Sport
Sabato 06 Aprile 2013
Dna da bergamasco autentico
Il ricordo di Arturo Zambaldo
Quante ore e ore trascorse al telefono per oltre trent'anni con Ivan, interrotte di colpo da quel fatale 16 gennaio 2008. Data che aveva preceduto di pochi giorni l'ultimo incontro tinto, guarda caso, di nerazzurro. Il ricordo di Arturo Zambaldo.
Quante ore e ore trascorse al telefono per oltre trent'anni con Ivan, interrotte di colpo da quel fatale 16 gennaio 2008. Data che aveva preceduto di pochi giorni l'ultimo incontro tinto, guarda caso, di nerazzurro. Dalla sua abitazione di via Valle, a Bergamo, a Clusone per fissare con un imprenditore l'ingresso nel Consiglio di amministrazione dell'Atalanta.
Le nostre conversazioni, via filo, stavano a metà tra l'inossidabile fraterna amicizia cementata nel tempo e un botta-risposta dai toni di voce, spesso concitati. In una di quelle telefonate, particolarmente animate, alla nostra proposta di sforare dalle vicende nerazzurre, perché la conversazione stava esplodendo, replicò: «No, no, continuiamo, perché se ci si dice che tutto va bene e siamo belli alla fine ci crediamo anche noi anche se non è vero».
Poche parole ma che tracciano, in un certo qual modo, l'identikit di Ruggeri, personaggio carismatico e risoluto votato al confronto più concreto pur di venire a capo anche di problemi dei più scomodi. Sulla sua sensibilità e generosità sono testimoni le tante associazioni che ne hanno beneficiato.
Dal carattere schivo e dalla proverbiale timidezza poteva magari passare per un «rude» o una persona poco socievole. Al contrario: quando, poi, si sbloccava diventava un conversatore piacevole tanto da accattivarsi stima e simpatia a non finire. Insomma un Dna da bergamasco autentico, «chiuso» all'inizio ma, poi, pronto a cambiare atteggiamento e la maniera di proporsi.
Guai dimenticare la modestia che lo contraddistingueva. Nonostante i riflettori puntati su di lui cercava di apparire il meno possibile anche se non veniva mai meno la disponibilità. Era talmente schivo che dovemmo faticare parecchio a convincerlo di dare notizia della nomina a commendatore dell'ordine di San Gregorio, massima onorificenza pontificia, concessa, di regola, col contagocce.
Durante la presidenza atalantina aveva conosciuto i personaggi più in vista del mondo istituzionale e imprenditoriale del Paese ma aveva, altresì, continuato a mantenere intatti i rapporti con gli amici di sempre e la gente comune. Oltre al calcio era appassionato e competente di ciclismo (da dilettante aveva gareggiato con Gimondi e Motta) e basket (fu vice presidente dell'Alpe Binova in serie A1) e del Celana.
Ai tempi della pallacanestro, prima di un gara di campionato tra l'Olimpia Milano e la Binova, al palasport lombardo, si sedette in panchina a fianco di Carlo Recalcati e da quel momento lo stesso allenatore pretese la sua presenza sino al termine della stagione. Ma fermiamoci qui ben sapendo di aver tradito la riservatezza e quant'altro di Ivan che, mai e poi mai, va rigorosamente ribadito, sarebbe andato a caccia di applausi che avrebbe in più occasioni strameritato.
Arturo Zambaldo
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