Mino Favini a Kiev in divisa
«Ha vinto la squadra più forte»

«Ha vinto la squadra più forte, noi eravamo molto stanchi e non siamo stati fortunati. Ma Cesare non ha colpe da farsi. Anzi, lui ha il merito di aver ricostruito una nazionale che sembrava non esistere più, le ha dato un gioco, ci ha resi orgogliosi di essere italiani. Bravo Cesare, a prescindere...».

«Ha vinto la squadra più forte, noi eravamo molto stanchi e non siamo stati fortunati. Ma Cesare non ha colpe da farsi. Anzi, lui ha il merito di aver ricostruito una nazionale che sembrava non esistere più, le ha dato un gioco, ci ha resi orgogliosi di essere italiani. Bravo Cesare, a prescindere...».

Mino Favini all'uscita dallo stadio regala un commento di grande serenità. Nonostante la sconfitta. E nonostante sia volato a Kiev senza vedere Cesare Prandelli. Vestito con la divisa ufficiale dell'Atalanta, Favini è andato in Ucraina ospite del c.t., vent'anni fa diventato allenatore perché lui l'aveva caldeggiato. In un'intervista il c.t. l'aveva invitato per la finale, così Favini ieri è volato a Kiev. Con lui il consigliere dell'Atalanta Roberto Selini, ex responsabile del vivaio, e David Colciaghi, segretario del settore.

Ma, arrivato in Ucraina, Favini non ha voluto chiamare Prandelli: «Lui sa che sono venuto qui per stargli vicino, e di sicuro lo "sente". Ma ha altro da pensare, deve stare tranquillo...». La lunga giornata del trio Atalanta in Nazionale era iniziata alla Malpensa. L'Airbus 330 dell'Alitalia messo a disposizione della Figc per il volo charter che doveva portare in Ucraina tutti gli ospiti del club Italia era esaurito (260 posti).

Tra i primi a salutare Mino Favini era arrivato Marcello Montolivo, il papà di Riccardo. «Mi ha abbracciato - racconta Favini - esclamando: "Quanta strada abbiamo fatto, dai nostri giorni a Zingonia per arrivare fin qui!" Poi mi ha ringraziato, ma non so di cosa: Riccardo era già allora un campione di suo...». Alle 11,45 la partenza, con mezz'ora di ritardo, e alle 14,15 (ora italiana, in Ucraina sono un'ora avanti) l'atterraggio a Kiev e il trasferimento in autobus fino a Casa Italia, quartier generale dei tifosi azzurri e di tutta la Federcalcio. Escluso i componenti effettivi della nazionale, che erano in ritiro, tutti facevano capo al privée di Casa Italia. Lì la possibilità di pranzare, e mentre Colciaghi ha alzato i toni (lasagne, spiedini di pollo, buffet), Selini e Favini hanno rispettato il loro stile minimalista: tre farfalle al pomodoro e frutta al buffet, sistemati ai tavoli riservati. Il loro era del gruppo Albertini, ma tra gli ospiti del volo non c'era distinzione. A seguire una passeggiata nei dintorni, ma c'era caldo anche a Kiev (30 gradi) e Favini ha preferito tornare a Casa Italia, in attesa del trasferimento allo stadio. Dove Cesare Prandelli li ha sistemati nella zona rossa, a fianco dei vip.

«Sulla busta degli accrediti - racconta Favini - c'era scritto "Prandelli per Favini", e già un po' mi sono commosso. Poi ho guardato dentro: mi bastava un posto nello stadio e mi sono ritrovato con tre biglietti da 600 euro l'uno...». Poi lo stadio, la partita, il rientro. Partenza all'1,30 di notte, arrivo a Malpensa alle 4,05. «A quel punto - conclude Favini - andrò a letto, spero di dormire. E appena mi sveglio chiamo Cesare. Questo è sicuro...».

Pietro Serina

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