Il mondo dello sport è in lutto
Si è spento Ivan Ruggeri

Per la Bergamo dello sport - ma non per quella soltanto - quella di oggi è una giornata tristissima: alle prime ore del giorno, nella sua villa al Monterosso, si è spento Ivan Ruggeri, indimenticato e indimenticabile presidente dell'Atalanta. Lunedì 8 aprile alle 15 i funerali a Telgate.

Per la Bergamo dello sport - ma non per quella soltanto - quella di oggi è una giornata tristissima: alle prime ore del giorno, nella sua villa al Monterosso, si è spento Ivan Ruggeri, indimenticato e indimenticabile presidente dell'Atalanta. 

Ruggeri era stato colpito da una gravissima emorragia cerebrale il 16 gennaio del 2008 mentre stava raggiungendo la sede dell'Atalanta a Zingonia. Da allora non si era più ripreso e ormai erano giorni che si rincorrevano le voci di un suo peggioramento. Lascia la moglie Daniela e i figli Francesca e Alessandro. Lunedì 8 aprile alle 15 i funerali a Telgate. La camera ardente è stata allestita nella villa di famiglia, in via Valle, a Monterosso.

Un ciclista prestato al calcio. L'Atalanta e il calcio bergamasco dicono addio a Ruggeri, diciottesimo presidente nella storia del club nerazzurro, scomparso a 68 anni. Una perdita che lascia un vuoto enorme nel cuore dei tifosi atalantini, spesso critici ma fortemente legati a quell'imprenditore nato a Telgate, in provincia di Bergamo, il 14 ottobre del 1944 e che ha fatto della sua vita un binomio sport-lavoro.

Sin da giovanissimo, infatti, Ruggeri aveva imparato a rimboccarsi le maniche, partendo come rappresentante della piccola ditta a conduzione familiare per poi, un giorno concentrare le proprie energie sul recupero dei materiali plastici. Un'intuizione che fece la sua fortuna perchè riuscì ad aprire la prima fabbrica, iniziando un percorso che gli permette di espandersi nel mondo dell'industria.

Ma per lui non c'era il lavoro: nel suo cuore c'era una passione chiamata ciclismo che coltivò sin da quando aveva 16 anni, quando frequentò la scuola «Fausto Coppi» di Milano e riuscì a collezionare alcuni successi e parecchi piazzamenti importanti, uno su tutti il quarto posto al Giro delle Asturie, in Spagna. «Passerò... alla storia per aver corso contro Gianni Motta, ma perdevo sempre», una delle sue frase storiche.

Nel 1965 decise di mettere da parte il ciclismo, per concentrarsi sulla sua azienda, ma lo sport è una passione che non muore così facilmente ed ecco allora, nel 1977, avvicinarsi concretamente al calcio e all'Atalanta, della quale rilevò il 19% del capitale.

Ruggeri rimase nell'ombra anche se il suo legame con il club nerazzurro divenne sempre più forte al punto che, nel febbraio del 1994, mentre la squadra costruita per l'Europa scivolava piano piano verso la serie B, rilevò la proprietà dell'Atalanta da Antonio Percassi, prendendo le redini della società, esattamente il 26 febbraio, con Prandelli-Valdinoci in panchina.

Già vicepresidente con Cesare Bortolotti (lo era stato dal 13 febbraio 1979 al 15 settembre 1981 e dal 17 aprile 1989 al 7 dicembre 1990), Ruggeri da presidente agì con grande decisione, confermò Franco Previtali come direttore sportivo e richiamò subito Giacomo Randazzo a cui affidò l'incarico di direttore generale. Nella sua prima vera stagione, con Emiliano Mondonico in panchina, il presidente dei bergamaschi riportò la squadra in serie A e anche l'anno successivo riservò delle belle soddisfazioni, come una salvezza tranquilla e una finale di Coppa Italia persa contro la Fiorentina.

Era l'Atalanta dei giovani, dei talentuosi Morfeo, Inzaghi e Vieri, della sorpresa Montero ma dopo alcune belle stagioni e la tragica scomparsa in un incidente stradale, nel febbraio del '97, di Federico Pisani, nel '98 ci fu ritorno in B. Ruggeri non si perse d'animo, puntò prima su Mutti poi sul «mago» del settore giovanile Giovanni Vavassori e nel 2000 ci fu il ritorno tra i grandi.

Ruggeri sorrise ma il bello doveva ancora venire perché l'Atalanta si improvvisò grande: nelle prime 15 partite di campionato nessuna sconfitta, testa della classifica e un bilancio di 20 settimane nei primi 4 posti prima di una flessione finale che vide i Vavassori Boys chiudere al settimo posto, a cinque punti dalla zona Uefa.

La stagione successiva non riservò le stesse soddisfazioni a Ruggeri, che vide i suoi annaspare prima di ottenere una salvezza sofferta grazie a uno strepitoso Cristiano Doni, che conquistò un posto nella spedizione azzurra ai Mondiali del 2002.

Gli anni seguenti furono amari per Ruggeri, che vide i suoi fare l'altalena tra serie A e B. Ruggeri lasciò la presidenza il 7 febbraio 2005 restando azionista di maggioranza, per poi tornare presidente il 18 giugno 2005, dopo un intermezzo in cui aveva chiamato al comando Giacomo Randazzo, storico dirigente nerazzurro.

Solo nel 2005/06 il presidente ritornò a sorridere: con l'emergente Stefano Colantuono alla guida, la formazione orobica dominò il campionato cadetto con una stagione da record (81 punti e 24 vittorie) e la promozione più veloce (tre giornate d'anticipo) della sua storia.

Al ritorno in A, nella stagione che avrebbe portato al centenario, la truppa di Colantuono si confermò e chiuse all'ottavo posto, a ridosso della zona Uefa, poi il nuovo cambio in panchina con l'arrivo di Del Neri. Ruggeri, intanto, si specializzò nel rilancio di campioni su cui nessuno voleva scommettere più, ora Cristiano Doni, ora Christian Vieri, ma dall'altro lato non fece mancare nemmeno il suo impegno contro la violenza nel calcio, basta pensare alla dura presa di posizione da parte della società e dei giocatori contro gli ultrà della curva Nord che avevano portato all'interruzione della partita contro il Milan poche ore dopo la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri.

Ruggeri intraprese una battaglia nobile nella quale, però, si lamentò in più di un'occasione di venir lasciato solo. Per sua fortuna c'è il campo a dargli soddisfazioni, con i ragazzi di Del Neri che si affermarono tra le realtà più belle del campionato.

A gennaio del 2008 una emorragia cerebrale colpì purtroppo il presidente Ruggeri che, a causa della persistente criticità delle proprie condizioni, ad aprile dello stesso anno venne affiancato alla presidenza dalla figlia Francesca, in qualità di vicepresidente, e dal figlio Alessandro in qualità di amministratore delegato. Il 3 settembre 2008 venne nominato presidente il figlio Alessandro.

Mesi difficili per il club e il 14 maggio 2010 Alessandro e Francesca Ruggeri, detentori del pacchetto azionario di maggioranza della società, annunciarono la messa in vendita della proprietà nerazzurra. A giugno 2010 Antonio Percassi riuscì ad acquisire il 70% delle azioni della società, ritornando alla guida degli orobici dopo sedici anni.

Come presidente dell'Atalanta, Ruggeri in 14 anni (dal 1994 al 2008) ha conquistato quattro promozioni in A (1994/95, 1999/2000, 2003/04 e 2005/06, con tre giornate di anticipo). Tre volte la squadra è retrocessa (1993/94, quando entrò in carica, 1997/98 e 2002/03). 

Ricordiamo che Ruggeri nel corso della sua vita si era dedicato anche al basket come vicepresidente della Binova (l'unica squadra di Bergamo che è salita in A1) e per anni è stato dirigente del Celana, società che ora è scomparsa dal panorama sportivo bergamasco.

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