Giro, ecco la corsa di Gimondi
«Chi vincerà? Io dico Wiggins»

Tre volte primo (1967, 1969, 1976), due volte secondo (1970 e 1973, sempre dietro Merckx), quattro volte terzo: con nove podi - a fronte di 14 partecipazioni, tutte portate a termine - Felice Gimondi è il campione più medagliato nella storia ultracentenaria del Giro d'Italia.

Tre volte primo (1967, 1969, 1976), due volte secondo (1970 e 1973, sempre dietro Merckx), quattro volte terzo: con nove podi - a fronte di 14 partecipazioni, tutte portate a termine - Felice Gimondi è il campione più medagliato nella storia ultracentenaria del Giro d'Italia.

Nessuno più di lui è dunque titolato per fare le carte alla edizione numero 96 della grande corsa a tappe italiana, che scatta sabato 4 maggio da Napoli per concludersi domenica 26 maggio a Brescia, dopo 21 tappe e 3.405 chilometri, una ventina dei quali sulle strade della nostra provincia.

Gimondi, è d'accordo anche lei sul fatto che sarà un duello Wiggins-Nibali?
«Allargherei il pronostico al canadese Hesjedal. È un corridore completo, va forte a cronometro e si difende bene in salita, ha già vinto l'anno scorso. Nelle ultime settimane l'ho visto in grande condizione. Inoltre, non per la vittoria ma per il podio ci metterei anche Evans e Scarponi».

Ci sono tappe-tranello che si prestano a imboscate?
«Questo ciclismo le esclude quasi del tutto. Sul piano tattico, il controllo delle squadre si è fatto spietato, asfissiante. Non va via più nessuno che non venga ripreso a pochi chilometri dal traguardo, perché i cosiddetti treni lasciano fare fino a quando non decidono che la ricreazione è finita. Il ciclismo si sta trasformando da sport individuale in sport di squadra».

Non è una bella cosa, no?
«No, non è proprio una bella cosa. Perché l'attrazione del ciclismo è sempre stata la lotta di un uomo contro un altro uomo: Gimondi contro Merckx, prima di noi Coppi contro Bartali, Anquetil contro Poulidor, dopo di noi Moser contro Saronni. Se manca il duello, con tutto quello che ne consegue sul piano della passione popolare e del tifo, le corse perdono gran parte del loro fascino»

C'è poco Bergamo…
«Una partenza è meglio di niente. Il 22 maggio a Caravaggio sarà senz'altro una grande festa».

Leggi l'intervista completa di Ildo Serantoni a Gimondi su L'Eco di venerdì 3 maggio

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