Un'Atalanta che non è dispiaciuta
nonostante il turnover attuato

A noi l'Atalanta non è affatto dispiaciuta. Per questo motivo lo 0-2 finale ci amareggia anche se è ininfluente sulla classifica. In ogni caso la sconfitta di Milano non sbiadisce di una virgola la gioia provata domenica scorsa per la doppia festa.

A noi l'Atalanta non è affatto dispiaciuta. Per questo motivo lo 0-2 finale ci amareggia anche se è ininfluente sulla classifica. In ogni caso la sconfitta di Milano non sbiadisce di una virgola la gioia provata domenica scorsa per la doppia festa, la salvezza aritmeticamente conseguita e record dei punti (52) stabilito.

Ma torniamo al match del «Meazza». Ribadiamo la buona prova dei nerazzurri abili, una volta subito il gol (in fuorigioco?) al 9' a reagire tanto da costringere per parecchi tratti i blasonati avversari ad arretrare il baricentro. E sino al raddoppio, avvenuto nel finale, le possibilità di impattare se ne sono registrate in più occasioni.

Insomma, al di là del risultato negativo, pure nella scala del calcio italiano e di fronte ad antagonisti motivati al massimo, l'Atalanta ha confermato di meritare i lusinghieri consensi ricevuti lungo gran parte della corrente stagione sportiva.

Conferma nella conferma: l'intercambiabilità dei giocatori di una rosa per di più incompleta per via dell'assenza degli importanti lungodegenti Brighi, Capelli e Marilungo. Mister Stefano Colantuono ha optato, a Milano, per un evidente turnover?

Bene, e l'effetto è stato quello di non accorgersene. In altri termini, chi ha indossato la maglia, partendo dalla panchina, l'ha onorata fino in fondo. Anche sotto l'aspetto atletico, gli atalantini hanno recitato il copione riconosciuto, l'equivalente cioè di vigoria e freschezza fisica impressionanti.

Prossimo impegno (il penultimo) la sfida casalinga di domenica 6, contro una Lazio in lotta per la Champions. Per i nerazzurri si tratterà del congedo dai propri sostenitori prima della conclusione del campionato, in programma a Torino con la Juventus. Non vorremmo, proprio, essere nei panni dei laziali…

Arturo Zambaldo

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