«Voglio combattere il mal comune»
Le parole di Doni nell'audizione

«Questa esperienza è stata importante perché mi ha fatto capire che una certa mentalità un po' facilona che permea il calcio, è in realtà frutto di una cultura sbagliata». Parla così nell'audizione Doni il 29 febbraio.

«Questa esperienza per me è stata molto dura e comunque importante perché mi ha fatto capire che una certa mentalità un po' leggera e facilona che permea il calcio, è in realtà frutto di una cultura sbagliata ed antisportiva che sovente deraglia verso l'illecito anche penale. Per questo motivo è mia intenzione di continuare a impegnarmi per quanto sarà nelle mie possibilità al fine di dare il mio contributo, anche attraverso iniziative pubbliche, e provare a scardinare definitivamente questo mal comune che condiziona l'ambiente dello sport e del calcio in particolare». Si conclude così l'audizione dell'ex capitano dell'Atalanta Cristiano Doni alla Procura federale del 29 febbraio. Un'audizione in cui Doni ha sostanzialmente ribadito quanto aveva già detto nell'ambito dell'inchiesta penale di Cremona. E cioè che era a conoscenza che Atalanta-Piacenza era combinata, che gli avevano riferito di una possibile combine per Ascoli-Atalanta (che non si verificò) e che Padova-Atalanta fu regolare.

«Santoni - si legge nel verbale - non mi contattò mai per coinvolgermi in scommesse su partite, ma solo per preavvertirmi che c'era la possibilità di ottenere un risultato utile per l'Atalanta. Si trattava di partite il cui risultato veniva condizionato a prescindere dalla mia partecipazione. (...) Gli accordi di cui venivo portato a conoscenza prevedevano la sconfitta delle squadre avversarie dell'Atalanta (intendo fare riferimento alle gare con l'Ascoli e con il Piacenza) ragion per cui non vi era, a mio avviso, la necessità di coinvolgere altri miei compagni di squadra né dirigenti della mia società».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 19 maggio

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