Il sogno di Greta ora è realtà
«A Londra per onorare l'Italia»

Si dice che nella vita le persone in gamba, quelle che pensano sempre positivo, sappiano trasformare i problemi in opportunità. Greta Cicolari appartiene senza dubbio a questa categoria. Fra pochi giorni indosserà la maglia azzurra all'Olimpiade di Londra.

Si dice che nella vita le persone in gamba, quelle che pensano sempre positivo, sappiano trasformare i problemi in opportunità. Greta Cicolari appartiene senza dubbio a questa categoria. Fra pochi giorni indosserà la maglia azzurra all'Olimpiade di Londra: il coronamento di un sogno, il traguardo più ambito per qualsiasi sportivo militante.

Ebbene, fino a tre anni fa per la pallavolista bergamasca, specialista del beach volley, era un obiettivo impensabile. E anche impensato. «Fino a tre anni fa il beach volley per me era un pianeta quasi sconosciuto, perché mi ero dedicata alla pallavolo indoor», sorride Greta.

Ma quale è stata la miccia che ha innescato la passione per il volley sulla sabbia? Una delusione, come abbiamo detto. Meglio: tante delusioni. «Nell'aprile del 2009 finisce il campionato di A1 e la squadra in cui avevo giocato le ultime due stagioni, la Famila Chieri, retrocede dopo un campionato pieno di problemi. Io, che non vorrei mai perdere, patisco il contraccolpo psicologico, che si aggiunge a quello dell'estate precedente, quando la sera prima della partenza della Nazionale per l'Europeo venni esclusa dalle 12. Ce n'era d'avanzo per avere il morale sotto i tacchi e così, quando mi viene proposto il beach volley, non esito ad accettare».

Nel momento in cui dice basta alla pallavolo indoor e abbraccia l'avventura all'aperto, Greta Cicolari del beach volley sa poco o nulla, «È vero - spiega - non sapevo granché, ma due elementi di valutazione mi hanno convinto. Il primo è il progetto: serio, concreto, un progetto triennale finalizzato all'Olimpiade di Londra, da condividere con Marta Menegatti, con cui c'è grande sintonia. Siamo una coppia affiatata e ben assortita. Il secondo elemento di valurazione è che nel beach volley la qualificazione olimpica è nominale e, quindi, meritocratica: se sei brava ci vai e giochi, dipende soltanto da te».

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