Gli arbitri nella bufera
ripartono da Redondi

La restaurazione prima ancora della rivoluzione. L'Aia Bergamo prova a superare il momento di crisi ripartendo da dove era rimasta: la vittoria di Juri Redondi è l'ideale prolungamento della gestione di Attilio Belloli, dimessosi a inizio estate.

La restaurazione prima ancora della rivoluzione. L'Aia Bergamo prova a superare il momento di crisi ripartendo da dove era rimasta: la vittoria di Juri Redondi è l'ideale prolungamento della gestione di Attilio Belloli, dimessosi a inizio estate.

I nuovi vertici della sezione provinciale hanno da subito un compito difficilissimo, vale a dire superare senza troppi cerotti un periodo nero, caratterizzato da una spaccatura impressionante all'interno dell'associazione. Frattura visibilissima venerdì sera, alle elezioni tenutesi al Palamonti e testimoniata dalla vittoria al fotofinish di Redondi sul rivale Giammaria Fumagalli, per un solo voto, 127 a 126.

Ogni preferenza pesante come un macigno, quelle dei nomi altisonanti così come quelle degli ultimi, anzi penultimi, arrivati (il diritto di voto è concesso ai maggiorenni in possesso della tessera associativa da almeno un anno): anche per questo, ci sono state contestazioni, in apertura, sulla legittimità del voto di un paio di elementi e, in chiusura, è stato necessario un riconteggio, chiuso attorno all'1 di notte.

Tensione che si tagliava a fette, anche per via delle voci che si sono rincorse nell'ultima settimana relative a presunte anomalie a livello economico e burocratico riscontrate nell'ispezione disposta dall'Aia nazionale e tenutasi sabato scorso: «Sono stato accusato ingiustamente - ha subito attaccato l'ex presidente Belloli nel proprio intervento -: non ho mai rubato niente, farlo in questo caso sarebbe come rubare ai poveri».

Ad accrescere i contrasti, anche qualche colpo trasversale in campagna elettorale, come la corsa al rinnovo di tanti tesserati, che ha contribuito a gettare benzina sul fuoco. L'isola felice (solo in apparenza?) dell'Aia bergamasca, portata da Belloli a raggiungere numeri monstre in Italia non esiste più, adesso si tratta di cercare di ricostruirla: la palla passa proprio al braccio destro dell'avvocato, quello Juri Redondi (trentasette anni, sul campo è arrivato fino alla Promozione, ma una carriera nei quadri dirigenziali) che, nel suo discorso, ha sottolineato innanzitutto il concetto di continuità.

Nel senso di proseguire quanto fatto dal predecessore riguardo l'attività associativa: aprire il mondo degli arbitri a tutti, compresi giovanissimi ed extracomunitari, anche grazie ad iniziative collaterali. In attesa delle prime dichiarazioni ufficiali del nuovo presidente (che sabato si è trincerato dietro un «non posso parlare prima di ricevere il via libera da Nicchi») e di scoprire i nuovi vertici sezionali che saranno ufficializzati nei prossimi giorni, si sa soltanto che Belloli comparirà ancora in una veste da definire, mentre gli uomini di Fumagalli (l'ex vice, che puntava maggiormente sull'aspetto tecnico: prima la qualità, poi la quantità) hanno già annunciato che si faranno da parte.

Almeno fino alle elezioni della prossima estate, già programmate come in ogni anno olimpico: la presenza di molti giovani tesserati di recente (dunque, potenziali aventi diritto) sembrerebbe allargare ulteriormente la forbice a vantaggio di Belloli, dunque di Redondi, ma di certo la stagione che si appresta a cominciare si annuncia durissima per la nuova gestione, con tanti veleni da sedare e tanti problemi da risolvere.

Matteo Spini

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