Rumi, la moto made in Bergamo
torna in pista con in motori 250 cc

Rumi, un nome che agli appassionati di motociclette ricorda qualcosa di importante. Era l'aprile del 1950 quando venne presentata da Donnino Rumi, fondatore dell'azienda, la prima moto superleggera «made in Bergamo».

Rumi, un nome che agli appassionati di motociclette ricorda qualcosa di importante. Era l'aprile del 1950 quando venne presentata da Donnino Rumi, fondatore dell'azienda, la prima moto superleggera «made in Bergamo».

Un'epoca che si concluse nel 1962, quando la società chiuse i battenti. Ma da qualche anno, grazie a Stefano Rumi, figlio di Donnino, il marchio con le ali stilizzate rivive su moto da competizione. Un progetto nato nel 1993 e portato avanti nel racing 125 due tempi.

«Da quest'anno – dice Stefano Rumi, titolare di un'azienda di materiali ferrosi a Zanica – i regolamenti agonistici hanno imposto il passaggio ai nuovi motori a quattro tempi 250 cc. Abbiamo deciso allora di buttarci in questa avventura e dall'anno scorso abbiamo iniziato a progettare un nuovo motore».

«Con questo nuovo motore – aggiunge Roberto Piccinini, della Clay Paky, azienda di Seriate sponsor del Rumi Sport Racing – la Rumi potrà partecipare alla Classe Moto 3. In questi giorni il motore sta girando al banco di prova, con ottimi risultati». Da aprile a novembre, la nuova moto scenderà in pista nelle gare del campionato italiano e in alcune europee. Il traguardo finale è il mondiale Moto 3 2014. Una sfida esaltante, per una moto targata Bergamo, che però non prelude a una successiva commercializzazione su strada.

«Il nostro reparto corse a Zanica – spiega Rumi – è artigianale e lontano dai tempi delle moto realizzate da mio padre, a livello industriale e con 1.200 addetti in fabbrica. Oggi i costi di produzione su larga scala sono troppo elevati. Ci vorrebbero molti milioni di euro per progettare e costruire una nuova moto da strada».

Andrea Iannotta

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