Percassi rompe il silenzio:
«Teorema basato su chiacchiere»

Anche Antonio Percassi rompe il silenzio e, in una lettera pubblicato sul sito dell'Atalanta, parla di «un profondo senso di delusione e sgomento». La sentenza, aggiunge, «ha dato credibilità ad un teorema accusatorio basato su chiacchiere».

Anche Antonio Percassi rompe il silenzio e, in una lettera pubblicato sul sito dell'Atalanta, parla di «un profondo senso di delusione e sgomento». La sentenza, aggiunge, «ha dato credibilità ad un teorema accusatorio basato su chiacchiere».

Ecco il testo integrale della lettera di Antonio Percassi
«La sentenza di ieri della Commissione Disciplinare Nazionale ha generato in me un profondo senso di delusione e sgomento.

Fin da quando, giovanissimo, l'Atalanta mi ha formato, come calciatore e come uomo, ho pensato al mio Club come ad una scuola di vita e di sport che, nella sua ultracentenaria storia, ha aiutato decine e decine di giovanissimi a diventare campioni, ma anche grandi uomini. Ne potrei citare tanti di loro, ma ricordo un solo nome, quello di Gaetano Scirea, cresciuto insieme a me nel settore giovanile nerazzurro, che può rappresentarli tutti ed emozionarci al solo pensiero.

Dopo aver lasciato il calcio, diventando un imprenditore, sono sempre stato animato da un profondo senso di gratitudine nei confronti dell'Atalanta per tutte quelle lezioni di vita che aveva saputo trasfondermi fin da ragazzo e diventarne Presidente è stato per me il modo più semplice e naturale per dimostrare la mia riconoscenza.

Ecco perché la sentenza di ieri, che ha dato credibilità ad un teorema accusatorio basato su chiacchiere di persone esterne al mio Club e non su inconfutabili prove di colpevolezza, genera in me tanto disappunto. Ho sempre accettato le regole dello sport e del calcio, figuriamoci se non lo farò adesso che sono dirigente d'azienda.

Mi ribello, però, con tutte le mie forze, al pensiero che due nostri giocatori, che hanno scritto tante pagine importanti dell'ultima storia della nostra amata Atalanta, vedano la loro gloriosa carriera stroncata ed infangata senza lo straccio di una prova, come mi hanno spiegato anche i miei avvocati, e come ho potuto constatare essendo presente personalmente al dibattimento. Così come mi rifiuto di pensare al mio Club come protagonista di comportamenti poco chiari.

Manifesto, comunque, ancora la fiducia che i successivi gradi di giudizio facciano svanire l'incubo che l'Atalanta ed i suoi tesserati possano essere ingiustamente condannati. Mi auguro, soprattutto, che restituiscano ai nostri due calciatori ed al Club l'onorabilità e l'onestà che li hanno sempre contraddistinti.

Il mio pensiero, infine, è rivolto ai nostri fantastici tifosi che stanno soffrendo tanto nel vedere l'Atalanta coinvolta inconsapevolmente in questa incredibile vicenda. Sono convinto che, ora più che mai, ci saranno vicini perché insieme abbiamo sempre costituito una forza capace di buttare il cuore oltre l'ostacolo».

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