la notte tra il 1° e il 2 aprile, nel verbale della procura è spiegato chiaramente che è all'una della notte del 2. Se io devo rendere credibile qualcosa alle 3 del mattino per salvarmi la pelle, senza impegnare un illecito diretto, peccato che abbiate scelto il giorno sbagliato.

17: Interviene l'avvocato Pino. «Sulle controrepliche a Manfredini il procuratore nulla ha aggiunto. Tanti casi vanno così, anche il pareggio è importante ma questa difesa ha spiegato bene. Sulla lettera viene chiamato un testimone a cui viene mostrata un'anonima e gli vengono fatte delle domande, domande che non vengono verbalizzate. Perché? E' vero che l'anonimo non si allega, ma quando diventa allegato di un verbale di un testimone è indispensabile riportarlo. Sulla dazione di denaro, continuiamo a giocare sulle intercettazioni e su Parlato. Parlato ha mentito e questa è una certezza. O ha mentito a Erodiani, quando dice 25 mila, o ha mentito al gip, quando dice 40 mila, quindi la sua credibilità è compromessa. Le voci correnti nel pubblico: ci manca la fonte, ci manca il contenuto, ci manca il contesto. Ma qui qual è la comunità ristretta? Erodiani, Parlato, Pirani? Doni non appartiene a questa comunità ristretta perché nessuno di questi lo conosce. Sulla partita ci dice il procuratore che il timing dei gol corrisponde al progetto elaborato nello studio di Bologna: non è vero. Loro aspettavano un gol al ventesimo, alla metà del primo tempo e alla metà del secondo tempo. Qui i gol avvengono tutti in un periodo ristretto di tempo».

17.06: Chiappero: «Sulla responsabilità presunta, i soldi consegnati da Santoni riferibili alla società Atalanta, questo è un dato incerto, non approfondito e contrastato nei numeri e nella finalità perché poi questi soldi non finiscono dove dovrebbero arrivare. Con il principio che l'indizio deve esserci ma dev'essere univoco e preciso, quella frase messa lì è inconciliabile con le dichiarazioni di Santoni e Parlato. La procura prende per oro colato tutto quello che dice Parlato, ma se anche fosse vero, Parlato dice che millanta perché non era in grado di condizionare il risultato. Manca la prova e ci si ferma a un punto tale che nessun illecito è stato iniziato nella parte precedente. Ritengo pertanto che le conclusioni di prima debbano essere riconfermate».

17.11: Interviene l'avvocato Proietti dell'Ascoli: «L'Ascoli è una società che potrebbe essere penalizzata per reati commessi da terzi».

17.27: La Commissione chiude la giornata. Comincia la Camera di Consiglio. La sentenza è attesa per martedì mattina.

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