Stromberg ripensa al Malines
«Che rabbia quel rigore negato»

Glenn Peter Stromberg torna all'Atalanta store di Oriocenter e lo fa in grande stile, con una chiacchierata d'autore, spaziando dalla sua amata Atalanta, al calcio inglese, al suo ruolo di commentatore televisivo. E ripensa ancora alla partita contro il Malines.

Glenn Peter Stromberg torna all'Atalanta store di Oriocenter e lo fa in grande stile, con una chiacchierata d'autore, spaziando dalla sua amata Atalanta, al calcio inglese, al suo ruolo di commentatore televisivo, insomma, al presente al futuro e un salto al magico passato, quello degli anni d'oro della società allora guidata dalla famiglia Bortolotti.

Il primo pensiero è al presente ed al campionato della formazione allenata da Stefano Colantuono. «Vengo sempre volentieri, un'oretta ogni tanto in mezzo ai tifosi fa bene, anche se sono sempre in viaggio. Contro il Milan ero allo stadio e mi è venuta la pelle d'oca - ha affermato lo svedese -. Sembra sia successo tutto per caso perché in tribuna si sono girati a guardarmi, hanno applaudito, la curva ha sentito e mi ha salutato tutto lo stadio».

«Non ho mai avuto paura che l'Atalanta avesse problemi: sono arrivati punti che non t'aspettavi all'inizio. Il rinnovo con Colantuono significa che c'è un feeling speciale, non me l'aspettavo perché non è una cosa che succede spesso. Già ai miei tempi ogni tanto il Comunale non era il massimo, contro il Milan vedevo che non era brutto, con il Catania era peggio: è impossibile che in Italia non si riesca ad avere terreni come in Inghilterra, dove il tempo è anche più brutto».

Poi c'è lo Stromberg opinionista, che parla del modo di giocare senza esterni a centrocampo, prendendo come omini di un ipotetico subbuteo i microfoni della stampa presente al negozio atalantino. «Mi fido dell'allenatore e della squadra, è interessante questa cosa, perché è successo al Manchester dopo tanti anni di cambiare tipo di gioco, senza gli esterni. È successo contro il Newcastle. Sembrava una cosa strana, invece ha avuto ragione Ferguson, con i primi 30' spettacolari: questo significa che ci si può adattare, basta che tutti i giocatori ci credano».

«Mi diverto a vedere il calcio di oggi, è più veloce dei miei tempi, come in Inghilterra, un campionato che amo. Ho pensato tante volte di fare l'allenatore, in tanti me l'hanno chiesto e tanti mi hanno cercato: conosco come è fatta una squadra, difficile da gestire in certi suoi componenti, mentre la vita di commentatore tv è molto più tranquilla. I giovani in Svezia ci sono, ma sono fuori dalla portata dell'Atalanta: prima erano poche le società che lavoravano sui giovani, adesso è diverso».

Però il pensiero non può non andare a quella serata di gloria mancata, ma che rimarrà negli annali della storia della società nerazzurra, la semifinale di Coppa delle Coppe contro il Malines. Chiudete gli occhi tifosi atalantini, a riavvolgere il nastro ci pensa il capitano di quegli anni. «Quella resta la giornata di calcio più bella di tutta la mia carriera, lo stadio quel giorno era una cosa incredibile e la gente ancora dice che è stata un'esperienza fantastica. Se dovessimo rigiocarla non la perderemmo più».

«Sono più arrabbiato oggi che dopo la partita, perché abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare. L'ho rivista una sola volta, ma sono convinto che avremmo vinto 3-1: volevo vedere quel rigore su di me che non è stato concesso, ed era dentro l'area di più di un metro».

Simone Masper

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