Atalanta, numeri migliori
rispetto al torneo scorso

Ci va di far di conto visto che la nazionale di Prandelli ci ha lasciato domenica senza la serie A. E i numeri, in chiave Atalanta, sono oltremodo rassicuranti. Iniziamo a brindare alla classifica che ci vede posizionati al di sopra della metà.

Ci va di far di conto visto che la nazionale di Prandelli ci ha lasciato domenica senza la serie A. E i numeri, in chiave Atalanta, sono oltremodo rassicuranti. Iniziamo a brindare alla classifica che ci vede posizionati con Parma e Torino al nono posto, ovvero al di sopra della metà. Ma a traghettarci con maggior velocità verso il classico bicchiere mezzo pieno sono i nove punti blindati in cassaforte dopo sette turni.

Un bottino la cui media, se conteggiata lungo le rimanenti trentun gare, ci assicurerà quarantanove punti al termine del torneo. L'equivalente, cioè, di un'altra salvezza decisamente tranquilla considerando i quaranta punti canonici invocati all'unanimità all'inizio di ogni campionato. Per la cronaca, ricordiamo che nella passata stagione sportiva furono sufficienti trentatrè punti per rimanere nella massima divisione (il Palermo, terz'ultimo, fini in B con trentadue punti). Interessante pure il confronto con i gol totalizzati e subiti. Le dieci reti, sin qui, incassate diventerebbero alla fine 54 contro le 56 di un anno fa. Invece le attuali 9 segnate raggiungerebbero quota 49, 10 di più di quelle del 2012-2013.

Insomma, non c'è cifra che non avalli un avvio palpabilmente favorevole. Poi, certo, toccando nel tempo sovente con mano le copiose stranezze del calcio guai affidarsi ciecamente, o anche solo parzialmente, a tutto ciò che sa di razionale e logica. Una cosa, però, ci spinge a tornare di colpo ottimisti: le ultime due prestazioni, con Udinese e Chievo, fornite dai nerazzurri. Al di là delle alchimie e considerazioni sotto l'aspetto tecnico-tattico e sulle scelte di questo o quel giocatore è il ritrovato atteggiamento mentale da parte dell'intero collettivo a ridarci la carica. Siete d'accordo?

Arturo Zambaldo

© RIPRODUZIONE RISERVATA