Il cardiologo Carù: «Non è detto
che si capisca la causa della morte»

Un intervento ancora più tempestivo col defibrillatore difficilmente avrebbe salvato Piermario Morosini. È l'ipotesi del famoso cardiologo Bruno Carù alla luce delle poche parole di Cristian D'Ovidio, il medico legale che ha eseguito l'autopsia sul corpo del calciatore del Livorno.

«Si può escludere la rottura dell'aneurisma cerebrale, l'infarto era già escludibile da prima, era poco praticabile, ma non è detto che si arrivi veramente a definire la causa della morte - spiega a Sky Sport 24 -. Alcune alterarazioni strutturali di solito si vedono ma quelle genetiche subcellulari, come la sindrome di Brugada, si vedono solo post-mortem al microscopio se non c'è l'immagine chiara dell'elettrocardiogramma che lo dimostra. E questa immagine a volte c'è, altre no».

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