L'ad Luca Percassi racconta:
«Un'Atalanta inimmaginabile»

Il giorno dopo l'impresa la cosa più difficile è stato convincere la famiglia Percassi a rilasciare dichiarazioni ufficiali. L'ad Luca Percassi è stato convinto per sfinimento: «Sì, è un'Atalanta inimmaginabile».

A quale posizione può aspirare l'Atalanta 2011/12? Partecipa al sondaggio

Scusi Percassi, perché è così difficile celebrare questo momento?
«Beh, non siamo primi con 10 punti ma in fondo alla classifica con 4, quindi c'è ancora molta strada da fare. E i meriti vanno dati a chi li ha: squadra, allenatore, staff tecnico e, risalendo, staff dirigenziale. Cito il direttore generale Roberto Spagnolo e il direttore tecnico Pierpaolo Marino per citare tutti, fino all'ultimo collaboratore».
Giusto, ma i Percassi?
«Noi abbiamo scelto di seguire una certa strada e non abbiamo cambiato idea. Accettando di entrare nell'Atalanta sapevamo di dover fare fronte a un progetto a lungo termine. Conoscevamo la situazione di partenza, la crescita non poteva che essere graduale».
Chiaro. Ma quanto graduale?
«Per esempio quest'anno sarà decisivo non perdere la categoria. L'obiettivo è portare la società in equilibrio, vicina all'autogestione. Com'è nella storia dell'Atalanta». Certo: valorizzazione del vivaio restando in serie A. Quest'anno resteremo in serie A... «La strada è lunga, non credo che la classifica di oggi sia quella definitiva. Penso alle grandi che partono sempre a ritmi blandi, ma poi finiscono sempre in testa alla classifica. Anche se vedo moltissimo equilibrio: tutti possono perdere con tutti».
Come no: anche all'Atalanta capiterà di perdere...
«Beh, questo è sicuro. Ma reagiremo, lo so. E sarà decisivo voltare pagina e ripartire con la personalità mostrata in queste prime quattro partite». Capiterà di perdere a Roma?
«Vedremo, prima giochiamoci la partita. La Roma è forte e a Parma si è sbloccata, ma noi abbiamo già mostrato di avere una nostra fisionomia. Io ho un solo obiettivo: vedere che la squadra continua a crescere».
Tutto giusto. Ma lei lo firmerebbe un pareggio?
«Subito. Ci darebbe continuità. È la prima sfida sul campo di una grandissima, il pareggio lo firmo subito».
Ma qual è il segreto di questa Atalanta?
«Io non vedo segreti, però proverei a racchiudere questo nostro exploit in tre concetti: umiltà, dedizione e cura dei particolari. Sono le cose che più mi hanno impressionato, seguendo il lavoro della squadra».
Umiltà e dedizione va bene, ma ci dica della «cura dei particolari».
«Beh, diciamo che è molto evidente, anche solo frequentando l'ambiente, che nulla succede per caso. Niente, a nessun livello. La sensazione è che ogni volta si creino le condizioni migliori per permettere alla squadra di esprimersi al meglio. In tutti i particolari».
Merito di Colantuono?
«Il mister ha un grande rapporto con la nostra famiglia e si sta dimostrando un grande allenatore, oltre che per la sua abilità nel motivare la squadra, anche per il calcio che il gruppo riesce a proporre. Molto spesso divertente, a tratti addirittura devastante. Abbiamo sempre giocato senza paura dimostrandoci migliori delle nostre avversarie. E il Genoa fino a domenica era primo in classifica...».
Giusto. Questa è la rivincita di Colantuono.
«Non parlerei di rivincita, diciamo che le critiche fanno parte di questo mondo, ma adesso è chiaro che il mister sta mostrando quel che vale. L'ambiente è straordinario, noi siamo contentissimi».
Quanto ha contribuito la penalizzazione a motivare la squadra?
«Mah, non mi piace tanto questo discorso. Avremmo preferito partire da zero, alla pari con le altre 19 squadre».
Senza penalizzazione l'Atalanta avrebbe fatto dieci punti?
«Non lo sapremo mai. Ma ripeto che avremmo preferito partire da zero».
Quanto ha contribuito la squalifica di Doni a responsabilizzare il gruppo?
«Altro discorso che non mi piace. Doni sarebbe meglio averlo che non averlo. E comunque non è finita...».
Manca il giudizio di terzo grado. Voi ci credete.
«Fino a sentenza definitiva faremo il possibile per recuperare la penalizzazione e Cristiano Doni. Nessun dubbio».
Intanto i bergamaschi dopo le incomprensioni iniziali vi hanno seguito anche sulla campagna abbonamenti. Le 9.658 tessere sono una vostra vittoria morale: non si arrivava a questi numeri dal 2002.
«Siamo contentissimi della risposta dei bergamaschi, sia per gli abbonamenti che per le presenze allo stadio. Domenica nel finale, dopo il gol del Novara, ho sentito tutto lo stadio incitare la squadra, spingerla avanti. È stato un momento bellissimo, mi è venuta la pelle d'oca».
E la cosa più bella che le è capitata il giorno dopo la vittoria sul Novara?
«In un bar, dove ci siamo fermati per un cappuccio volante. Una signora diciamo probabilmente già nonna ci ha avvicinati, ha verificato che papà fosse proprio Percassi e gli ha stretto la mano, facendogli i complimenti per aver portato Bergamo in testa alla classifica. Ci siamo commossi, è l'ennesimo segnale di quanto la nostra gente si sente vicina all'Atalanta».
Atalanta a parte, quale squadra la sta stupendo?
«Sabato ho visto la Fiorentina a Napoli e mi ha stupito. Grande prestazione, e anche lì c'è un progetto sostenuto da una famiglia...».
A proposito di famiglia: se ne sta occupando suo fratello Matteo, ma ci sono novità per il nuovo stadio?
«Mi risulta che a breve chiederemo un confronto con l'Amministrazione comunale».
In che misura ha contribuito, il mercato, a costruire questa Atalanta?
«Abbiamo inserito giocatori di qualità in una squadra già solida. Mantenendo comunque i conti entro numeri ragionevoli. Per come hanno lavorato faccio i complimenti a Pierpaolo Marino e a tutto lo staff».
A proposito di conti, ci sono dati aggiornati?
«Adesso che s'è chiusa la campagna abbonamenti non ci resta che sottoscrivere alcuni contratti e poi potremo fare il punto della situazione. Tempo un paio di settimane e avremo il quadro chiaro e realistico del prossimo disavanzo di gestione».
Ci dica della squadra: Schelotto merita la Nazionale?
«Schelotto ha 22 anni e il futuro tra le mani: deve solo continuare così. Con questa umiltà farà strada».
Lei da ex terzino cosa pensa di Moralez?
«Maxi è un'arma a disposizione del mister. Un problema in più per gli avversari, sempre... Ma non mi faccia parlare dei singoli. La fortuna dell'Atalanta è il gruppo».
Di questo passo saremo in molti ad avere fatto valutazioni sbagliate...
«Quando c'è amore per l'Atalanta le critiche sono sempre fatte a fin di bene, lo sappiamo... Anche se mi auguro che questo ragionamento si possa fare anche a fine stagione...».
A lei andrebbe bene salvarsi all'ultima giornata?
«Benissimo. Ma se capitasse di soffrire qualche partita di meno...».
Ad agosto l'avrebbe sottoscritto.
«Certo, io speravo, entro la sosta che seguirà la Roma, di non avere più il meno in classifica...».
Ma pensava di fare 10 punti in quattro partite?
«No. Questo proprio era inimmaginabile».

Piero Serina

© RIPRODUZIONE RISERVATA