L'intervista integrale a Percassi:
progetto stadio entro fine mese

«Se a primavera ci salviamo con 4 turni d'anticipo? È sicuro: vado a Caravaggio a piedi. Sì, al santuario. Io e i miei figli. Anzi, adesso che ci penso invito tutti i bergamaschi. Ma sì, se ci salviamo in anticipo andiamo tutti dallo stadio al santuario di Caravaggio.

«Se a primavera ci salviamo con 4 turni d'anticipo? È sicuro: vado a Caravaggio a piedi. Sì, al santuario. Io e i miei figli. E invito anche lei. Anzi, adesso che ci penso invito tutti i bergamaschi. Ma sì, se ci salviamo in anticipo andiamo tutti dallo stadio al santuario di Caravaggio. Non è una bella idea?» Ovviamente è bellissima, l'idea.

E, ovviamente, a proporla è Antonio Percassi, presidente dell'Atalanta. Anzi, dato che viene da lui l'idea è ancora più bella: è un invito a un pellegrinaggio dell'orgoglio nerazzurro. Noi che siamo partiti da -6 ci salviamo in anticipo e celebriamo l'evento. E la prima tappa verso il pellegrinaggio - il presidente lo sa - sarebbero i 20 punti per Natale. L'intervista è cominciata proprio da lì.

Così non se l'aspettava.

«No, la squadra ci sta regalando soddisfazioni. Ma un avvio del genere era inimmaginabile».

Adesso tutti chiedono 20 punti per Natale. Cioè otto punti nelle prossime 6 gare. Lei li firmerebbe?
«Sì, li firmerei. Ma adesso cambiano le condizioni psicologiche. La squadra dovrà essere bravissima a non calare la tensione».

La squadra ne sembra consapevole.
«In questa settimana mi dicono che ha lavorato benissimo».

Prima a Siena e poi il Napoli in casa. Dovesse vincerne una?
«I ragazzi mi hanno detto che in casa quest'anno non si perde... Ma Siena è uno scontro diretto. Non mi faccia dire niente che porta male...».

E se l'Atalanta si salvasse con un mese d'anticipo?
«Nooo, non ditemi niente...».

Ci pensi: salvi a 4 giornate dalla fine dopo essere partiti da -6. Spettacolo.
«Guardi, se succede vado a Caravaggio a piedi. Sicuro. Sì, al santuario. Io e i miei figli. E invito anche lei...».

Perché no...
«Anzi, adesso che ci penso invito tutti i bergamaschi. Ma sì, se ci salviamo in anticipo andiamo tutti dallo stadio al santuario di Caravaggio. Però prima dobbiamo fare i punti. Ma mi fido anzitutto della società. Lo dico subito: non ringrazierò mai abbastanza Pierpaolo Marino per il lavoro che sta facendo. È stata una grande scelta. È il manager ideale per il completamento della squadra. Con Spagnolo, Zamagna e Corti compone un gruppo di lavoro formidabile».

Però i dirigenti non giocano.
«Certo. Infatti conto anche sulla squadra. E sull'allenatore: è Colantuono il segreto».

Ormai è quasi santo, l'allenatore.
«Guardi io ho una buona memoria e ricordo bene cos'è successo l'estate scorsa. Quando sembrava dovessimo giocare in C, Colantuono con noi si è comportato alla grandissima».

Accettando di restare a Bergamo.
«Certo. La famiglia Percassi gli deve riconoscenza e in più i fatti hanno creato le condizioni per avviare un rapporto vero anche dal punto di vista umano».

Lui dice che se potesse resterebbe all'Atalanta a vita.
«E io credo che con lui si possa fare un ciclo di diverse stagioni. Tra un po' ne parleremo. Il campo ha dimostrato che è un grande allenatore, i miglioramenti sono evidenti».

In effetti la squadra ha giocato spesso un ottimo calcio.
«Sì. Con una spiccata vocazione offensiva e i giovani in campo. È la strada da seguire. Avanti così».

Se Denis tiene il passo.
«È un giocatore formidabile. Sinistro, destro, gioco aereo, fisico bestiale. E con il supporto di una tecnica di prim'ordine. Glielo dico da difensore: uno così lo puoi marcare solo se non sta bene fisicamente».

Se sta bene sino a maggio li segna 20 gol?
«Se tiene questa condizione fisica 20 gol li vale».

E Moralez?
«Mi risulta sia al 70% di quello che vale. Pensi se giocasse 4-5 partite consecutive come quella contro l'Inter...».

A proposito di Inter: quel rigore sbagliato?
«Io sono contento della squadra. Abbiamo sbagliato un tempo a Roma e uno a Bologna, se teniamo questa media va benissimo».

Intanto il Calcioscommesse è al Tnas. Lei cosa s'aspetta?
«Che prevalga la giustizia vera. Ma non posso fare dichiarazioni, c'è una strategia difensiva...».

Se vi ridanno due-tre punti a lei va bene?
«Io chiedo che emerga la verità. Non posso dire altro. Anzi, una cosa sì: ringrazio Doni per il lavoro che sta svolgendo dentro lo spogliatoio».

Da motivatore del gruppo?
«Sta aiutando i compagni, il suo è un comportamento molto positivo».

C'è un altro tema: prima o poi l'Atalanta calerà sul piano fisico.
«Ma io non credo ai crolli. E so che queste soste periodiche fanno bene. Inoltre mi fido del mister e del suo staff. Il professor Montesanto è un fuoriclasse...».

Tra cinquanta giorni c'è il mercato.
«Sono così contento della squadra che non ci penso. Vecchi e nuovi stanno facendo bene. Schelotto rappresenta il futuro, adesso non è cedibile».

Quindi nessun movimento a gennaio?
«Di questo parleremo con il mister e i dirigenti. Ma di sicuro niente mercato per cedere i nostri gioielli. Se però capitasse l'occasione di fare un investimento su un giovane, non ci tireremo certo indietro».

Certo, il vivaio. Come si procede?
«Ho visto proprio nei giorni scorsi il progetto completo dei lavori a Zingonia. Nel giro di due anni investiremo circa 3,5 milioni per le infrastrutture».

Scusi?
«Si, abbiamo deciso di mettere mano anche alla sede, porteremo la palestra fuori dalla struttura attuale. E lavoreremo per i giovani: nuovi spogliatoi, campi in sintetico, campi illuminati, un campo coperto».

Giù il cappello.
«È necessario farlo, se vuoi essere competitivo. Strutture adeguate e investimenti adeguati sui giovani. Rafforzeremo la rete degli osservatori in Italia, Beppe Corti sta lavorando benissimo con l'estero».

E arriverà Nasser Larguet, l'erede di Favini.
«Per il momento continuerà la collaborazione con lui. Ha problemi con il contratto in Marocco, noi intanto vogliamo rafforzare la struttura».

Presidente, questa è una marcia indietro?
«No, continueremo la collaborazione con Nasser, solo che stiamo riflettendo sulla struttura. La cosa principale è Favini, poi ogni decisione segue a cascata».

Ha fissato i tempi per la presentazione del progetto stadio?
«Entro fine mese. E spero che in un anno sia possibile avere tutte le autorizzazioni».

Poi quanto tempo per costruire?
«Purtroppo su questo incideranno molte variabili, per esempio la legge sugli stadi, o la finanziabilità dell'opera in un contesto economico difficile. Ma sia chiaro che noi ci siamo».

A quando la prossima partita internazionale?
«Se mi vuol provocare per parlare d'Europa le dico che per noi è fondamentale restare stabilmente in serie A. Non un anno, ma a lungo».

Certo, certo. Ma sa, il respiro internazionale...
«Se non è una provocazione le dico che stiamo ragionando con alcune aziende per avviare una collaborazione con delle società di calcio in Oriente».

L'Atalanta va in Cina?
«Con la Cina, o il Giappone. Sono realtà emergenti, ci sono i presupposti per costruire buone cose».

Con il Cagliari c'erano appena 12 mila spettatori. Cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro?
«Guardi, l'estate scorsa avevamo talmente tanti problemi, con il Calcioscommesse, che era impossibile persino fare una strategia. Il prossimo anno, se la squadra continuerà di questo passo, m'impegno già da adesso: per gli abbonati faremo ancora meglio».

Quando il CdA che farà i conti della stagione?
«Entro fine mese. Distribuiremo incarichi ai consiglieri, decideremo come finanziare le necessità di cassa».

Si sussurra di un possibile prestito obbligazionario, unica via per evitare un nuovo aumento di capitale.
«Vedremo, stiamo facendo le valutazioni del caso».

Ma 6-7 milioni in un modo o nell'altro serviranno.
«Se serviranno, provvederemo».

E poi tutti a Caravaggio?
«Ah, spero proprio di andarci. E di portarci tutti...».

Pietro Serina

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