Nibali vince anche in solidarietà
A giorni tra i bimbi dell'ospedale

Dopo essere stato lontano da casa 23 giorni, avere percorso 3.454 km, avere lottato a denti stretti contro le intemperie e contro gli avversari che hanno cercato in tutti i modi di portargli via quella maglia, per Nibali, dominatore del 96° Giro d'Italia, si apre un nuovo capitolo.

Dopo essere stato lontano da casa 23 giorni, avere percorso 3.454,8 chilometri (esclusi i trasferimenti), avere lottato a denti stretti contro le intemperie e contro gli avversari che hanno cercato in tutti i modi di portargli via quella maglia, che sin da bambino sognava; dopo avere dimostrato che i sogni possono davvero avverarsi, per Vincenzo Nibali, dominatore del 96° Giro d'Italia si apre un nuovo capitolo.

Un capitolo fatto di appuntamenti istituzionali, interviste, visite, insomma un secondo Giro d'Italia. Ne parliamo con il procuratore bergamasco Johnny Carera. La festa è terminata a notte inoltrata, ma la sveglia è suonata presto lunedì: «Esatto, perché gli appuntamenti istituzionali sono numerosi. Come vuole la tradizione, la prima visita ufficiale della maglia rosa è stata in Gazzetta dello Sport, quindi un'intervista negli studi di BikeChannel (canale Sky con Paolo Savoldelli) e nei prossimi giorni saremo di nuovo in giro per l'Italia. Posso anticiparvi che tra queste visite ci sarà anche Bergamo».

Quando? «La prossima settimana, una visita speciale perché come abbiamo detto più volte, Vincenzo ama la famiglia, i bambini e d'accordo con Alessandro Vanotti (compagno di squadra, ndr) stiamo programmando una visita ai bambini che hanno bisogno di ritrovare il sorriso, bambini che stanno lottando con la malattia e sappiamo che un piccolo gesto per noi è qualcosa di molto più grande per loro. Faremo tappa al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, nel reparto pediatria».

Approfondiamo l'argomento con Vanotti: «Ho avuto modo di conoscere il dottor Antonino Cassisi, responsabile della chirurgia maxillo-facciale pediatrica e adulti, grazie all'amicizia che lo legava a mio fratello Giacomo. Entrambi appassionati di ciclismo, hanno preso parte a varie gran fondo, poi un giorno mio fratello me l'ha presentato. Il dottor Cassisi è messinese come Vincenzo, una bella sinergia la nostra. Vogliamo portare il Rosa nei reparti del Papa Giovanni, dare una speranza a questi bambini e potere trascorrere del tempo con loro sarà emozionante e molto toccante».

Leggi di più su L'Eco di martedì 28 maggio

© RIPRODUZIONE RISERVATA