Colantuono: «Scudetto alla Juve
Noi prima 40 punti, poi vediamo»

di Pietro Serina
«Lo so, sarà il campionato più difficile da quando sono all'Atalanta. Bergamo si aspetta un punto più dell'anno scorso? Nessuna promessa, ma ci attrezzeremo». Stefano Colantuono è già tonico, anche se al campionato mancano ancora cinque giorni.

di Pietro Serina
«Lo so, sarà il campionato più difficile da quando sono all'Atalanta. Bergamo si aspetta un punto più dell'anno scorso? Nessuna promessa, ma ci attrezzeremo». E ancora: «Da Denis mi aspetto quel che ha fatto l'anno scorso, da Cigarini molto di più. Maxi ha tutte le potenzialità che servono per diventare l'uomo-campionato. E, lo dico sottovoce ma lo dico, spero di mandare qualcun altro in Nazionale».

Stefano Colantuono è già tonico, anche se al campionato mancano ancora cinque giorni. All'intervista si presenta ciondolante e con gli occhiali, lamentandosi degli acciacchi al ginocchio e della vista che cala, ma poi quando cominciano le domande salta subito fuori il leone che c'è in lui. Ed è come vederlo a bordocampo la domenica pomeriggio, mentre si dimena guidando la squadra.

Mister, partendo dai 52 punti di tre mesi fa...
«Eccolo là: lei ne vuole 53. Ma così cominciamo male, perché nessuno è ambizioso quanto noi dentro lo spogliatoio, ma noi sappiamo bene che tutto avviene gradualmente. Pure noi vorremmo migliorare, e ci attrezzeremo per provare a farlo. Ma l'obiettivo è restare in serie A. Prima facciamo 40 punti, poi ci guarderemo intorno».

Cominciamo già ad agosto con la storia dei 40 punti?
«Nessuno traguardo sarà possibile se prima non passeremo dai 40 punti. E il prossimo sarà un campionato molto difficile».

Perché livellato?
«Tra i top club il livello probabilmente è più basso e livellato, ma giù sul fondo vedo molto più equilibrio di un anno fa».

Pescara più debole e Siena in difficoltà, dato che parte da -6?
«Le squadre deboli si vedono solo a stagione in corso. E non subitissimo. Il Siena sta come noi un anno fa, e mi pare che i risultati siano stati brillanti. E comunque si retrocede in tre, e per il resto vedo grande equilibrio».

Chi c'è fuori dai guai?
«Solo le grandi: Juve, Milan e Inter, Lazio e Roma, Udinese, Napoli, Fiorentina e direi anche il Parma».

Ne restano 11. Tra le quali ha lasciato il Palermo...
«Tra queste 11 usciranno le tre retrocesse. Poi magari ci sarà una grande che delude o una o due squadre della seconda fascia che sale e diventa una rivelazione. Ma i gruppi sono questi».

Chi vince lo scudetto?
«La Juventus, anche se quest'anno avrà la Champions, la vedo decisamente più forte delle avversarie».

La rivelazione?
«La Roma in alto, spero l'Atalanta nel secondo gruppo. Come l'anno scorso».

Sul piano strettamente calcistico cosa ci dirà il prossimo campionato?
«Temo che ci sia poco da inventare. Nel campionato scorso s'è parlato a lungo della difesa a tre, ma quella c'è da una vita... Piuttosto credo che sia stata una gran lezione quella dell'Italia agli Europei».

Dica, mister...
«Beh, Prandelli ha dimostrato che una squadra in avvio poco accreditata con organizzazione e mentalità è arrivata alla finale. Poi ha perso contro rivali più forti, ma nessuno pensava all'Italia in finale, diciamo la verità...».

Organizzazione e mentalità. Sembrano le sue armi...
«Guai se verranno meno queste prerogative. Non saremmo l'Atalanta».

Lei parte con il vantaggio di un gruppo consolidato.
«È un vantaggio perché i giocatori sanno cosa vuoi e come si lavora, è un rischio perché devi stimolare le motivazioni. Ma non sarà un problema».

Per questo c'è lei...
«Mi devo difendere. Perché voi volete alzare l'asticella a 53 punti, ma io mi ricordo la Sampdoria che due anni fa è partita dai preliminari di Champions League ed è finita in B...».

Non siamo in Champions.
«Intendo dire che i tifosi hanno il diritto di sognare, ma noi abbiamo i 40 punti da raggiungere il prima possibile. Guai a pensare ad altro, anche perché comunque partiamo da -2. Non da zero».

Di certo non è il -6 della stagione scorsa, non crede?
«Io credo che l'errore più grande sarà fare questo discorso. Partiamo penalizzate, e quello che è successo un anno fa non conta. Il campionato sarà più difficile, chi si sente appagato e non lotta sta fuori».

Bravo, parliamo della squadra. A quando i gol di Denis?
«Ma il campionato comincia domenica... E io sono sicuro che Denis i suoi gol li farà».

Come lo scorso anno? Diciamo 15-16?
«Vanno benissimo»

Segnerà anche qualcun altro, dice lei.
«Appunto. Da Moralez per esempio mi aspetto ulteriori passi avanti. Dopo l'apprendistato se continuerà a crescere arriverà alla consacrazione».

Secondo lei diventerà un giocatore da grande squadra, nonostante i 158 centimetri?
«Perché no. Prima di lui mi ricordo di un argentino che non oso citare... E  adesso c'è Giovinco. No, i centimetri non sono un problema... Maxi è tra i giocatori che potenzialmente destabilizzano qualsiasi avversaria perché sanno posizionarsi dov'è molto difficile marcarli».

Sono i giocatori che fanno sempre più la differenza.
«Noi abbiamo Maxi, lo valorizzeremo. Lui ha tutto per sfondare, nonostante gli manchino i centimetri».

Cigarini è tornato.
«Fondamentale per noi. E da lui, dopo che quest'estate ha lavorato con noi sin dal primo allenamento, mi aspetto molto di più sul piano della continuità. Abbiamo visto in Coppa Italia quanto è importante averlo. E mi aspetto molti meno cartellini gialli...».

Consigli? Schelotto?
«Da tanti altri giocatori attendo conferme. Anche Bonaventura è sulla rampa di lancio, può crescere ancora».

Uno sul quale puntare di sicuro?
«Niente nomi. Io posso solo confessare, lo dico sottovoce ma lo dico, che spero di mandare qualcun altro in Nazionale».

Prandelli ne ha già chiamati quattro a Ferragosto.
«Hanno giocato in tre, e non scordiamoci che anche Denis ha ritrovato la nazionale argentina...».

L'Atalanta ripartirà dal 4-4-1-1?
«È il nostro modulo base, il punto di partenza. Ma dovremo essere eclettici, sempre attenti. Dovremo adeguarci alle necessità di ogni singola partita, cambiando assetto anche a partita in corso. Anche più volte a partita, se necessario. Dipenderà dalle situazioni che si creeranno».

Quindi anche dalle caratteristiche degli avversari.
«Ne abbiamo sempre tenuto conto, continueremo a farlo. È logico studiare gli avversari per cercare di identificare i loro punti deboli e metterli in difficoltà. Il calcio oggi richiede questo».

Lei è soddisfatto dell'organico attuale?
«Come sa non parlo di mercato con la stampa. Lo faccio con la società, e sono tranquillo».

È tranquillo?
«Sono tranquillo. La società è sempre vigile sul mercato, negli ultimi giorni succede sempre qualcosa e noi siamo lì, vigili. Vedremo».

Il suo contratto: ha ancora due anni, giusto?
«Sì, questo e il prossimo. Ma non ci sono problemi, io da qui non mi muovo».

Si dice che poteva andare alla Fiorentina.
«Io sto bene qui. E dato che mi piacciono ragionamenti in prospettiva, direi progetti da realizzare, realisticamente non vedo squadre che possano offrire più dell'Atalanta...».

Quindi se non arriva una grande...
«Una delle 5-6 grandi magari può farti vacillare, ma altrimenti dove puoi stare meglio che a Bergamo? Se non mi mandano via...».

Con questa gestione è difficile che succeda.
«Sì, con i Percassi non basta perdere qualche partita per finire in discussione. E poi c'è Pierpaolo Marino che è una garanzia sul piano del progetti di medio periodo. Lui è esperto, sa come muoversi. Qui l'obiettivo è garantirci la serie A, stabilizzarci. Ci proveremo».

Domenica cosa vedremo?
«Un'Atalanta in crescita, che sta lavorando e non può essere al meglio. Quest'anno abbiamo lavorato più dell'anno scorso perché il rinvio della gara iniziale col Cesena ci ha fatto capire che con qualche allenamento in più nelle gambe si poteva cominciare meglio. Vorrei dire che adesso siamo al 60-70%, ma è sbagliato dare i numeri...».

Dopo la prima sosta vedremo la vera Atalanta?
«Beh, ci sono altre tre settimane, e la sosta porterà altra benzina. Perché adesso, con questo caldo e l'esordio alle porte... Ma sarà campionato, quindi in campo vorrò vedere l'Atalanta vera: organizzazione, mentalità, fame...».

Pietro Serina

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