La favola di bomber Acquafresca
21 anni e già 24 gol in serie A

Atalanta e Acquafresca promessi sposi. Parafrasando Manzoni, stavolta, il matrimonio «s’ha da fare». Prima che l’unione venga messa nero su bianco all’inizio della prossima settimana, c’è da ripercorrere una vicenda lunga un anno: i contorni ricordano quelli di una love story.

Sì, perché Acquafresca e l’Atalanta sembravano destinati a unirsi già dodici mesi fa, giusto di questi tempi. I beninformati dicono ci fossero addirittura già le firme quando arrivò l’improvviso «niet» di Moratti con l’Inter (allora proprietaria del cartellino, ora in mano al Genoa dopo l’operazione che ha portato in nerazzurro Milito e Motta) che decise di inserirlo nella trattativa per Suazo. Saltò tutto, ma non il feeling da ambo le parti: dopo 24 reti in due stagioni a Cagliari, i corteggiatori (Lazio e Parma giusto per fare due nomi) anche in questo mercato non mancavano di certo.

Stavolta, però, i nerazzurri non dovrebbero fare la parte dei sedotti e abbandonati: «Perché l’interesse dell’Atalanta nei miei confronti è sempre stato concreto - ha detto il giocatore dal ritiro dell’Under 21, dove venerdì sera la Germania –. È vero, Ballardini mi aveva contattato per la Lazio ma c’erano discorsi troppo avviati: io e il mio procuratore siamo persone corrette».

Per Gianfranco Zola, Acquafresca «è uno dei pochi attaccanti in Europa che prima ancora di ricevere la palla pensa già a dove sia la porta». Per Massimiliano Allegri, «il prototipo del bomber moderno, che segna, fa segnare, ma in fase difensiva si fa in quattro per la squadra».

Per qualcuno l’erede naturale di Cristian Vieri (entrambi sono cresciuti nel vivaio del Torino) per fisico, senso del gol e quello che può dare al football italiano. Maturità scientifica (con ottima votazione), passione per la veterinaria, è fidanzato con Manuela, una ragazza sarda che lavora per Sky a Firenze.

È tifoso interista da sempre, ma dopo il mancato ritorno alla base di quest’estate ha tenuto a specificare che quello con i nerazzurri (di Milano) «è un discorso chiuso da ambo le parti». Curioso, lo strappo. È avvenuto nella sala stampa di Cagliari, la penultima di campionato, quando dopo la sconfitta (con gol di Robert) lo Special One Mourinho disse di lui: «Acquafresca? No, non prendo giocatori che alla mia squadra fanno gol sia all’andata che al ritorno: piuttosto Milito...».

Passaporto italo-polacco (la madre Eva fuggì dalla Polonia ai tempi di Jaruzelski), Acquafresca ha fatto tutta quanta la trafila delle nazionali giovanili (10 gol in 15 gare con l’Under 21). Nel 2008, nonostante la possibilità di giocare l’Europeo con la Polonia, ha detto di no per rincorrere il sogno di poterlo fare un giorno con la Nazionale azzurra dei grandi.

Al pubblico si fece conoscere nel 2004, nel corso di un amichevole con l’Under 17 contro il gruppo di Lippi: dribbling su Blasi e saettata dal limite all’incrocio con Buffon battuto. C’erano le telecamere di Rai Tre, da quel giorno la sua vita non è stata più la stessa: oggi come ieri, però, sui parastinchi porta inciso il nome di mamma e papà.

Nato l’11 settembre del 1987, l’esordito in serie A è avvenuto proprio il giorno del compimento del suo diciottesimo compleanno. Da allora in quattro anni da professionista ha già realizzato la bellezza di 35 gol (11 a Treviso, in B, nella stagione 2006/07), nessuno però nelle primissime giornate (la scorsa stagione s’è sbloccato alla quinta, quella precedente la settima giornata, in B a Treviso alla nona giornata).

Il suo feeling con il gol nessuno l’ha mai messo in discussione, come quello con l’Atalanta: entrambi matrimoni che, prima o poi, s’hanno da fare.

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