Doni, interrogatorio concluso
Dopo 1 ora e 40' esce correndo

È durata circa un'ora e 40 minuti l'interrogatorio di Cristiano Doni. Jeans e giubbotto, faccia smagrita e barba incolta, alle 15.20 Doni era sceso dal cellulare della Polizia penitenziaria per entrare nel tribunale di Cremona. Al termine è uscito correndo per risalire sul cellulare che l'ha riportato in carcere.

È durata circa un'ora e quaranta minuti l'interrogatorio di Cristiano Doni davanti al gip Guido Salvini.

Jeans e giubbotto, faccia smagrita e barba incolta, Cristiano Doni era sceso alle 15.20 dal cellulare della Polizia penitenziaria per fare ingresso negli uffici del tribunale di Cremona, per essere appunto interrogato dal giudice Salvini.

Nessuna parola, nessun commento e nessun gesto. A Doni era stato consentito di parlare con il suo avvocato Salvatore Pino. Poco prima delle 15 aveva intanto già fatto il so ingresso in tribunale il Gip Salvini.

Fuori dal tribunale il solito gruppo di fotografi, giornalisti e cameramen in attesa degli sviluppi della vicenda, tutti a chiedersi se Doni avrebbe parlato oppure se si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere.

Poco prima delle 17 Doni ha finalmente fatto il suo ingresso nella stanza per essere sottoposto all'interrogatorio davanti al magistrato, alla presenza del suo legale. L'avvocato Pino è uscito dalla stanza intorno alle 18,35: Doni è rimasto all'interno per le ultime firme.

Doni, scortato dagli agenti della penitenziaria, è uscito di corsa dall'ufficio del Gip coprendosi il viso con il bavero della giacca e con la sciarpa, rifugiandosi sul cellulare che lo ha riportato nel carcere di Cremona.

Nell'ordinanza in cui si disponeva l'arresto di Cristiano Doni, il gip Guido Salvini tira in ballo anche la società Atalanta scrivendo che la bandiera nerazzurra «interferiva o tentava di interferire» sul risultato delle partite del club atalantino «anche per conto» della società. Il capitano dell'Atalanta, scrive Salvini nell'ordinanza, «agendo, anche per conto di imprecisati dirigenti della squadra, che aspirava alla promozione in serie A, utilizzando il supporto costante di un suo "gruppo di Cervia"... interferiva o cercava di interferire, con interventi anche corruttivi, al fine di procurarsi illegittimamente i proventi delle scommesse, sui risultati di molteplici partite della sua squadra».

Gli investigatori sono convinti che il tentativo di Doni sia andato a buon fine in almeno in tre partite, Ascoli-Atalanta, Atalanta-Piacenza e Padova-Atalanta. Ricordiamo che per le prime due il «monumento atalantino» è stato già condannato dalla giustizia sportiva per 3 anni e mezzo, mentre il club nerazzurro ha avuto una penalizzazione di 6 punti.

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