Partite vendute a due cordate
A una il 1°, all'altra il 2° tempo

La Procura di Cremona, che ha sentito lo zingaro Gegic, arrestato per la bufera calcioscommesse, chiede altri sei mesi per indagare sul tecnico della Juventus Antonio Conte, i giocatori Leonardo Bonucci e Domenico Criscito e altre 30 persone, tra cui l'ex bomber Bobo Vieri.

La Procura di Cremona chiede altri sei mesi per indagare sul tecnico della Juventus Antonio Conte, i giocatori Leonardo Bonucci e Domenico Criscito e altre 30 persone, tra cui l'ex bomber Bobo Vieri, il genoano Giuseppe Sculli (per cui il pm aveva chiesto l'arresto, negato dal gip) mentre lo zingaro Almir Gegic ha concluso venerdì 30 novembre, per dirla con il suo legale Roberto Brunelli, «il primo round» di interrogatori davanti al gip Guido Salvini che l'ha fatto arrestare per l'inchiesta sul calcioscommesse.

La richiesta di proroga è motivata con il fatto che l'attività istruttoria è ancora ampiamente aperta, ci sono da chiedere degli incidenti probatori e accertamenti tecnici, da sentire per la prima volta ancora buona parte degli indagati e fare due rogatorie internazionali. Una richiesta presentata lo scorso 24 ottobre quando ancora si aspettava che Gegic si costituisse, cosa avvenuta lunedì scorso dopo 18 mesi di latitanza.

Lo zingaro ha tenuto a precisare nell'interrogatorio di non essere il capo dell'organizzazione e di essere un gradino sotto il macedone Hristian Ilievsky che, invece, rimane latitante. «Le partite venivano vendute», ha sottolineato, quindi nessuna pressione sui calciatori che, a suo dire, si facevano sotto per proporre i taroccamenti dei match.

E spesso le partite erano vendute a due diverse cordate: il primo tempo andava come voleva l'una, il secondo come voleva l'altra. Gegic avrebbe confermato gran parte del racconto del pentito dell'inchiesta, Carlo Gervasoni, ma minimizzando le cifre che lo zingaro avrebbe scommesso sulle partite (se Gervasoni aveva parlato di 400 mila euro, il serbo ha raccontato che la cifra aveva almeno uno zero in meno).

Ha confermato nomi già emersi nell'inchiesta, quelli dei fratelli Cossato e di Rikler, e avrebbe anche fornito qualche indicazione per arrivare a identificare quel Mister X di cui ha parlato in un'intervista prima dell'arresto, che all'hotel Tocqueville di Milano, munito di dieci telefonini, voleva vendere partite, anche di A.

Gegic si sentì chiedere 600mila euro per avere informazioni e declinò l'invito. Lo zingaro tornerà davanti ai magistrati il 10 e l'11 dicembre. Avrebbe affrontato solo dieci delle 40 manipolazioni che nei mesi gli sono state addebitate. Questa volta lo farà davanti al procuratore Roberto di Martino per un interrogatorio investigativo, quindi non più limitato alle accuse contenute nell'ordinanza di custodia cautelare del giugno del 2011, dalle quali sembrano passati anni luce, con i successivi arresti e le deposizioni degli indagati che in buona parte hanno ammesso tutto, tanto che in parecchi, anche se informalmente, hanno già chiesto di poter patteggiare.

Richieste premature, considerata l'istanza di proroga che riguarda anche l'ex milanista Kakha Kalazde e il presidente del Siena Massimo Mezzaroma e sulla quale è chiamato a decidere il gip Salvini.

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