Doni e la scheda sim romena:
ecco i testi delle intercettazioni

La scheda romena utilizzata da Doni per non essere intercettato era intestata a un collaboratore dei bagni di Cervia: laveva avuta da Antonio Benfenati. Doni l'aveva però messa nel suo telefonino: così è stato individuato. Ecco i testi delle intercettazioni.

Dalle intercettazioni contenute nell'ordinanza del gip di Cremona spunta una telefonata fatta da Cristiano Doni a un cellulare intestato alla società «Mdf Italia Spa» di Milano, il cui presidente è Isidoro Fratus, consigliere di amministrazione dell'Atalanta, mentre il figlio Paolo, intimo amico dell'ex capitano, è amministratore delegato.

La telefonata alla «Mdf»
La telefonata è finita nell'ordinanza – che lunedì ha portato all'arresto di Doni e di altre 16 persone – perché viene effettuata dalla scheda che l'ex capitano utilizzava quando voleva parlare senza il rischio di essere intercettato, come scrive il gip «nell'ottica di certa riconducibilità illecita». Una scheda intestata a un collaboratore romeno dei bagni di Cervia, che gli aveva consegnato Antonio Benfenati (socio dello stabilimento balneare, anche lui finito in carcere) il 19 marzo, prima della partita Atalanta-Piacenza, e su cui Doni riceveva chiamate da cabine telefoniche, locali pubblici e sms prima dell'inizio delle partite.

L'ex capitano telefona al numero intestato alla «Mdf» il 24 marzo, due giorni prima della partita Padova-Atalanta, alle 18,18: parla per quattro minuti dopo uno scambio reciproco di tre sms tra le 18,15 e le 18,18. Con chi abbia parlato e di cosa, non è dato saperlo: Isidoro Fratus, da noi contattato telefonicamente, non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito.

Su Padova-Atalanta il gip di Cremona scrive nell'ordinanza: «Si tratta di una partita che, secondo quanto si desume dalle intercettazioni, ha visto raggiunto l'obiettivo che le squadre stesse si proponevano. L'esistenza di un accordo tra le due società è sostanzialmente confermato dalle dichiarazioni rese in occasione degli interrogatori».

Benfenati all'autogrill
La scheda romena viene utilizzata per la prima volta da Doni il 19 marzo, giorno di Atalanta-Piacenza. Ma il calciatore commette l'errore di metterla nel suo telefonino, il cui numero IMEI è riconducibile alla sua utenza. È così che gli investigatori sono in grado di monitorarla. Benfenati la consegna a Doni presumibilmente poco dopo le 12,09 – quando Doni lo chiama agganciando un ponte radio di Osio Sotto, in via Ciserano.

Dopo aver visto Doni, alle 12,45 Benfenati è all'autogrill di Osio Sopra e chiama dalla cabina pubblica Gianfranco Parlato (ex calciatore arrestato a giugno nella prima tranche delle indagini). «Benfenati – scrive il gip – conferma la disponibilità per la realizzazione della combine, a che l'Atalanta realizzi almeno tre reti. Non vi è dubbio che parli per voce di un soggetto dell'ambiente calcistico bergamasco e che tale persona, visti i solidi rapporti di amicizia e di affari esistenti, sia con certezza Cristiano Doni».

Dalla cabina, Benfenati chiama diverse persone: Nicola De Tullio (lo stesso che teneva i contatti con Antonio Bellavista), Filippo Russo, gestore di un ristorante di Bologna, il pluripregiudicato Ignazio Santoro, il fratello Daniele. Da questi riceve anche diverse chiamate sul cellulare. Alle 14,14 Benfenati si sposta per andare allo stadio. Tra le 13,23 e le 13,51 Doni scambia 10 messaggi con Santoni dalla scheda romena e altri 7 con Benfenati, l'ultimo mezz'ora prima della partita quando è già allo stadio. Lo stesso pomeriggio, alle 16,40, Santoni e Parlato dopo essersi scambiati diversi messaggi si incontrano a Parma, dove Parlato dichiara di aver ricevuto 40 mila euro «per la propria opera di intermediazione nella manipolazione della partita».

Per il gip, questi contatti e questi incontri sono la prova del coinvolgimento di tutti questi soggetti nella combine.

Il balenu da tenere calmo
L'estate scorsa, dopo lo scoppio dell'inchiesta di Cremona, i rapporti tra Santoni e Doni si fanno molto tesi: Doni è preoccupato perché teme che possa tradirlo. Il 27 luglio alle 21,26 l'ex capitano chiama Maurizio Neri, frequentatore dei bagni di Cervia. I due parlano della situazione in cui si trova Doni e della necessità di tenere calmo «il balenu», Santoni, che deve ricevere dal nerazzurro i soldi per pagare l'avvocato.

Neri: adesso in questi giorni, più che altro, è il «balenu» da tenere...
Doni: lo so... lo so... Oggi ho fatto quello che mi ha chiesto.
Neri: ah sì??
Doni: sì ho fatto quello che mi ha chiesto Daniele (fratello di Benfenati, ndr)...
Neri: ah... ah... ecco l'hai fatto.
Doni: l'ho tranquillizzato sotto ogni aspetto, sotto quell'aspetto là.
Neri: ... hai fatto bene, perché cavoli oh... Mamma mia, se no quell'altro là va in ebollizione...
Doni: (incomprensibile)
Neri: eh è quello, capito, adesso lui si è spaventato, si è spaventato per questo anticipo (da dare all'avvocato, ndr), che lui va in difficoltà.

«Siamo in galera tutti»
Il giorno dopo Neri contatta nuovamente Doni e gli chiede su quale numero contattarlo. «Di rilevante interesse investigativo – scrive il gip – assumeva la frase che Neri Maurizio riferiva ad alcune persone presenti, mentre stava attendendo che Doni rispondesse all'apparato e che conseguentemente venivano registrata, in ambientale, dal sistema: "...in mezzo... siamo in galera tutti..". Il riferimento – assolutamente casuale e quindi genuino – appare rilevante per comprendere il livello di consapevolezza del coinvolgimento anche del "gruppo di Cervia" nella vicenda penale in argomento». Neri poi lo contatterà nella sua stanza all'Hotel Milano di Bratto, dove l'Atalanta è in ritiro.

Santoni: «È guerra»
Il 1° agosto alle 21,55 Filippo Russo chiama l'amico Nicola Santoni, che è sempre più arrabbiato con Doni perché non ha ancora ricevuto i soldi e minaccia di presentare un memoriale alla giustizia.

Santoni: comunque ti volevo accennare... ti vole... annunciare... che è guerra!
Russo: con il capitano?
Santoni: sì... sì... sì... guerra aperta...
Russo: ma chi l'ha detto?
Santoni: lo dico io...
Russo: cioè... perchè non è vero che è tutto a posto?
Santoni: no... non mi ha detto niente... oggi sono andato a fare una bella firma di delega ho speso i miei centoventi euro... e...
Russo: ma ha chiamato?
Santoni: no... no... non chiamo nessuno. Io.. io... ho chiuso il libro...
Russo: ma su... il tuo avvocato... non sa niente?
Santoni: niente... per me possono morir tutti... io lunedì... mercoledì faccio... le mie memorie... in base a quelle si... si... ammazzano tutti... ci sono de... delle grandi corde per impiccagione...

Due giorni dopo, il problema viene affrontato da Doni, via sms, con Russo. «Doni, evidentemente preoccupato per l'atteggiamento tenuto in quel momento dal Santoni, si esprimeva sul punto con chiarezza disarmante, in ordine alla illiceità del contesto in argomento e alle conseguenze che potrebbero derivare dalle eventuali rivelazioni del Santoni – scrive il gip – "…Digli che per la cosa che sa lui è tutto ok!!!! E di non fare casino per carità di Dio che è peggio<+tondo>..."».

Il giorno dopo, prima della celebrazione del processo sportivo, Neri rassicura il capitano atalantino sulla serenità di Santoni: «...Molto bene...l'amico è già più sereno.... era ormai alla frutta!!!...».

I soldi e il presidente
Il 22 agosto, Alessandro Ettori, del gruppo di Cervia, va a casa di Doni per parlare dei soldi da dare a Santoni. Il giorno dopo cena con Santoni a Manerba del Garda (Brescia), per dirgli che i contanti ancora non ci sono, ma cerca di rassicurarlo dicendogli che arriveranno. Spunta il nome di un presidente, ma il contesto non è chiaro e non può desumere se sia un soprannome o una carica reale.

Ettori: ha detto di... che devi... devi star tranquillo... perché quell'uomo là... quell'uomo là... non può muoversi perché è pedinato, è pedinato... ha il telefono sotto controllo... e non si può andare... ha detto che devi... devi star tranquillo perché.... quando si sistema tutto, per tutti e due, ti mette a posto... Il presidente non sai un c... quindi, comunque... i possibili anni che bisogna prendere una squalifica, farà in modo di darti quello che ti spetta.
Santoni: sì, ho capito... ma...
Ettori: adesso... adesso... domani... domani ti da 25-30 mila euro che chiude in casa... li va a prendere Cri stamattina e... domani...
Santoni: (incomprensibile)
Ettori: ...non è che lui mi ha detto: non so come glieli darà. Mi ha detto: stai tranquillo che... che l'avvocato lo pagano... quando è il momento pagheranno. Cioè nel senso Nic... io mi metto anche nei panni... nei panni di questi qua: come ca... cioè questo qua... se veramente... se veramente.. che poi me l'ha assicurato anche il presidente... non sa un c... (non?) sapeva le cose... quindi cioè, in qualche modo si... lui adesso questo qua deve tirare fuori i soldi... pian piano... dalla cassaforte.

I soldi a Cervia
Il 27 agosto Doni incontra Santoni allo stabilimento di Cervia, dove gli consegna il denaro. «La conferma - recita l'ordinanza - arriva da una conversazione dello stesso giorno tra Santoni e la fidanzata Valentina, in cui commenta l'incontro avuto poco prima con l'ex capitano nerazzurro, il quale lo aveva accusato di aver parlato con tale Chicco (Thomas Manfredini, ndr) e di avergli riferito fatti che lo avevano messo in difficoltà con i suoi compagni di squadra dell'Atalanta.

Inoltre Santoni spiegava alla fidanzata che Cristiano Doni gli aveva consegnato una somma di denaro, in modo tale che il lunedì successivo sarebbe andato a portarli all'avvocato. Santoni spiegava, inoltre, che Doni gli aveva anche detto di non preoccuparsi dei soldi (riferendosi al costo delle spese legali per procedimento penale instaurato nei loro confronti) in quanto ci avrebbe pensato lui». Santoni parla anche di minacce subite.

Valentina: poi gli hai detto... Io son qua, la gente mi viene a minacciare...
Santoni: sì ma quello là ha detto... lascia stare. Gli ho detto: sì perché poi dopo se ci va... in mezzo l'Atalanta, io e te altro che dobbiamo scappare veramente in un'altra nazione... ah io il primo e te il secondo.

L'iPhone di Santoni
Il 15 novembre Doni telefona a Neri che si trova in compagnia di Benfenati, Ettori (quindi il gruppo dei bagni di Cervia a ranghi quasi completi) e Santoni. Pochi giorni dopo, il 24, era in programma l'accertamento sull'iPhone sequestrato a Santoni, poi non eseguito in seguito alla richiesta di incidente probatorio presentata dai suoi legali. Doni parla con Santoni, camuffando la voce, del tentativo di manomettere il telefono da un computer remoto.

Cristiano: Fantozzi è lei?
Nicola: ah...tutto a posto...
Cristiano: tutto bene...
Nicola: come sito?
Cristiano: sono con il fisso eh... però... ascolta eh... cos'è quella password lì?
Nicola: eh...praticamente...
Cristiano: ...fai il falsetto... fai il falsetto... (camuffando la voce)
Nicola: (camuffando anche lui la voce) ...eh... praticamente...
Cristiano: ma chi te l'ha detta sta... sta boiata qua?... è vera?... Nic... oh!
Nicola: eh... no... prova a cambiare il passwordino.
Nicola: ho detto, tramite il computerino si cambia il passwordino...
Cristiano: eh... scusa... ma chi te l'ha detta sta roba qua....
Nicola: eh... l'ha detto... era l'idea di un avvocato... no?
Cristiano: eh...
Nicola:
... però domani vado in... no mercoledì in un centro tecnico...
Cristiano: loro... loro entrano anche sen... non possono entrare senza?
Nicola: secondo me, teoricamente si.
Cristiano: ah... vabbè....
Nicola:
perché praticamente l'idea era quella... siam sicuri qua o no?
Cristiano: ...sono in fisso poi non lo so se riescono a fare anche i fissi.

Subito dopo Santoni prospetta una soluzione alternativa, basata sulla probabile scadenza dei termini delle indagini preliminari a seguito della perdita di tempo conseguente alla richiesta di incidente probatorio, che poi è stata effettivamente proposta.

Katiuscia Manenti

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