«Doni partecipò alla combine»
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«Si insiste per il rigetto dell'istanza avversaria». In gergo calcistico si potrebbe dire che era un tiro telefonato, la conclusione della «contromemoria» presentata mercoledì 23 novembre dai legali della Figc al Tnas per rintuzzare la richiesta di assoluzione per Doni.

«Si insiste per il rigetto dell'istanza avversaria». In gergo calcistico si potrebbe dire che era un tiro telefonato, la conclusione della «contromemoria» presentata mercoledì 23 novembre dai legali della Figc al Tnas (il Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport, in pratica l'ultimo grado di giudizio della giustizia sportiva) per rintuzzare la richiesta di assoluzione del difensore di Cristiano Doni, l'avvocato Salvatore Pino.

Nel documento della Figc, i legali Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli arrivano a sostenere il «concorso» dell'ex capitano nerazzurro nella presunta combine di Atalanta-Piacenza (3-0) del 19/11/11, basandosi sul ragionamento della Corte federale che ha ribadito la condanna a tre anni e mezzo: il nome di Doni «ricorre frequentemente nelle indagini, e in particolare con riguardo alle sue abituali frequentazioni con soggetti coinvolti», quindi è possibile dedurre «la compartecipazione del Doni all'andamento dell'incontro».

Basta, questo incastro logico? Il sospetto è che nei tribunali ordinari, dove si valuta sempre «al di là di ogni ragionevole dubbio», si faticherebbe ad arrivare a un giudizio di responsabilità. E, infatti, i legali della Figc sono abili a premettere che «alla luce dei diritti del principio sportivo, per la condanna di un illecito non è necessaria la certezza assoluta dell'imputabilità di una condotta, essendo sufficiente che il grado di prova richiesto sia comunque superiore alla semplice valutazione delle probabilità».

Per gli avvocati della Figc, basterebbero dunque la rete di telefonate in cui il nome di Doni compare come referente per l'Atalanta della presunta gara truccata e gli interrogatori della Procura di Cremona in cui alcuni degli indagati confermavano il coinvolgimento dell'ex capitano.

Nella «contromemoria» della Figc si accenna pure alla questione dei 40 mila euro che, secondo uno degli indagati (Gianfranco Parlato), sarebbero stati consegnati nell'ambito della presunta combine da Doni all'allora amico Nicola Santoni, ex portiere.

Quest'ultimo ha sempre scagionato l'ex capitano nerazzurro, ma per gli avvocati Medugno e Mazzarelli, avrebbe avuto buoni motivi per mentire. Primo: Santoni si rende conto di aver inguaiato l'amico citandolo nelle telefonate intercettate e quindi avrebbe successivamente cercato di salvarlo. Secondo: Santoni spera di trovare un ingaggio nello staff dell'Atalanta. In proposito viene menzionata la telefonata con Parlato in cui l'ex portiere chiede rassicurazioni perché «io potrei anche andare a lavorare lì in futuro, quindi non voglio sputtanarmi».

Infine, secondo i legali Figc, Parlato è più credibile di Santoni poiché «non ha mai cambiato versione e ha ammesso, a suo danno, di aver ricevuto 40 mila euro da Santoni».

Quanto a Manfredini, coinvolto dalle dichiarazioni di Micolucci per una presunta combine su Ascoli-Atalanta e assolto in secondo grado, la Figc ammette «l'intrinseca innocenza della frase addebitata al giocatore (Manfredini, ndr), nei confronti del quale non sussistevano elementi probatori a carico».

Nella «contromemoria» si riconoscono gli errori della Corte (nelle motivazioni aveva scambiato Doni per il piacentino Gervasoni e citato un fantomatico Marco Paolini al posto di Marco Pirani), anche se sono «inidonei a inficiare l'impianto della decisione gravata». Nelle prossime ore si conoscerà il contenuto della «contromemoria» depositata dalla Figc contro il ricorso dell'Atalanta. Il Tnas si riunirà per esaminare la documentazione il 2 dicembre. Sentenza attesa per la metà di gennaio.

Stefano Serpellini

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