«Odio Bergamo»? Si può
Il giudice sportivo non sente i cori

Orbi e mezzi sordi al Cibali: le orecchie hanno sentito a metà, gli occhi non hanno visto nulla. Tremila euro di multa al Catania «per avere i suoi sostenitori, nel corso della gara, nel proprio settore, fatto esplodere un petardo e acceso alcuni fumogeni».

Orbi e mezzi sordi al Cibali: le orecchie hanno sentito a metà, gli occhi non hanno visto nulla. Tremila euro di multa al Catania «per avere i suoi sostenitori, nel corso della gara, nel proprio settore, fatto esplodere un petardo e acceso alcuni fumogeni; entità della sanzione attenuata….per avere la società operato con le forze dell'ordine a fini preventivi e di vigilanza».

Tremila euro per i petardi, non altro, ha deciso il Giudice sportivo Tosel leggendo il referto arbitrale degli ispettori di Lega nella surriscaldata notte di Catania. E gli striscioni di «gemellaggio», e le originali dichiarazioni «d'amore» rivolte dai tifosi siciliani al grido «Odio Bergamo»? Nulla. E il destro del peso medio Bergessio allo stomaco di Lucchini, pugnetto o pugnone che sia? Nulla. E la prova tv? Nada. Evviva.

C'è qualcosa che non va nella decisione del Giudice sportivo e non perché questa non-decisione sia la prova di una congiura ai danni dell'Atalanta. Non è l'Atalanta a essere vittima, per quanto presa a calci, è il sistema a essere strabico. Assodato che l'arbitro di porta stava guardando altrove (ma perché?) quando Bergessio ha steso Lucchini nell'area atalantina, che la prova tv non avrebbe restituito ai nostri manco uno dei tre punti lasciati e che l'arbitro di porta o d'area è cosiddetto perché in area dovrebbe esercitare la sua funzione, altrimenti a che serve?, la faccenda degli striscioni è inquietante.

Non attaccabile, forse, dal punto di vista del regolamento. Perché in senso stretto urlare «Odio Bergamo» non è un'espressione di «discriminazione territoriale», cioè razzista, come quella costata 10 mila euro all'Atalanta nella partita col Palermo. Però è difficile negare che sia un'espressione violenta o che può indurre alla violenza. E da questo punto di vista è altrettanto grave.

Ancor di più lo è il fatto in se stesso, cioè che uno striscione che preannuncia «odio» abbia avuto il lasciapassare per finire in curva manco fosse una medaglia. Chi e perché ha permesso che entrasse al Cibali dovrebbe essere oggetto di riflessione e autocritica della Lega Calcio, se è vero (ma lo è?) che è sorto l'Albo degli striscioni, creato apposta per dire «si» a quelli «buoni» e no a quelli brutti e cattivi. Quello del Cibali non lo era, brutto e cattivo? E che cosa lo è allora? Oppure non era stato ancora registrato?

Mah. Nel dubbio che molto si dica e poco si pensi, la speranza è che a Bergamo si esca dal campionato delle multe (lasciamolo ad altri), la certezza invece è che va in diffida Lucchini. Un nuovo cartellino giallo domani col Torino sarebbe un altro pugno nello stomaco. E senza neppure bisogno del peso medio Bergessio.

Simone Pesce

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