Favini: «I campioni del futuro
li cerchiamo dalle nostre parti»

Non chiede più soldi, è felice di aver ottenuto più attenzioni. Dice che funzionano. Non invidia gli investimenti di Milan e Inter per prendere giovani in giro nel mondo, sostiene che il segreto è nel potenziamento dell'attività di base.

Non chiede più soldi, è felice di aver ottenuto più attenzioni. Dice che funzionano. Non invidia gli investimenti di Milan e Inter per prendere giovani in giro nel mondo, sostiene che il segreto del nuovo rinascimento nerazzurro è nel potenziamento dell'attività di base, nella selezione a Bergamo e Lombardia.

E giura che proprio all'attività di base destinerebbe qualsiasi euro in più gli capitasse di avere a disposizione. Perché quella è la via, per l'Atalanta. Mino Favini sentendosi chiedere della Primavera rivelazione racconta dei ragazzini che partono da Bonaccorso.

E che devono guardare Bonaventura. «La Primavera funziona, e questo mi tranquillizza perché significa che non eravamo tutti impazziti, un anno fa. L'idea di comporre quel gruppo di qualità non ha dato risultati immediati, ma adesso abbiamo grandi riscontri. E io non guardo i risultati, lo sapete. Io vedo un gruppo nel quale non ci sono dei fenomeni, i Montolivo o i Pazzini intendo dire, ma almeno 4-5 giocatori che di certo arriveranno a fare per un po' di anni i professionisti in serie A e B. C'è solo da capire quanto tempo servirà per la loro maturazione».

Già, la maturazione. Favini l'ha sempre anteposta a tutto. «Oggi serve tempo, 15 anni fa capivi tutto quando arrivavano alle porte della Primavera, oggi va benissimo se un ragazzo esce a giocare e a 21-22 anni torna per essere aggregato alla tua prima squadra. Di Bonaventura ho sentito raccontare tutti i più grandi difetti possibili, adesso lo vedo giocare e lo porto ad esempio ai ragazzini, ai loro istruttori, ai miei allenatori. E vedrete che anche altri che sono fuori a giocare torneranno pronti per giocare nell'Atalanta. Si tratta solo di aspettarli».

L'immagine di Bonaventura esempio per i ragazzini dell'attività di base è affascinante. «Quando 6-7 anni fa le grandi società si sono messe a copiare il nostro lavoro nel settore giovanile con disponibilità economiche di 6-7 volte maggiori, noi abbiamo puntato tutto sull'attività di base. Sapevamo che sarebbe arrivato un momento di bonaccia, ma anche che poi tutto il movimento sarebbe ripartito. E infatti nelle nostra primavera arriva gran parte dei ragazzi che cominciano con noi a 9, 10, 11 anni. Lì, coordinati da Stefano Bonaccorso, abbiamo messo istruttori sconosciuti ai più, ma giovani e molto preparati, calcisticamente e culturalmente. Sono tutti laureati o laureandi. I benefici stanno arrivando adesso nelle squadre maggiori del vivaio».

La storia è curiosa: mentre le grandi vanno a pescare giocatori nel mondo, o comunque in ogni angolo d'Italia (dopo che han compiuto i 14 anni), l'Atalanta potenzia il suo mondo: oratori, dialetti comprensibili, realtà confinanti. «Le nostre dimensioni non consentono follie, gli investimenti per il vivaio sono equilibrati. Ci fossero più soldi a disposizione, li metterei a disposizione proprio dell'attività di base. Sopra tutti hanno il giusto. E noi garantiamo un livello medio sempre competitivo. Poi sta alla società decidere se nei singoli gruppi si possono inserire delle eccellenze. Ma per farlo servono investimenti».

E gli investimenti andranno fatti per la prima squadra. «Lo so bene - continua Favini - ora la proprietà, dopo l'assestamento in serie A, dovrà fare sintesi dello scouting di Beppe Corti, per investire su ragazzi da mettere lì, alle soglie della prima squadra. Il ragazzo di 18 anni non è più per il settore, noi ci occupiamo di un cammino che comincia prima. Il quadro è chiaro e i comportamenti della proprietà anche. E vi assicuro che portano entusiasmo». La richiesta di chiarimenti porta spiegazioni.

«Da un po' di tempo a questa parte ogni due settimane c'è un incontro periodico durante il quale ci confrontiamo con la società. Li ha voluti Luca Percassi, che partecipa ad ogni riunione, si interessa a tutto, è operativo. La sensazione, anche da come mi accoglie sempre il presidente, è che la famiglia stia davvero per riproporci come prima risorsa della società. E noi proveremo a dimostrarci all'altezza».

P. Ser.

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