«Stadi, controlli da rivedere
E la società non stiano zitte»

«Le normative sono adeguate, c'è qualche falla nella loro applicazione». «I calciatori e i dirigenti? Spesso non hanno consapevolezza del loro ruolo e delle conseguenze dei loro comportamenti». Parole di Masucci, vicepresidente dell'Osservatorio del Viminale.

«Le normative sono adeguate, c'è qualche falla nella loro applicazione». «I calciatori e i dirigenti? Spesso non hanno consapevolezza del loro ruolo, e delle conseguenze dei loro comportamenti». «Non intervenire per rimuovere gli striscioni abusivi è giusto, ma è un segnale pericoloso». Roberto Massucci è vicepresidente operativo dell'Osservatorio del Viminale. La prima linea del ministero sul fronte tifoserie. Parla al telefono dal suo ufficio di Roma. E non ha decisamente peli sulla lingua.

Dottor Massucci, a Bergamo domenica s'è vissuta una giornata «strana», con la curva che ha potuto esporre diversi striscioni non autorizzati. Vien da dirsi: se è così facile infrangerle, significa che le norme non sono adeguate.
«Sbagliato. Le norme sono adeguate e funzionano bene: i dati sono sotto gli occhi di tutti. Ma di certo nelle ultime domeniche stiamo assistendo a fatti, non solo a Bergamo, che destano la nostra preoccupazione. A Bergamo e in altri stadi il sistema mostra qualche falla».

Del tipo?
«Il percorso d'autorizzazione di uno striscione è chiaro, e sono coinvolti tutti i soggetti: steward, tifosi, polizia, società. Se entrano striscioni non autorizzati, significa che nel percorso qualcosa non funziona, significa che bisogna fare qualcosa di più per prevenire i problemi».

Domenica gli striscioni più pesanti sono rimasti esposti per 90 minuti: nessuno poteva intervenire, per evitare guai peggiori.
«La polizia di Bergamo ha fatto benissimo a non intervenire».

Vince la teoria del male minore.
«Lo so, ed è un segnale pericoloso. Noi lavoriamo per togliere capacità d'aggressione e di ricatto alle curve. Bisogna che tutti lavorino in questa direzione». 

Società, allenatori e giocatori hanno sempre parole buone quando le tifoserie meritano complimenti, ma quasi mai parole di condanna quando ci sono comportamenti anche molto negativi. E se arrivano parole di condanna, sono sempre striminzite, intimidite, col bilancino.
«Purtroppo, dirigenti, allenatori e giocatori quasi mai hanno la consapevolezza vera dell'importanza sociale del loro ruolo. Spesso basterebbe una loro parola per fermare certe derive. Ma su questo fronte c'è ancora tantissimo da lavorare».

Sui fatti di domenica l'Atalanta non ha detto una parola.
«Non va bene il silenzio dell'Atalanta. Non va bene».

Leggi di più su L'Eco di giovedì 29 novembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA