Colantuono, re dei motivatori?
C'è chi dice che faccia cilecca...

Ma non è Stefano Colantuono a sventolare il prestigioso oscar del gran motivatore? Rispondere in maniera affermativa è la cosa più semplice di questo mondo. Ma le stranezze, nell'ambito del calcio, sono all'ordine del giorno. Le due ultime sconfitte con le ex fanalino di coda Genoa e Bologna a detta di molti, sono figlie di un infelice approcio psicologico alle gare coniugabile con la mancanza di fame dei nerazzurri, appagati dalla sempre buona classifica. In estrema sintesi, l'Atalanta ha ceduto, ultimamente, punti alle avversarie perché priva di stimoli. E qui si torna al Colantuono gran motivatore osannato, a buona ragione, abbastanza di recente al termine dell'entusiasmante successo sull'Inter, giunto a Bergamo sventolando a destra e a manca il blitz di Torino, contro la capolista Juventus.

Da allora, quindi, al mister romano sarebbe d'improviso venuta meno la qualità del condottiero ad hoc riconosciutagli, peraltro da tempo. Non scherziamo, vi prego. Meglio, secondo noi, seguire altre strade alla ricerca di diagnosi razionali onde far scattare la terapia d'urto (in prossimità della sfida casalinga di sabato con il Parma) del caso. Circoscrivendo il film della partita con i rossoblù di Pioli balza subito all'occhio che Moralez, Peluso e Schelotto (elencati in ordine alfabetico) hanno giostrato (al pari, comunque, di altri nerazzurri) al di sotto delle loro invidiabili potenzialità. Dite poco specie al ricordo dell'alto rendimento evidenziato puntualmente dal terzetto nella passata stagione sportiva? Perché, dunque, non partire da lì, da un'analisi, cioè, che ci porti a ritrovare quella squadra che sia pure a intermittenza ci ha già regalato risultati sorprendenti. Altro che deviare il discorsore sull' imprevista metamorfosi di Colantuono che da motivatore in assoluto sarebbe retrocesso a demotivatore.

Arturo Zambaldo

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