Dal pettorale alla tuta blu
Adragna abbandona la marcia

Meglio un rimpianto che un rimorso, o almeno così la pensa Andrea Adragna: «Metto nel cassetto i miei sogni di atleta per dare una mano all'azienda di famiglia. Se non l'avessi fatto, un domani, avrei avuto dei sensi di colpa».

Meglio un rimpianto che un rimorso, o almeno così la pensa Andrea Adragna: «Metto nel cassetto i miei sogni di atleta per dare una mano all'azienda di famiglia. Se non l'avessi fatto, un domani, avrei avuto dei sensi di colpa».

Un senso di smarrimento l'ha avuto di recente pure BergamoAtletica, che al termine dei campionati di società assoluti ha incassato l'addio di una delle più belle speranze della marcia tricolore. «Io mi fermo qui» ha detto Adragna togliendosi il pettorale, lasciando di stucco tutto e tutti. S'è ritirato a 24 anni, con un posto in un corpo militare (la Polizia) assicurato, e con le pagine più belle della carriera probabilmente tutte da scrivere.

Bye bye sogno olimpico, adios Campionati europei (il limite di 4h10' per la 50 km di Zurigo era alla sua portata) da qualche giorno Adragna marcia, anzi corre, nei reparti della Comein, azienda di famiglia con sede a Curno. Il settore è quello metalmeccanico, i conti sono in ordine (60 dipendenti) ma sottovalutare gli effetti della crisi economica può essere più pericoloso di sfidare i cinesi sulla lunga distanza.

«Ci lavorano papà Salvatore, mamma Antonietta e mio fratello Cristian - continua lui, nato a Caltagirone ma trapiantato a Villa d'Almè dal 1991 -. Mi hanno chiesto un aiuto senza forzarmi e ho accettato». Indipendentemente dall'esito dell'ultima stagione, quella dell'accenno di rinascita.

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