Milesi trionfa con una protesi
e si allena tra casa e lavoro

«Una chiacchierata? Ok, ma vado di corsa...». Se una risposta così arriva da un sportivo qualsiasi, di regola indispone. Se a farlo è Davide Milesi, scatta l’eccezione. Perchè lui, uno dei master migliori di casa nostra, della lotta col cronometro ha fatto una sorta di stile di vita.
Curriculum sportivo che parla da sé, il suo successo più recente è arrivato a Pavia poco più di una settimana fa con il titolo italiano over 45 di Mezza maratona. Ma essendo l’ultimo di una serie quasi infinita, che sapore ha? «Lo stesso del primo - attacca lui, residente a Piazza Brembana - specie perché dietro quella vittoria c’è una vicenda del tutto particolare». Un passo indietro. Riva del Garda, stessa manifestazione, 365 giorni prima: lui che chiude secondo al termine di una serratissima volata e alla fine... «Per poco, non scoppio in lacrime: era la mia prima gara in strada dopo una vita, visto l’epilogo mi ero ripromesso di prendermi la rivincita. Felice di esserci riuscito abbassando quel tempo di più di un minuto».

La rivincita più bella Milesi è riuscito a prendersela nei confronti degli ortopedici. Sei anni fa, dopo un gravissimo infortunio in allenamento (ha una protesi all’interno del ginocchio sinistro) oltre all’agonismo gli sconsigliarono pure di portare la borsa della spesa su per le scale di casa: «Da allora ogni metro di corsa per me è un dono - continua il 45 enne -. L’entusiasmo che ho ancora dentro credo sia la conseguenza del troppo tempo perso in passato, per sei ratture da stress». Roba che, specie negli anni ’90, gli ha però precluso la possibilità di sfondare davvero nel mondo della Maratona e della Mezza (personali di 2h11’57" e 1h02’57", con un 2’09" a Catania non omologato): «Nonostante una partecipazione alle Olimpiadi di Atlanta e la vittoria ai Giochi del Mediterraneo, qualche rimpianto c’è - continua lui, che ora veste la maglia del gruppo sportivo Orobie -. Probabilmente, in gare internazionali, non sono mai riuscito a esprimere quello che davo in allenamento. L’emblema? Furono gli europei di Helsinki nel ’94: mi sono infortunato pochi giorni prima della manifestazione. Viste le condizioni, avrei potuto lottare con i migliori».

S’è rifatto tre lustri dopo, con gli interessi. Mentre a molti suoi coetanei cresce la pancetta, in questo 2009 s’è dimostrato più in forma che mai: prima di Pavia c’erano stati, tra i più importanti, il successo ai Campionati mondiali master di corsa in montagna di Zagabria, l’alloro individuale e di società ai Campionati Italiani disputati a Adrara, il titolo regionale a Presezzo, e lo scorso inverno un successo dietro l’altro nella Coppa Italia di ciaspole. Merito di una preparazione artigianale, ma al tempo stesso efficace come poche altre: «Di corsa, tutti i giorni, da San Giovanni Bianco a Piazza Brembana, percorrendo gli undici chilometri che dividono casa mia e il negozio di articoli sportivi dove lavoro: la mattina evito il traffico, la sera metto il frontalino e riparto».

Tra sci alpinismo, corsa in montagna, su strada o duathlon, Milesi non ha fatto differenze: da quando ha iniziato, si annota quotidianamente lavori e sensazioni su quaderni catalogati anno per anno e che custodisce gelosamente: «I chilometri li conterò quando sarà il momento di dire basta, non immagino quanti siano, ma sono sicuramente molti». Intanto, oltre al vanto di avere tre figli che praticano sport a livello agonistico, tra pochi giorni, il 25 ottobre, si appresta a festeggiare con la moglie Barbara un anniversario particolare: da un anno anche lei è diventata una podista: «Corre, segna, confronta e prova sempre a migliorarsi, perché l’atletica e lo sport sono un po’ come le ciliege: quando ti prendono non ti lasciano più. Scusate ma ora devo andare...». Rigorosamente di corsa, verso la prossima sfida.

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