Colantuono: «Partenza ok
Ma adesso viene il difficile»

«Ao', non me scrive' che semo forti e non me parlà de nuovi obiettivi. So' fregnacce, se trovo qualcuno che non pensa al Novara divento 'na bestia, divento...». Stefano Colantuono la mattina dopo l'impresa di Lecce ha il sangue negli occhi.

«Ao', non me scrive' che semo forti e non me parlà de nuovi obiettivi. So' fregnacce, se trovo qualcuno che non pensa al Novara divento 'na bestia, divento...». Stefano Colantuono la mattina dopo l'impresa di Lecce ha il sangue negli occhi.

Se ne sta seduto in un angolino della sala imbarchi dell'aeroporto del Salento, l'ipad in mano, un total look blu lontano dalle divise di passeggio bianche indossate dai giocatori che brulicano tutto attorno. E si capisce da come ti saluta - aggredendoti - che è già pronto per la terza partita in otto giorni, a questo punto sulla carta la più facile, in realtà prima di domenica destinata a diventare la più difficile.

Perché Colantuono è questo, un martello inaudito: «Che vo' fa', nun me piace la melassa: me servono punti, punti, punti. Semo primi? No, semo penultimi. Semo in B, semo...». Poi una battuta sulla mancanza di Doni e il modo in cui tutto il gruppo l'ha sostituito: «Non potevamo fare altrimenti - spiega Colantuono calmando la sua adrenalina -: partendo da -6 e senza Cristiano non potevamo che essere ancora più squadra. Per ora ha funzionato, ma adesso viene il difficile».

Colantuono rende l'idea di come la squadra dovrà vivere l'avvicinamento al Novara, allo stesso modo German «el tanque» Denis già nel dopopartita ha provato a frenare gli entusiasmi: «Calma, ancora non abbiamo fatto niente. Obiettivi? Quelli della squadra. Leo Rodriguez dice che valgo almeno 12 gol? Non mi complico la vita da solo: io gioco, alla fine faremo i conti dei gol che ha fatto l'Atalanta, non Denis. Aggiungo solo che a Bergamo sto bene, la città è a misura d'uomo e mi sono ambientato in fretta, al punto che gli amici del Sole, in Città Alta, mi aiutano con la dieta. E poi la società mi ha trasmesso da subito grande fiducia. Se parti da questi presupposti, è meno difficile far bene».

Al punto che si bisbiglia di un Denis già mezzo leader dentro lo spogliatoio: «Ma no - si schermisce il bomber - abbiamo cominciato bene e ci aiutiamo l'un l'altro. Tutto è cominciato a Genova, lì ci siamo resi conto di essere una squadra vera e da allora c'è stata una presa di coscienza. Il gioco? È una scelta dell'allenatore, noi proviamo a soddisfarlo. Mi pare che funzioni, dobbiamo proseguire su questa strada pensando che non abbiamo ancora fatto niente. Penso al Novara e mi viene da dire che domenica ci aspetta la partita più complicata di questo avvio di stagione. Questi hanno battuto l'Inter, hanno il morale alto. Ma tutti insieme l'affronteremo nel modo giusto. È questo il nostro segreto: tutti insieme».

Già, tutti insieme. Giacomo Bonaventura parla volentieri del gruppo: «La cosa più importante è che la squadra mostri compattezza. In questo avvio di stagione mi pare che sia uno dei complimenti più frequenti: l'Atalanta è una squadra. Così va bene. Sì, siamo partiti forte e neppure noi potevamo immaginare un impatto del genere sul campionato, ma adesso bisogna continuare».

La cosa curiosa è che la squadra dimostra personalità dopo aver perso il suo leader, Cristiano Doni: «Doni è insostituibile - spiega Bonaventura -, ma proprio per questo probabilmente siamo arrivati a una maggior assunzione di responsabilità da parte di tutti. Un pezzettino ciascuno per riuscire a sostituire Doni».

Ezequiel Schelotto, invece, con Doni non ha giocato. Ma è comunque perfettamente allineato con la filosofia che impera: fare sempre più gruppo perché a questo punto viene il difficile. «Se è vero che il segreto è restare uniti - dice il "levriero" -, perché dovremmo smettere di esserlo proprio adesso che abbiamo cancellato la penalizzazione. No, non guardiamo la classifica, continuiamo a fare il calcio che vuole il mister e che ci sta dando questi risultati. La classifica la guarderemo a fine stagione».

Poi il suo rendimento personale. Schelotto ha concluso le gare con Palermo e Lecce tra i migliori in campo e ne è consapevole: «Sì, sono soddisfatto di come ho cominciato la stagione. Ho lavorato bene da inizio ritiro, sapevo di poter partire con il piede giusto e ho dato tutto. L'idea di cominciare a mille per recuperare in fretta la penalizzazione era stimolante, adesso che l'abbiamo fatto guai se cambiamo atteggiamento: tutti per uno, uno per tutti».

E Schelotto per Moralez, dato che Ezequiel è praticamente l'interprete ufficiale di Maxi. Quando Moralez deve parlare, si presenta sempre dai cronisti in compagnia di Schelotto. Il "levriero" ride, e confessa che preferisce correre in fascia piuttosto che tradurre Mini Maxi. «Ah, ah, certo che sono più a mio agio sul campo. Però Moralez è un amico - continua l'italo-argentino -, io sono a sua disposizione. Ma sta imparando bene l'italiano, tra un po' a me resterà solo la fascia...».

Quella fascia dove lo copre Andrea Masiello, arrivato da una retrocessione con il Bari e partito da un -6 scomodissimo: «Sapevo che questa sarebbe stata una stagione carica di difficoltà, sono contento della mia scelta perché mi pare che sino a questo punto i fatti abbiano dimostrato che anzitutto siamo un gruppo. E sono certo che adesso non molleremo la presa. Già sotto la doccia qui a Lecce stavamo già parlando del Novara».

Pietro Serina

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